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Milano
Coronavirus e visioni sbagliate: tra "piccolo pizzaiolo" e grande ristoratore

Post-Coronavirus e visioni sbagliate: tra "piccolo pizzaiolo" e grande ristoratore

Scusatemi fin da subito se in questo breve intervento continuerò a contrapporre piccoli pizzaioli e grandi ristoratori. Non è ne una volontà divisiva ne un particolare interesse nel settore, ma credo semplicemente possa essere un paradigma efficace.

In questi giorni mi è capitato di sentire un'intervista nella quale, una delle persone che ricoprono ruoli di maggior rappresentanza a Milano, confidava che alla ripresa bisognerà aiutare "il piccolo pizzaiolo" il quale avrà difficoltà a ripartire. Mi ha colpito sotto tre aspetti.

Il primo è riferito al passato. In tutti questi anni del piccolo pizzaiolo, a Milano, non si è mai occupato nessuno, anzi quasi dava fastidio perchè Milano era e doveva essere la città dei ristoranti stellati e dei locali di tendenza.

Il secondo, è perchè mi pare che non si conosca il tessuto economico milanese. Il piccolo pizzaiolo avrà certo qualche difficoltà ma non ha grandi immobilizzi, ha tendenzialmente una gestione familiare e quindi riuscirà a riaprire e nel giro di poco tornare al suo normale volume di affari (senza gloria ne infamia), un ordinario tran tran. Dall'altra parte invece i locali cool e alla moda di Milano, quelli che contribuivano appunto a dare l'immagine della Milano da bere 2.0, avranno sì enormi problemi, così come tutti quegli spazi culturali (o presunti tali) che sono fioriti in questi anni, anche su aiuto dell'amministrazione comunale, sulle circonvallazioni, nelle ex fabbriche, nelle ex cascine, che hanno sì grandi immobilizzi e che spesso non hanno assolutamente basi solide soprattutto finanziarie; si basavano su un cash flow giornaliero e sullo splendore di Milano che portava tutti a consumare tutto.

Il terzo è la consequenza dei primi due. Ancora una volta ritengo si stia sbagliando il focus, questa volta sono i grandi ristoranti che vanno supportati; perchè sono quei locali che permettono, in parte, a Milano, di avere lo smalto della grande città. Anche se comprendo che in tempi di crisi fa molto più eco dire che si aiutano i piccoli e in tempi di grandeur dire che si incentivano i grandi. Ma questa è comunicazione, non politica. Qui serve la Politica.

Sotto tutto ciò, penso ci sia la debolezza sistemica di questa grande città e la necessità, questa volta, di costruire davvero il futuro. Allora perchè non fare una grande operazione che possa aiutare entrambi, facilitando sinergie e scambi di expertise? Aiutare i piccoli pizzaioli a diventare grandi ristoratori insieme a quest'ultimi, incentivarne le sinergie e dando strumenti concreti ai piccoli. Come? Ecco una piccola idea, l'amministrazione comunale in questi anni ha fatto da garante nei confronti delle banche, ad alcuni soggetti che hanno avviato attività diventate di tendenza, ma che non hanno poi prodotto economia. Ecco, perchè in questa fase di ricostruzione, l'Amministrazione Comunale non pensa di farsi garante, con tutte le procedure legalmente valide, per i piccoli ristoratori che vogliono diventare grandi, magari prendendo la licenza del marchio di una catena ristorativa, producendo economia? Questa per me è Politica e non comunicazione.

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