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Milano
Il pressing fa fare dietrofront, ma il Salone non è salvo (ancora)
photo Nick Zonna

Il pressing fa fare dietrofront, ma il Salone non è salvo (ancora)

Tra la serata di martedì e la mattinata di mercoledì è risultato chiaro a tutti che una parte maggioritaria dei big degli espositori del Salone del Mobile avevano espresso la loro volontà, confluita poi in una discussione di cda di Federlegnoarredo, di rimandare la sessantesima edizione, quella della ripresa post pandemia. Che il fatto fosse vero e verificato lo sanno tutti gli attori coinvolti. Non è un caso - come dice il Corriere - che siano intervenuti i livelli istituzionali romani. E non è un caso che la smentita di FLA sul rinvio del salone sia intervenuta solo sei ore dopo la diffusione della notizia da parte di Affaritaliani.it. E non è un caso che la minaccia di dimissioni del presidente Luti sia effettivamente stata avanzata. E non è un caso che ad Affari sia pervenuta una nota di Poltrona Frau che sottolineava come avesse già deciso a settembre di non partecipare al Salone.

Insomma, l’idea di non fare il Salone era ben più di una ipotesi, visto che ne era stato discusso in seno agli organi di Fla. Di più: un evento come il Salone si organizza mesi prima e precisamente per l’edizione di settembre già ad aprile il lavoro ferve. Fino a un paio di settimane fa Federlegnoarredo era ottimista sulla riuscita dell’evento. Adesso apprendiamo da una smentita che non è deciso che non si faccia. Milano non si merita di non avere il Salone, e se dopo aver deciso di non farlo si riuscirà a tornare sui propri passi, allora non ci sarà notizia migliore per la città.

fabio.massa@affaritaliani.it


 

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