I Hate Milano

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Il tempo delle panzane è scaduto. Coronavirus, la pochette è nuda

Il tempo delle panzane è scaduto. Coronavirus, la pochette è nuda

"Accoronati", la  nuova rubrica di Affaritaliani.it Milano. Di Francesco Francio Mazza

Neppure Wanna Marchi, ai tempi d’oro delle televendite dei numeri del lotto, aveva avuto l’ardire di mettere in piedi una patacca mediatica come quella offerta ieri dal Presidente Contecasalino.
Purtroppo per noi, mentre il conto delle azioni di Wanna Marchi lo pagò solo chi fu abbastanza fesso per cascarci, quello del dilettantismo e della cialtroneria di Contecasalino lo pagheremo tutti: e sarà talmente salato che a pensarci non basterebbero tutte le confezioni di xanax presenti sul mercato internazionale per prevenire la paura che la fine sia vicina.
Intanto, è utile ricordare come si è arrivati alla fatidica data del 4 maggio, che prima di ieri era stata presentata fino allo sfinimento, da Contecasalino stesso e dai giornalisti suoi sodali, come la data di inizio della benedetta fase 2.
Non si è scelto il 4 maggio sulla base di un ragionamento scientifico o epidemiologico, tanto è vero che, a ieri, i dati sui contagi – depurati dalle chiacchiere costruite ad arte dai giornalisti di cui sopra – sono stati ancora pessimi: i decessi sono scesi, ma sono ancora uguali a quelli del 15 marzo, ovvero quando eravamo in quarantena da 6 giorni; i nuovi positivi aumentano, senza che nessuno sappia perchè; Milano, la grande Milano che rende felice Greta Thunberg per i suoi progetti assurdi di chiudere il traffico alle auto e contemporaneamente ridurre del 70% la capienza della metropolitana, continua ad avere numeri che nemmeno Wuhan.
Come scritto chiaramente da Luca Ricolfi, di tutti gli obiettivi di cui si è cianciato nelle settimane scorse - plateau, R0 e roba simile - non ne è stato raggiunto manco mezzo: e questo perché non è mai esistita una simulazione o uno studio scientifico che indicavano la data del 4 maggio come quella in cui sarebbe accaduto “qualcosa” grazie alla quale avremmo potuto cominciare la “fase 2”.
Semplicemente, il 4 maggio è stato scelto per assicurarsi che la gente stesse in casa durante i ponti primaverili di Pasqua, del 25 aprile e del primo maggio, sperando che nel frattempo la Divina Provvidenza desse una mano.
Peccato che ciò non sia accaduto, e Contecasalino si è così trovato tra l’incudine e il martello: da una parte, dati pessimi e nessun piano per gestire la riapertura ad eccezione di raccomandazioni generiche; dall’altra, un Paese stremato a cui per settimane era stato raccontato che il 4 maggio si sarebbero riacquisite, almeno in parte, le libertà civili, ci sarebbe stata la ragionevole speranza di uscire dall’abisso attraverso regole e norme condivise.
Per cercare di sfangarla, il Nostro si è buttato sul repertorio classico.
Per cominciare, un po’ di sane panzane, come quando ha avuto l’ardire di affermare che il mondo “guarda e ammira l’Italia”.
Ora: chiunque abbia una conoscenza solo di base delle lingue straniere e abbia dato anche solo un’occhiata veloce ai giornali stranieri negli ultimi due mesi, sa bene che l’obiettivo di tutti sia proprio quello di non “finire come l’Italia”. E quindi è vero che il mondo ci guarda, ma solo per fare il contrario di quanto fatto da noi .
Per non parlare di quando si è messo a fare l’incredibile elogio dell’INPS per la gestione del bonus dei 600 euro.
Su questo punto, chi scrive richiede ufficialmente l’intervento della task force anti-fake news messa in piedi da Palazzo Chigi. Perchè va bene tutto, va bene umiliare milioni di persone gettando loro qualche spicciolo, va bene riservare loro un trattamento che non ha eguali rispetto a quello offerto negli altri Paesi civili, va bene costringerli all’umiliazione di perdere ore su un sito web che collassa dopo cinque minuti e poi dare la colpa agli hacker: ma che poi ci si auto-esalti quando nemmeno il bonus è stato elargito a tutti, e si facciano i complimenti all’ente il cui Presidente si era anche messo a teorizzare il modello del “chi prima arriva meglio alloggia”, è un affronto intollerabile che i lavoratori autonomi di questo Paese non si meritano, e che in una democrazia liberale non meriterebbe nessuno.
Non è mancata, ovviamente, la specialità della casa, quella retorica pelosa e democristiana rappresentata stavolta dall’uso del tu e da quel fantastico “se vuoi bene all’Italia mantieni le distanze”, già ascoltata ai tempi del “ne usciremo migliori” o del “stiamo lontani oggi per abbracciarci più forte domani”: roba che nemmeno la D’Urso a Pomeriggio Cinque, roba che davvero bisogna disprezzare il popolo e credere di parlare ad una tribù di minus habens per avere il fegato di pronunciarla.
E poi ancora il solito mettere le mani avanti, la solita chiamata in causa del fantomatico “comitato tecnico-scientifico”, utilizzato per spiegare ogni decisione in grado di contrariare il pubblico, tipo il rinvio della ripresa delle celebrazioni dei funerali o della definitiva chiusura dell’anno scolastico: un modo puerile e insopportabile per scaricare la responsabilità su qualcun altro, per esercitare una specie di leadership al contrario.
Ma il colpo migliore Contecasalino lo ha sicuramente messo a segno con la scelta dei giornalisti presenti. Nemmeno nelle conferenze del regime nord-coreano abbiamo visto una platea di zerbini incapaci di formulare una domanda che fosse una, evidentemente scelti dalle sapienti mani dell’ex concorrente del Grande Fratello diventato statista per caso.
Non un accenno ai ritardi sugli aiuti alle imprese, promessi da settimane ma mai pervenuti.
Non una parola su un punto fondamentale: se un centro estetico o un parrucchiere possono far mantenere le distanze di sicurezza, per quale motivo non possono riaprire per decreto? Perchè devono stare chiusi un altro infinito mese, tra l’altro alla luce del fatto che i nuovi contagi e i decessi sono ormai concentrati, all’85%, in 4 regione italiane del nord?
Non un dubbio sul pugno in faccia alla libertà di culto, con le Chiese che restano chiuse sempre, anche nei giorni feriali.
Non una domanda su quello che si sono chiesti, all’unisono, milioni di genitori: perchè si possono riaprire “i centri estivi” e perchè le scuole – almeno le materne – no?
Ma soprattutto, non un solo quesito sulla totale assenza, nel quadro descritto dal Leguleio in pochette, di qualsiasi accenno alla strategia usata nel frattempo da tutti i Paesi sulla faccia della Terra per procedere alla riapertura: il modello T&T, ovvero test & tracking, ovvero tamponi di massa e tracciamento dei contagi, l’unico modo riconosciuto dal resto del pianeta per convivere con il virus senza andare incontro, contemporaneamente, a una seconda ondata di contagi e a una mancata ripresa del PIL.
Basta guardare il confronto tra un normale question time di Trump con i giornalisti  e l’abominio di ieri per capire la differenza tra i nostri “professionisti dell’informazione” e quelli di un Paese normale.
Purtroppo per Contecasalino, stavolta il trucco non riuscirà. La coperta si è ristretta, la pochette è nuda: il metodo del non-decidere per non perderne nemmeno una goccia di consenso non funziona più.
Per non scontentare nessuno - per esempio i complottisti a Cinque Stelle con l’introduzione di una app obbligatoria - o per cronica mancanza di visione e di leadership - per esempio utilizzando i fondi del Mes per dotarsi di tamponi per tutti -, l’inazione ha raggiunto un livello non più tollerabile: il credito di fiducia concesso dal Paese, come sempre avviene durante le emergenze, si è infranto davanti a quella che è stata una palese presa in giro, bastava vedere la reazione a caldo dei Vescovi o farsi un giro su Instagram per capire che nessuno ha più voglia di scherzare, il tempo delle bimbe di Conte e altre imbecillità assortite è finito.
Wanna Marchi a un certo punto venne smascherata, e messa in condizioni di non nuocere. Cos’altro deve succedere perchè accada la stessa cosa con Contecasalino? Cos’altro deve accadere perché le forze politiche – tutte, da LEU alla Lega – mettano fine a questa agonia disperata e si accordino per un Governo di un’Unità Nazionale, che sia in grado di prendere decisioni per il bene collettivo, invece che agire esclusivamente in funzione della visibilità personale, della ricerca immediata di consenso?
Presidente Mattarella: il Paese la guarda. Il tempo è scaduto da un pezzo.

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