Milano
Intercos, nel 2024 ricavi superiori a un miliardo. La crescita in Cina e Corea e le nuove tendenze in cosmetica
Il colosso brianzolo, leader nella cosmetica e skincare B2B, prevede per il 2025 una crescita tra il 5 ed il 7%. Il fondatore Dario Ferrari: "Il nostro lavoro è anticipare il futuro e interpretare i desideri delle generazioni Z e Alpha"

Intercos, nel 2024 ricavi superiori a un miliardo. La crescita in Cina e Corea e le nuove tendenze in cosmetica
Intercos, gruppo italiano leader nella cosmetica e skincare B2B, ha chiuso il 2024 con ricavi superiori a 1 miliardo di euro, in crescita del 7,8%. Le previsioni per il 2025 indicano un’ulteriore crescita tra il 5% e il 7%, rispetto a un mercato fermo al +4%. Il 60% del fatturato deriva dal make-up e il 40% da skin & body care. L’azienda, fondata da Dario Ferrari nel 1972, serve 700 clienti globali, tra cui multinazionali, retailer e brand emergenti. Ha 16 stabilimenti in Europa, America e Asia e un team di 6.000 collaboratori, di cui 1.000 dedicati alla ricerca e sviluppo, distribuiti su 12 centri. Il 5% del fatturato viene investito in innovazione. Un recente articolo del Corriere ha riacceso i riflettori su questa realtà brianzola, un vero e proprio colosso nel settore ma il cui nome non è così noto al grande pubblico, proprio per la scelta di realizzare prodotti per conto terzi, che sono cioè immessi sul mercato da altri brand. E tutti i maggiori marchi globali si rivolgono a Intercos.
Ferrari: "Il nostro lavoro è anticipare il futuro e interpretare i desideri delle generazioni Z e Alpha"
Dario Ferrari ha commentato: “Il 2025 e il 2026 saranno anni sfidanti. La cosmetica sta vivendo una svolta e tanti nostri partner soffrono. Le incertezze ci sono ma il nostro lavoro è anticipare il futuro, interpretare i desideri delle generazioni Z e Alpha.” Generazioni che “non amano lo show off, l’esibizione: prediligono un trucco naturale, non vogliono il colore, al rossetto preferiscono il gloss.”
“Quando ho iniziato - ha ricordato Ferrari - c’ero praticamente solo io. Ora siamo in tanti, ma il nostro modello di business, in cui l’innovazione è centrale, resta valido e ci garantisce una posizione unica nel mercato globale.”
Il gruppo ha registrato un +24% di ricavi nell’area asiatica, in particolare in Cina e Corea, dove ha tre stabilimenti considerati all’avanguardia. “In Corea raddoppiamo lo stabilimento e stiamo portando in Cina una nuova tecnologia per prodotti innovativi, rossetti, emulsioni e polveri, che avremmo difficoltà a implementare in Occidente per i costi superiori”, ha spiegato Ferrari.
Semerari: "I dazi complicano la vita, ma stiamo studiando come ottimizzare i flussi"
Il CEO Renato Semerari, in azienda dal 2016, ha aggiunto: “Siamo ottimisti perché in un contesto di debolezza, i brand tendono a rafforzare la pipeline di novità per guadagnare quote di mercato e si affidano a noi. A ciò si aggiunge la nostra diversificazione merceologica e geografica. I dazi ci complicano la vita nel breve termine, anche per l’incertezza sul loro assetto finale, ma stiamo studiando diversi scenari per ottimizzare i flussi della supply chain. L’Europa è stabile, anche se i brand del lusso hanno avuto problemi in Cina; negli Usa dominano i prodotti da mass market. L’Oriente è cresciuto: i brand cinesi sono più sofisticati, cercano qualità e noi possiamo offrirla.”
Ferrari: "Valiamo più da privati che da pubblici"
Sul fronte Borsa: “Dal 2021 siamo cresciuti del 50% ma la capitalizzazione solo dell’8%. Valiamo di più da privati che da pubblici. Forse è uno dei motivi della fuga delle aziende dal mercato”, ha spiegato Semerari.
Infine, il passaggio generazionale è già in atto. I figli di Ferrari sono già attivi nei ruoli apicali: Arabella Ferrari segue i clienti strategici, Gianandrea Ferrari guida Europa, India ed è Chief Commercial Officer, Matteo Milani (figlio acquisito) è responsabile acquisti. “Questa è un’azienda difficile da guidare se sei fuori - ha detto Ferrari - Possiamo fare ancora molto, ma dobbiamo continuare a metterci la faccia.”
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