Milano
Le tragiche 36 ore di De Maria: l'evasione, il collega accoltellato, la donna uccisa e il suicidio in Duomo
La fuga disperata di De Maria finisce al Duomo di Milano. L'uomo, condannato per un omicidio nel 2016, ha ucciso una collega dell’Hotel Berna e accoltellato un barman egiziano prima di togliersi la vita

Le tragiche 36ore di De Maria: l'evasione, il collega accoltellato, la donna uccisa e il suicidio in Duomo
Sabato mattina, all’alba, il 35enne Emanuele De Maria, detenuto a Bollate e ammesso al lavoro esterno presso l’Hotel Berna, ha accoltellato per cinque volte un collega barista, l’egiziano Hani Nasr. L’aggressione è avvenuta nei pressi della struttura, a due passi dalla Stazione Centrale. Il ferito è stato operato d’urgenza ed è ora fuori pericolo: appena possibile verrà ascoltato dalla Squadra Mobile della Questura di Milano e dal pm Francesco De Tomasi.
La vicenda ha preso una svolta drammatica poche ore dopo, quando nel Parco Nord, grazie al supporto dei sommozzatori dei Vigili del Fuoco, è stato ritrovato il cadavere di Chamila Wijesuriya, 50 anni, cittadina italiana di origine cingalese, anche lei dipendente dell’Hotel Berna. La donna era scomparsa da venerdì. A far scattare l’allarme era stato il marito, dopo aver saputo che Chamila non si era presentata al lavoro, mentre un addetto Atm aveva trovato il suo cellulare in un cestino alla fermata Bignami della metropolitana. La donna aveva due ferite da taglio alla gola e ulteriori lesioni simili in corrispondenza dei polsi.
De Maria, il precedente femminicidio e la fuga in Germania
De Maria era stato condannato per l’omicidio di Oumaima Rache, giovane escort tunisina di 23 anni, uccisa a Castel Volturno nel 2016 con ferite alla gola. Dopo il delitto, si era dato alla fuga all’estero ed era stato arrestato nel 2018 in Germania, al confine con i Paesi Bassi. Rinchiuso prima nel carcere di Secondigliano e poi trasferito a Bollate, aveva ottenuto un impiego stabile alla reception dell’hotel, nell’ambito del programma di reinserimento lavorativo. Il fine pena era previsto per dicembre 2030.
L’ultimo incontro con la donna al Parco Nord, l'aggressione al collega, il suicidio
Venerdì sera, terminato il turno, De Maria non aveva fatto ritorno in carcere. Le telecamere di sorveglianza lo avevano ripreso mentre passeggiava con Chamila nei pressi del Parco Nord. Due ore dopo era stato immortalato da solo alla fermata Bignami. Nella notte si sarebbe nascosto, aspettando il collega egiziano per colpirlo alle prime luci del giorno, probabilmente convinto che avesse una relazione con la donna.
Domenica pomeriggio, dopo quasi 48 ore di latitanza, l’epilogo tragico: De Maria si è recato al Duomo di Milano, ha acquistato regolarmente il biglietto per salire sulle terrazze e si è lanciato nel vuoto. È morto sul colpo. Addosso aveva documenti riconducibili a Chamila. A identificarlo, oltre ai documenti, anche i numerosi tatuaggi.
I tagli alla gola e ai polsi di Chamila ricordano in modo inquietante le modalità dell’omicidio di Oumaima Rache. Per gli investigatori, si tratta con ogni probabilità di un secondo femminicidio commesso da De Maria, seguito da un tentato omicidio e infine dal suicidio. Il cellulare della vittima potrà chiarire la natura del rapporto tra i due.