Milano
Garlasco, l'incidente probatorio che potrebbe scrivere una nuova verità sul delitto di Chiara Poggi
Il 17 giugno inizia l'incidente probatorio su una serie di materiali e reperti mai analizzati. I resti della colazione, le 58 impronte, i tamponi dal corpo della vittima. Gli esperti ingaggiati dal giudice e dalle parti

Garlasco, l'incidente probatorio che potrebbe scrivere una nuova verità sul delitto di Chiara Poggi
Garlasco, si apre martedì 17 giugno, negli uffici della Polizia Scientifica della Questura di Milano, l’incidente probatorio disposto dalla gip Daniela Garlaschelli su richiesta della Procura di Pavia. Obiettivo: analizzare in modo irripetibile una lunga serie di reperti raccolti nel 2007 ma mai pienamente indagati. Il cuore dell’inchiesta riguarda l’unico nuovo indagato, Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara Poggi, la giovane uccisa il 13 agosto 2007 nella villetta di via Pascoli.
Quali sono i reperti che saranno analizzati nell'incidente probatorio
La procedura si apre con l’esame dello stato di conservazione dei materiali, molti dei quali recuperati nei giorni scorsi dai periti: 58 impronte su 35 fascette para-adesive, tamponi prelevati dal corpo di Chiara, resti della colazione, spazzatura domestica, frammenti di tappetino da bagno e contenitori alimentari tra cui un vasetto di yogurt Fruttolo, scatole di cereali, biscotti e un barattolo vuoto di Estathé.
Gli esperti dovranno valutare, in primo luogo, se questi materiali sono ancora analizzabili, dopo anni di deposito e possibili contaminazioni. Particolare attenzione sarà dedicata alla cosiddetta “traccia 10”, impronta parziale sulla maniglia interna della porta d’ingresso, e alla traccia genetica trovata sotto le unghie della vittima: secondo i pm, si tratterebbe di DNA misto riconducibile anche a Sempio. Un’affermazione contestata con forza dalla difesa, che parla di “materiale secondario da trasferimento” e non identificativo.
Garlasco, chi sono i periti che svolgeranno l'incidente probatorio
La delicata attività è affidata ai due periti nominati dal giudice: Denise Albani, genetista della Polizia Scientifica, e Domenico Marchigiani, esperto dattiloscopista. Ma numerosi sono i consulenti delle parti: per la Procura ci sono Carlo Previderè e Pierangela Grignani; per la famiglia Poggi, il genetista forense Marzio Capra, Dario Redaelli e Calogero Biondi; per la difesa di Sempio, Luciano Garofano, ex comandante del RIS di Parma, affiancato dall’avvocato Massimo Lovati e da Angela Taccia; per Alberto Stasi, Ugo Ricci e Oscar Ghizzoni. La difesa di Sempio ha inoltre nominato un ulteriore dattiloscopista, Luigi Bisogno, già in servizio alla Scientifica di Napoli e specialista in cold case.
LEGGI ANCHE: L'INCUBO DELL'AVVOCATO LOVATI: "SUL FRUTTOLO IL DNA DI SEMPIO"
Come avverrà l'analisi dei reperti oggetto di incidente probatorio
I reperti sono stati ritirati giovedì 12 giugno in due momenti distinti: al mattino presso la caserma dei Carabinieri di via Moscova, dove si trovavano le fascette con le impronte, e nel pomeriggio all’Istituto di medicina legale di Pavia, dove erano custoditi i materiali biologici e i rifiuti. Dopo la presa in carico da parte della Questura, tutto sarà aperto in una stanza asettica, sotto controllo visivo e con le parti presenti dietro un vetro per evitare qualsiasi rischio di contaminazione. I materiali verranno poi trasferiti all’ospedale Fatebenefratelli di Milano, dove ha sede il laboratorio della Scientifica per le analisi genetiche. Le analisi si svolgeranno nei giorni successivi, ma i primi esiti – anche parziali – sono attesi già entro la fine di giugno. Gli accertamenti da svolgere nel contraddittorio dovranno terminare comunque entro i 90 giorni concessi dalla gip. L'elaborato finale dovrà essere consegnato entro il 17 settembre, con discussione nell'udienza del 24 ottobre.
Tra i nodi principali c’è lo stato di conservazione dei reperti. Alcuni oggetti, come il Fruttolo o i biscotti, sono rimasti per anni a temperatura ambiente. Altri, come le fascette para-adesive, erano dimenticati nei faldoni processuali. Tra i rischi ci sono la perdita di materiale utile, la degradazione del DNA e l’inquinamento accidentale. Per questo, il genetista Capra ha chiesto di estendere il prelievo di DNA anche a chi, negli anni, ha maneggiato o archiviato i reperti, in modo da escludere possibili interferenze nei risultati.
Il giallo della traccia 33 e del frammento di muro scomparso
Un’altra questione delicata riguarda la possibilità di datare le tracce: al momento, non esistono strumenti scientifici affidabili per stabilire se un’impronta sia stata lasciata il giorno dell’omicidio o mesi prima. Lo stesso vale per il DNA: la “traccia 33”, trovata sulle scale della cantina – dove, secondo la versione ufficiale, l’assassino non scese mai – potrebbe essere determinante, ma il frammento di muro su cui si trovava sarebbe stato consumato nelle analisi precedenti. Ad oggi non risulta un verbale ufficiale che ne certifichi la distruzione. La Procura, nell'ambito delle nuove indagini, attribuisce a Sempio l'impronta. Ma la provetta con il contenuto dell'intonaco trattato con la ninidrina non è per ora stata trovata e potrebbe essere andata esaurita.
La posta in gioco è altissima: confermare o smentire definitivamente la pista alternativa a quella che portò alla condanna di Alberto Stasi. “Non si può rifare il processo a Stasi, quindi si costruisce l’ipotesi del concorso per giustificare l’indagine su Sempio”, accusa l’avvocato Lovati. La famiglia Poggi, dal canto suo, resta convinta che le nuove analisi confermeranno la verità già accertata in giudizio.