Milano
Gaza, Radice: "Il punto di sintesi è la lotta all'antisemitismo. La piazza di Roma cancella il 7 ottobre"
Il consigliere comunale milanese dei Riformisti Gianmaria Radice sulle due manifestazioni di Milano e Roma. La nostra proposta ‘due popoli due Stati’ quantomeno apre uno spazio di discussione. Meghnagi? Non condivido ma è una posizione intelligente". L'in

Gaza, Radice: "Il punto di sintesi è la lotta all'antisemitismo. La piazza di Roma cancella il 7 ottobre"
"Dobbiamo sforzarci di trovare un equilibrio. Il punto di sintesi deve essere la lotta all'antisemitismo" afferma Gianmaria Radice, consigliere comunale milanese dei Riformisti, in vista dell'evento di domani organizzato da Azione e Italia Viva al Teatro Franco Parenti. "Purtroppo la piattaforma di sabato a Roma, imposta al Pd dal M5s e da Avs, è come se cancellasse quanto successo il 7 ottobre" prosegue Radice, che commenta anche le parole del presidente della Comunità ebraica milanese Walker Meghnagi che non sarà al Parenti anche se ha invitato i partecipanti a prendere un caffè: "Non la condivido ma è una posizione intelligente che va verso il dialogo. L'obiettivo è trovare un terreno comune nella difesa del popolo ebraico". L'intervista di Affaritaliani.it Milano.
Radice, la Brigata ebraica e Pro Israele si sono dissociati dall'iniziativa del Parenti…
Credo sia una posizione che nasce anche dopo l'appello per Israele lanciato dal Riformista che è stato firmato da molti amici e da ebrei di sinistra e di destra. Attenzione però: quell'appello ha un incipit che sembra dire 'noi siamo gli unici titolati a difendere il popolo ebraico’. Non è così, possono essere tanti i soggetti che combattono l'antisemitismo. Loro dicono che chi attacca Netanyahu attacca gli ebrei. No, chi attacca Netanyahu fa un ragionamento politico, poi spetta agli israeliani decidere il suo futuro ma le sue politiche sono tutti gli occhi di tutti. Io sono dalla parte del popolo ebraico, degli israeliani e dei palestinesi che voglio vivere in pace, ma partendo dal presupposto che Hamas va disarmata.
Ci dovrà pur essere un punto di caduta tra queste posizioni.
Deve essere la lotta all'antisemitismo. E questo non è un invito all'unità contro natura. Io credo che su un obiettivo del genere possiamo trovare un vasto accordo.
Quindi preferisce l'approccio di Meghnagi?
È ovvio che si fa fatica a mettere intorno a una piattaforma le responsabilità di Netanyahu e quelle di Hamas, cosa che noi non facciamo: non è questo il tema. Ad ogni modo Meghnagi apre una porta, dicendo che si deve dialogare. Io non condivido la sua posizione sull'evento di domani ma la trovo intelligente: troviamo un terreno comune sulla lotta all'antisemitismo e sulla difesa del popolo ebraico. Meghnagi, con la sua proposta del caffè, si è dimostrato aperto a dialogare con i partiti.
Cosa si aspetta dall'iniziativa del Parenti?
Intanto credo che si debba dire una cosa importante. Ossia che siamo di fronte a un argomento di una complessità estrema e le semplificazioni non aiutano. La proposta ‘due popoli due Stati’ quantomeno apre uno spazio di discussione non impostato su posizioni ferree, che tra l'altro non ci sono nemmeno in Israele dove il dibattito è molto eterogeneo. Il confronto c'è anche lì e non tutte le posizioni sono le stesse di quelle espresse dal governo. Se è vero che non tutti i palestinesi sono con Hamas, è altrettanto vero che non tutti gli israeliani sono con Netanyahu. Esiste un tema ben specifico che è quello della convivenza con uno stato di guerra che dura da 70 anni e che determina una situazione complessa.
Il centrosinistra su questo argomento non riesce a organizzare una manifestazione comune. Dispiaciuto?
Ci sono esponenti riformisti del Pd che non riescono a trovare spazio all'interno di una piattaforma imposta dai 5Stelle e da Avs che, fondamentalmente, è come se cancellasse il 7 ottobre e il grande rischio che stiamo vivendo, ovvero che esploda l'antisemitismo. Al Parenti per noi sarà una grande occasione per trovare un equilibrio difficilissimo e dobbiamo sforzarci. Non si può essere pro Pal o pro Israele come se fossimo delle curve. Io notoriamente mi batto per Israele ma anche per una pace giusta e duratura e per il futuro di questa terra. A volte, però, sembra che l'antisemitismo sia causato da Netanyahu, che sicuramente, con le sue politiche, contribuisce ad alimentare un certo rigurgito. Il pregiudizio verso gli ebrei dura da centinaia e centinaia di anni, a prescindere dall'esistenza di Israele. E questo porta a una lettura esasperata di quanto succede in quell'area.
Cosa ne pensa di chi vorrebbe interrompere i rapporti istituzionali con Israele come hanno fatto Puglia ed Emilia-Romagna?
Ritengo che siano delle idee sbagliate, che non danneggiano il governo di Israele ma il suo popolo nella sua interezza. E fanno male anche all'economia. Israele è un grande produttore di componentistica e di software per le macchine medicali. Se li boicottiamo, chi farà manutenzione a una tac se si rompe? Se poi 20 Regioni decidono che ognuna fa la sua politica estera per prendersi una prima pagina di giornale...Mi sembra tutto un po' demagogico e propagandistico.
Non sono mancate polemiche da parte della comunità ebraica anche per la scelta del Comune di Milano di illuminare Palazzo Marino con una scritta per Gaza.
Io e Daniele Nahum siamo stati gli unici a votare contro alla mozione sull'illuminazione. E non perché non vogliamo parlare di Gaza ma perché in quel documento non c'era equilibrio. Per i due fratellini Bibas il sindaco Sala si era rifiutato di illuminare Palazzo Marino, questa volta ha cambiato idea. Ho preparato un'altra mozione che parte dalle parole di Liliana Segre e dalla sua nausea per le politiche di Netanyahu. Noi cominciamo da quello ma diciamo anche chiaramente chi è Hamas e che devono essere liberati gli ostaggi. Non si possono fare le cose soltanto di pancia.
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