Milano
Il direttore d'orchestra amico di Putin ha perso una causa contro il Comune di Milano
Il processo riguardava la destinazione d'uso di alcuni terreni in Via Rubattino che Valery Gergiev aveva ricevuto in eredità da una sua mecenate

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Il direttore d'orchestra amico di Putin ha perso una causa contro il Comune di Milano
Valery Gergiev, celebre direttore d’orchestra russo e stretto alleato di Vladimir Putin, è tornato al centro delle cronache italiane, ma questa volta non per la musica. Dopo essere stato escluso quest'estate da un concerto alla Reggia di Caserta per non aver preso le distanze dall’invasione dell’Ucraina, il maestro ha perso un ricorso presentato contro il Comune di Milano davanti al Tar della Lombardia. Al centro della vicenda, un’area di sua proprietà nel quartiere Rubattino, parte di un vasto patrimonio immobiliare – stimato in circa 150 milioni di euro – ereditato dalla contessa Yoko Nagae Ceschina, mecenate italo-giapponese e grande benefattrice dell'artistia russo.
L'eredità milionaria ricevuta dalla mecenate italo-giapponese
L’eredità della Nagae Ceschina, comprendente terreni tra Via Rubattino e Via Caduti di Marcinelle, era stata destinata a Gergiev a ragione del rapporto di stima e di amicizia che legava i due, ma oggi si trova in un’area decisamente strategica interessata da importanti progetti urbanistici, tra cui la “Magnifica Fabbrica” della Scala. Progetti che, però, non avrebbero interessato i terreni che furono della contessa, in quanto il Comune, con la variante al Piano di governo del territorio del 2012, aveva riclassificato quei terreni da “ambiti di rinnovamento urbano” ad “area agricola e verde ambientale”. Per questo Gergiev nel 2019 aveva impugnato la delibera: il direttore d'orchestra sosteneva che la nuova destinazione fosse incongrua, poiché i suoli non sarebbero realmente agricoli e si trovano in un contesto ormai urbanizzato.
Il TAR dà ragione al Comune: le decisioni suolo spettano alla Giunta
Il Tar ha respinto il ricorso, accogliendo la linea del Comune, secondo cui la variante risponde agli obiettivi di riduzione del consumo di suolo previsti dalla legge regionale lombarda. I giudici amministrativi hanno ribadito che le amministrazioni locali dispongono di ampia discrezionalità in materia urbanistica e che un privato non può sostituire le proprie valutazioni a quelle del piano comunale. La scelta di Milano – si legge nella sentenza – è “logica e razionale”, in quanto garantisce la tutela ambientale e l’integrità del suolo, ponendo così la parola fine al contenzioso tra la bacchetta e il Comune.












