Milano
Data center, Milano e la Lombardia hanno ambizioni europee. Ma i consumi sono colossali
La Lombardia è già ampiamente l'hub italiano dei data center ma continua il boom di investimenti. La rigenerazione degli ex complessi industriali del Milanese ed il nodo energetico

Data center, Milano e la Lombardia hanno ambizioni europee. Ma i consumi sono colossali
Chi attraversa le zone industriali di Settala, Vignate, Cornaredo o Pregnana Milanese difficilmente immaginerebbe che proprio lì si stia ridisegnando la mappa strategica della digital economy italiana. Dietro capannoni anonimi, recinzioni di cantiere e piazzali che fino a pochi anni fa ospitavano fabbriche dismesse sta prendendo forma una nuova infrastruttura nazionale: il sistema dei data center. Ed è qui, nel cuore produttivo della Lombardia, che si sta addensando la più alta concentrazione di investimenti, progetti e pressioni infrastrutturali dell’intero Paese.
Secondo gli ultimi dati diffusi dal Sole 24 Ore e dall’Osservatorio Data Center del Politecnico di Milano, la regione guida ormai con un margine enorme lo sviluppo del settore: il 62% della potenza energetica installata in Italia è in Lombardia, pari a 317 MW IT, e 238 MW gravitano nell’area metropolitana di Milano, con un balzo del 34% in un solo anno. Per comprendere la portata del fenomeno basta guardare alla geografia europea: Milano ha superato i mercati emergenti di Madrid e dell’Est e viene ora considerata candidata naturale a entrare tra le grandi capitali europee dei data center, accanto a Francoforte, Londra, Amsterdam, Parigi e Dublino.
Il motore della crescita: hyperscaler, AI e un ecosistema che chiede spazio
A spingere la domanda non sono solo cloud ed e-commerce. È soprattutto l’intelligenza artificiale a cambiare velocità e morfologia del settore. La diffusione di nuovi modelli generativi richiede server ad altissima densità, soluzioni di raffreddamento a liquido e impianti progettati per sostenere carichi energetici molto superiori al passato. È un salto tecnologico che alimenta la corsa degli hyperscaler: AWS ha annunciato 1,2 miliardi di investimenti, mentre Microsoft, BlackRock e Nvidia hanno avviato un fondo da oltre 30 miliardi di dollari dedicato all’AI, con una quota destinata all’Italia.
Ma anche gli operatori nazionali si sono mossi: Aruba espande i propri campus, Tim prepara nuove infrastrutture, e intorno a Milano continua a crescere il numero di poli attivi o in fase di progettazione. Oggi gli impianti già presenti interessano realtà come Noviglio, Liscate, Vignate, Cornaredo, Settala, Bollate, Segrate, Melegnano, Zibido San Giacomo. In arrivo strutture su ex complessi industriali a Pregnana Milanese (ex Citroën, ex Olivetti, ex Iveco) e la sede del colosso CyrusOne a Segrate. A questi si aggiungono poli strategici come quello di Eni a Sannazzarro de’ Burgondi e Aruba a Ponte San Pietro. Nel complesso, le richieste presentate in Lombardia sono 150, pari al 63% del totale nazionale, un valore che non ha paragoni nel resto del Paese.
Il paradosso energetico: una domanda 38 volte all'intera potenza oggi installata in Italia
Il boom però ha aperto un fronte critico. Le richieste di connessione arrivate a Terna per alimentare nuovi data center ammontano a 19,7 GW, pari a 38 volte l’intera potenza oggi installata in Italia. Parte di questa cifra è speculativa, ma resta il nodo centrale: la rete non è progettata per gestire un aumento di carico simile in tempi così rapidi.
In Lombardia il problema è doppio. Da un lato, i consumi dei data center sono già oggi tra i più elevati del Paese; dall’altro, la produzione da rinnovabili è insufficiente rispetto ai fabbisogni. Il punto più controverso è il futuro “prezzo zonale” dell’energia. L’assessore al ramo, Massimo Sertori, l’ha definito “l’unica forma di federalismo che non posso accettare”: se il prezzo rifletterà i consumi effettivi delle zone, la Lombardia — che ospita impianti al servizio dell’intero Paese — rischia bollette più alte pur essendo l’area che regge la dorsale digitale nazionale. La regione stima che, delle domande ricevute, potrà soddisfarne solo il 10%, pari a 2-3 GW, contro gli 8 GW fissati dal Governo come obiettivo al 2030.
Fontana: “Servono regole certe, colmiamo un vuoto normativo”
Questa pressione ha portato la Regione a muoversi sul piano legislativo. A novembre la Giunta ha approvato un Progetto di Legge specifico sui data center, firmato dal presidente Attilio Fontana insieme agli assessori Sertori, Comazzi, Maione e Guidesi. L’obiettivo è fornire un quadro normativo unificato che oggi manca a livello sia nazionale sia regionale. La proposta punta a: coordinare le autorizzazioni con tempi certi; definire un trattamento urbanistico omogeneo; limitare consumo di suolo agricolo; favorire il riuso di aree industriali dismesse; ridurre le operazioni speculative; incentivare rinnovabili e tecnologie di raffreddamento alternative all’acqua; promuovere il riutilizzo del calore generato dai data center.
Il PdL, composto da 10 articoli, arriva dopo un confronto con ANCI, UPL, MASE e l’Osservatorio Data Center del Politecnico. Fontana e Sertori lo considerano uno strumento essenziale per prevenire conflitti territoriali e ambientali simili a quelli verificatisi in Nord Europa.
Una sfida decisiva: Lombardia hub europeo. Ma a quale prezzo?
Nel 2023 la filiera software italiana ha generato 62,8 miliardi di euro di fatturato. È un settore che vive di infrastrutture: senza data center adeguati, competitivi e distribuiti in modo equilibrato sul territorio, la crescita rischia di incepparsi.
La Lombardia è oggi in una posizione unica: ha investitori, progetti, capacità attrattiva e una collocazione geografica strategica. Ma i rischi sono evidenti: saturazione della rete, aumenti del costo dell’energia, pressione sul territorio, consumo di risorse idriche. L’occasione è storica, ma non garantita. La regione può diventare il cuore infrastrutturale europeo dell’economia dei dati — o trasformarsi in un collo di bottiglia costoso e difficile da gestire. La partita è appena iniziata, e si giocherà tutta qui: a Milano e nel suo hinterland, dove si sta costruendo — mattone dopo mattone, rack dopo rack — il futuro digitale del Paese.
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