"Fece uccidere il padre": per il Riesame Simona Pozzi deve andare in carcere - Affaritaliani.it

Milano

"Fece uccidere il padre": per il Riesame Simona Pozzi deve andare in carcere

Si era indebitata per 800 milioni e aveva già assoldato un boss per uccidere il padre commerciante. E secondo i giudici "può farlo di nuovo".

Mandante dell'omicidio del padre, può uccidere ancora: Simona Pozzi deve restare in carcere

Simona Pozzi deve stare in carcere perché “può uccidere ancora”. Ad affermarlo è stato il Tribunale del Riesame, ribaltando la decisione presa dal Gip, che aveva negato la necessità di custodia cautelare in prigione per la donna di 45 anni sotto processo con l'accusa di essere la mandante dell'omicidio del padre, Maurizio Pozzi, commerciante titolare di un negozio di scarpe in zona Affori, a Milano trovato morto il 5 febbraio 2016 nel suo appartamento in via Gian Rinaldo Carli.

Il movente sarebbe stato di tipo economico: la donna ha infatti dilapidato in pochi anni un patrimonio di famiglia di circa 800 mila euro, costantemente in debito era costretta a chiedere prestiti ad amici e parenti. Era arrivata al punto di falsificare documenti e ritirare la posta indirizzata ai genitori per tenere nascosta la pessima situazione finanziaria in cui navigava, fino a quando non ha potuto più farlo. Il 16 marzo 2016, infatti, ha ricordato il Riesame, ci sarebbe stata un'udienza "per la vendita all'asta dell'appartamento dove Pozzi viveva con la moglie, per il mancato pagamento delle spese condominiali", e nasconderla sarebbe stata impossibile. Così ha pensato di uccidere il padre.

In realtà aveva già tentato di farlo due volte, nel 2013, affidando la missione al boss di Ndrangheta Pasquale Tallarico, attualmente in carcere. L'uomo ha raccontato di come Simona Pozzi gli si fosse avvicinata una prima volta per chiedergli di ammazzare il padre a bastonate in cambio di 3 mila euro. Fallito l'agguato a Piazzatore (Bergamo), nei pressi di una delle case di Pozzi e della moglie, Tallarico avrebbe poi ricevuto dalla figlia del commerciante la richiesta di fornirle del veleno. Veleno che poi, si sarebbe lamentata lei, non ha funzionato.

Nel frattempo, in ogni caso, la donna continuava a meditare il suo piano e rifilava costantemente dosi di tranquillante al genitore per evitarne le sfuriate. Per tutti questi motivi il Tribunale del Riesame ha daccolto il ricorso dei pm, ma la donna resta libera (pare sia recentemente andata in vacanza) e continua a gestire il negozio del padre, in attesa della pronuncia della Corte di Cassazione. Intanto il Gip dovrà tornare a esprimersi sulla vicenda.








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