Garlasco, la goccia di sangue sul telefono: Chiara Poggi tentò una disperata chiamata durante l'aggressione - Affaritaliani.it

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Ultimo aggiornamento: 15:13

Garlasco, la goccia di sangue sul telefono: Chiara Poggi tentò una disperata chiamata durante l'aggressione

Un dettaglio che potrebbe riscrivere la storia degli ultimi attimi di Chiara Poggi. La traccia ematica sul telefono fisso torna centrale nell’inchiesta

di Giorgio d'Enrico

Garlasco, la goccia di sangue sul telefono: Chiara Poggi tentò una disperata chiamata durante l'aggressione

Chiara Poggi non fu colpita all’improvviso. Cercò di chiedere aiuto. È questo il dettaglio che emerge con forza da una nuova ricostruzione del delitto di Garlasco e che ruota attorno a un particolare rimasto per anni ai margini dell’inchiesta: una singola goccia di sangue sotto la cornetta del telefono fisso della villetta.

Quella traccia ematica, individuata già nel 2007 ma ritenuta all’epoca secondaria, è stata rivalutata nel 2025 grazie a una nuova analisi BPA. Secondo i RIS, la goccia presenta un’inclinazione di circa 19 gradi, un elemento che suggerisce che la cornetta fosse sollevata nel momento in cui il sangue cadde. Un dettaglio che cambia la scena, come ricostruisce Panorama: Chiara stava cercando di telefonare quando venne colpita.

La goccia di sangue, segno di un gesto disperato durante l'aggressione

L’ipotesi è che la ragazza, durante l’aggressione, abbia tentato di chiamare qualcuno – il fratello, la madre o forse la polizia – e che l’assassino l’abbia raggiunta proprio in quel momento, per poi riagganciare la cornetta lasciando quella traccia ematica sotto il telefono. Non una semplice infiltrazione di sangue, come ipotizzato inizialmente, ma il segno di un gesto disperato interrotto dalla violenza.

Le nuove analisi consentono anche una ricostruzione in tre dimensioni della sequenza del delitto. Chiara sarebbe stata aggredita una prima volta all’ingresso della casa, poi nuovamente nei pressi del divano del salone. Successivamente sarebbe stata trascinata nel corridoio, dove avrebbe ricevuto altri colpi. La fase finale dell’aggressione si sarebbe consumata proprio vicino al telefono, nel tentativo estremo di chiedere aiuto. Il corpo venne infine gettato lungo le scale che portano alla cantina.

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Perchè il dettaglio del sangue sul telefono cambia tempi e orari del delitto

Uno scenario che, come sottolinea Panorama, incrina la ricostruzione su cui si basò la condanna definitiva di Alberto Stasi a 16 anni, fondata sull’idea di un’aggressione rapida e improvvisa, in un’unica fase, senza possibilità di reazione da parte della vittima. Cambierebbero anche tempi e orari: la durata dell’aggressione si allungherebbe oltre i 23 minuti inizialmente ipotizzati e l’orario della morte, collocato intorno alle 9:12, potrebbe spostarsi tra le 11:00 e le 11:30.

Le implicazioni sono pesanti anche sul piano processuale. Un delitto più lungo, frammentato in più fasi, e una vittima che tenta di telefonare rendono lo scenario compatibile con un alibi più solido per Stasi. Ed è proprio quella goccia di sangue sotto la cornetta, rimasta per anni sullo sfondo, a diventare oggi uno dei dettagli più disturbanti e decisivi: la prova silenziosa di un ultimo tentativo di salvezza rimasto senza risposta.

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