Garlasco, Sempio intercettato nel 2017: "Ballano 30 anni di galera, ma anche il pm ha detto che è una mezza minch...a" - Affaritaliani.it

Milano

Garlasco, Sempio intercettato nel 2017: "Ballano 30 anni di galera, ma anche il pm ha detto che è una mezza minch...a"

Intercettato nel 2017 nel corso della prima indagine a suo carico, Sempio diceva: "In ballo 30 anni di carcere". Ma negli stessi mesi la Procura riteneva gli elementi a suo carico irrilevanti e vagliati"

di redazione

Garlasco, Sempio intercettato nel 2017: "Ballano 30 anni di galera, ma anche il pm ha detto che è una mezza minch...a"

Omicidio di Garlasco, nella nuova indagine a carico di Andrea Sempio i carabinieri del Nucleo investigativo di Milano stanno riesaminando le dichiarazioni rese dal giovane nel 2008, in particolare due telefonate che Sempio disse di aver fatto agli amici Roberto Freddi e Mattia Capra il 13 agosto 2007, dopo aver appreso del delitto. Ma di quelle chiamate, secondo gli attuali accertamenti, non esisterebbe traccia nei tabulati. Anche Capra, sentito all’epoca come persona informata sui fatti, confermò di aver ricevuto quella telefonata “verso le 16.30-17”.

La prima indagine del 2007 a carico di Sempio

Già nella prima inchiesta, coordinata dalla pm Rosa Muscio, erano emersi dubbi sul comportamento di Sempio, in particolare su alcune telefonate fatte a casa Poggi il 7 e 8 agosto, quando sapeva già che l’amico Marco, fratello della vittima, era in vacanza. Ma Sempio venne ascoltato e poi escluso dai sospetti. Finché, nel 2016, la difesa di Stasi tentò di riaprire il caso puntando di nuovo su di lui.

Le intercettazioni del 2017: "In ballo 30 anni di galera, ma anche il pm  ha detto che  è una mezza minchiata"

Nel corso della prima inchiesta a suo carico, Sempio fu intercettato l’11 febbraio 2017. Parlando con un interlocutore, mostrava consapevolezza della gravità della situazione (“C’è in ballo trent’anni di galera”), disinteresse per l’opinione pubblica (“Del popolo bue non me ne frega più niente”) e fiducia nell’insussistenza delle accuse (“direttamente il pm ha detto che è una cosa… ce l’ha già detto che è una mezza minchiata”). La polizia giudiziaria concluse per “una completa assenza di elementi a supporto” delle ipotesi contro di lui.

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Il Pg: "Sempio non aveva alcun ruolo nella vita di Chiara"

In quegli stessi mesi, la Procura generale di Milano, in un appunto inviato il 17 gennaio 2017 alla Procura di Pavia, affermava con nettezza che “la fotografia della scena del crimine esclude Sempio come possibile autore dell’omicidio”. L’ingresso del killer fu possibile solo grazie a una profonda “confidenza” con la vittima, e la modalità dell’aggressione rivelava “un coinvolgimento emotivo intenso”, incompatibile con il profilo di Sempio, descritto come distante per età e rapporto dalla vita di Chiara Poggi.

Le accuse alla difesa di Stasi: "Lettura errata dei dati"

Il documento della Procura generale smontava anche le basi dell’indagine privata condotta dalla difesa di Stasi tramite la società SKP Investigazioni. Il tentativo di indicare Sempio come “colpevole sostitutivo” si fondava su elementi già noti e ritenuti irrilevanti dai giudici, come tre brevi telefonate a casa Poggi tra il 7 e l’8 agosto, lo scontrino del parcheggio di Vigevano, o alcuni post su Facebook. Secondo i magistrati, l’analisi svolta dai detective privati era “monca ed erronea”.

Il ruolo di Alberto Stasi: "Condiziona anche oggi"

L’atto della Procura generale era anche durissimo nei confronti di Stasi: “Anche nell’attualità, Alberto Stasi continua a fare quello che ha sempre fatto”, tentando “di condizionare l’azione degli investigatori” con informazioni già analizzate e giudicate irrilevanti. Le celle telefoniche e le testimonianze incrociate, scrivevano i magistrati, confermavano la versione di Sempio sulla sua mattinata del 13 agosto 2007.

Così la Procura respingeva ogni ipotesi alternativa per la morte di Chiara Poggi

Già nel 2014, la difesa di Stasi aveva presentato parte di questi “indizi” durante il processo, senza successo. La “esauriente analisi” della vita di Chiara, si legge nella memoria del 2017, escludeva ogni “razionalità e plausibilità pratica” dell’ipotesi Sempio. La Procura generale smontava anche altre “ipotesi alternative”, come quella di un ladro entrato per caso, prive di qualsiasi riscontro.

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