Milano
Delitto Verzeni, Sangare ritratta: "Non l'ho uccisa io, l'ho vista litigare con un uomo"
In tribunale a Bergamo il 31enne ha negato l’omicidio della 19enne di Terno d’Isola, sostenendo di averla solo vista litigare con un uomo. “Ho confessato perché ero stressato”

Moussa Sangare e Sharon Verzeni
Delitto Verzeni, Sangare ritratta: "Non l'ho uccisa io, l'ho vista litigare con un uomo"
Davanti ai giudici del Tribunale di Bergamo, Moussa Sangare, 31 anni, ha negato ogni responsabilità per la morte di Sharon Verzeni, uccisa con numerose coltellate la notte tra il 29 e il 30 luglio 2024 a Terno d’Isola. L’uomo, che si trova in carcere con l’accusa di omicidio volontario, ha ritrattato la precedente confessione resa agli inquirenti.
“Passavo di lì in bici – ha dichiarato in aula – e ho visto Sharon che litigava con un uomo. Ho capito che la vicenda sarebbe finita male e non volevo entrare in questa situazione, ho accelerato e sono andato via. Poi mi è presa la paranoia di aver visto qualcosa che non dovevo, così mi sono liberato dei vestiti e del coltello”.
Sangare: “Ho confessato perché ero stressato”
Quando il pubblico ministero gli ha ricordato la confessione iniziale, Sangare ha risposto: “Me l’hanno detto i carabinieri”. Ha poi aggiunto di essere stato ripreso dalle telecamere mentre passava in bicicletta, ma ha sottolineato che nessuna immagine lo mostra nell’atto di colpire la vittima. “Secondo me è stato uno di Terno che sapeva come evitare le telecamere – ha proseguito – ho confessato solo perché ero stressato e pensavo che così mi avrebbero rilasciato”.
Un elemento chiave dell’accusa è la traccia genetica mista, contenente Dna della vittima e di Sangare, rinvenuta sulla bicicletta usata dall’uomo quella notte. Di fronte a questa evidenza, l’imputato si è limitato a dire: “Questa è l’unica cosa che non mi spiego”. L’udienza ha segnato una svolta nel processo, che proseguirà con l’ascolto di nuovi testimoni e l’esame delle prove scientifiche raccolte durante le indagini.
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