Il Rapporto CENSIS, Delpini, Milano: la voglia di riscatto supera la rassegnazione. La città si rialza da sola - Affaritaliani.it

Milano

Ultimo aggiornamento: 09:41

Il Rapporto CENSIS, Delpini, Milano: la voglia di riscatto supera la rassegnazione. La città si rialza da sola

La preoccupante fotografia del Censis non esaurisce il vero volto del Paese. E soprattutto di Milano. Perchè, con Delpini, è dagli errori (e dall'impegno civico) che nascono nuovi inizi. Il commento

di Carmelo Ferraro

Il Rapporto CENSIS, Delpini, Milano: la voglia di riscatto supera la rassegnazione. La città si rialza da sola

Viviamo un passaggio storico in cui anche i titoli dei giornali sembrano voler provocare più che descrivere. L’ultimo rapporto Censis, rilanciato con toni quasi apocalittici, ci parla di un ceto medio che “si adatta alle crisi”, ma di un Paese in cui “troppi ammirano le autocrazie”, dove la sfiducia cresce e la politica appare debole. I numeri – quelli sì, difficili da contestare – mostrano una società che fatica a riconoscersi nei suoi leader, con il 53% degli italiani che non si identifica in alcun partito o figura politica, e con una percezione diffusa di debolezza della politica e marginalità dell’Europa nel mondo contemporaneo avvenire.

È una fotografia che colpisce, certo, ma che non esaurisce il vero volto del Paese. E soprattutto, non descrive Milano. Non la Milano che conosco, quella che vedo ogni giorno nei quartieri e nei luoghi dove la città si reinventa con una tenacia che i rapporti sociologici – per quanto autorevoli – faticano a cogliere in pieno. Ed è qui che il confronto con il discorso dell’arcivescovo Delpini a Sant’Ambrogio diventa decisivo.

Il rapporto Censis insiste molto sugli italiani “disillusi”, adattivi fino alla rassegnazione. Parla addirittura di una forma di “eternizzazione” delle crisi, una quotidianità fatta di rinunce sottili e di piccoli accomodamenti. Eppure, nello stesso dossier, emerge un dato che molti sottovalutano: una voglia crescente di mobilitarsi, di rimettersi in gioco, di tornare a contare nello spazio pubblico avvenire.

Qui, più che altrove, De Rita e i suoi ricercatori colgono solo metà della scena. L’altra metà l’ha raccontata Delpini nel suo discorso alla città: una Milano attraversata da problemi seri, certo, ma anche da una trama fittissima di persone che ogni giorno si impegnano, tengono insieme relazioni, spazi, comunità, e lo fanno con quella sobrietà tutta milanese che preferisce la concretezza ai riflettori. Il finale del discorso – luminoso, quasi narrativo – sembra davvero cucito su chi, come noi, lavora perché la città resti umana e viva.

Delpini e una città che non smette di ricominciare: l'esempio di Mi'mpegno

Il rapporto Censis vede “rabbia” e distacco. Delpini vede una città che non smette di ricominciare. Il primo registra il numero dei problemi. Il secondo riconosce – e valorizza – le persone che cercano di risolverli. Non perché ignorino le difficoltà. Anzi: entrambi, Censis e Delpini, partono dalla stessa diagnosi. Ma mentre il primo tende a raccontare il rischio di una società che si chiude, il secondo compie un gesto profondamente milanese: guarda gli errori, li ammette, e poi indica un modo per ripartire. Ed è significativo ciò che è accaduto alla fine del discorso. Un autorevole rappresentante delle istituzioni, avvicinandosi, mi ha detto con un sorriso: «Hai visto che Delpini ha citato cinque volte Mi'mpegno?».

Non era – ovviamente – un omaggio all’associazione, ma il riconoscimento implicito di ciò che essa rappresenta: la parte della città che non si rassegna, che non si specchia nella descrizione degli italiani come un popolo rattrappito dalla paura o dalla sfiducia, che non si identifica nei “predatori” evocati nelle sintesi del Censis, che non confonde il lamento con l’analisi, né l’inquietudine con la resa.

Ecco allora la riflessione che questi giorni di festa ci consegnano: non siamo gli italiani rassegnati descritti da certe statistiche. E a Milano questo sentimento è ancora più netto. Le difficoltà non si negano, ma si attraversano. Gli errori ci sono stati – e Delpini lo ha ricordato con una franchezza rara – ma la storia della nostra città dice che gli errori, quando vengono riconosciuti, diventano il punto di appoggio per ricominciare. C’è una voglia di cambiare che non cerca eroi solitari, ma comunità attive.

Non chiede miracoli, ma responsabilità condivise. Non pretende che qualcuno “salvi” Milano, perché Milano si è sempre salvata da sola: con il lavoro, con la creatività, con la capacità di rialzarsi anche quando sembrava impossibile. Il Censis ci ricorda i rischi. Delpini ci ricorda le possibilità. Noi, nel nostro piccolo, sappiamo da quale parte intendiamo stare.

di Carmelo Ferraro - presidente Comitato MI'mpegno

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