Italia e UE, tra prudenza e allarmi globali: iodio, kit di emergenza e l’orologio nucleare - Affaritaliani.it

Milano

Ultimo aggiornamento: 12:22

Italia e UE, tra prudenza e allarmi globali: iodio, kit di emergenza e l’orologio nucleare

I kit di sopravvivenza dell'Unione europea, ma anche la distribuzione di compresse di ioduro di potassio da parte del centro antiveleni Maugeri di Pavia: riflessi della tensione geopolitica o semplice prevenzione sanitaria?

di Alessandro Pedrini

L’invito dell’Unione Europea a dotarsi di un “kit di sopravvivenza” domestico, poi la distribuzione da parte del Centro Antiveleni Maugeri  di 130 milioni di compresse di ioduro di potassio per prevenire gli effetti di eventuali esposizioni radioattive. Prevenzione sanitaria e logistica in un contesto di tensione geopolitica

Iodio, kit di emergenza e l’ombra lunga dell’orologio nucleare

L’invito dell’Unione Europea a dotarsi di un “kit di sopravvivenza” domestico, seguito dalla notizia che il Centro Antiveleni Maugeri ha avviato la distribuzione di 130 milioni di compresse di ioduro di potassio per prevenire gli effetti di eventuali esposizioni radioattive, solleva una domanda legittima: si tratta solo di prevenzione sanitaria e logistica, o riflette un più ampio stato di tensione geopolitica?

Secondo quanto riportato oggi in un articolo a firma Donatella Zorzetto su La Provincia Pavese, la misura avrebbe carattere esclusivamente precauzionale. Il Maugeri, centro di riferimento nazionale per le emergenze tossicologiche, sarebbe stato incaricato dal Ministero della Salute di distribuire le compresse a ospedali e Comuni, principalmente per i soggetti fino a 45 anni e per chi lavora all’aperto in caso di incidente radioattivo. Il direttore del Centro, Carlo Locatelli, ha spiegato che il farmaco serve a proteggere la tiroide dallo iodio radioattivo, qualora venisse rilasciato in seguito a fughe da centrali nucleari o ad attacchi con armi non convenzionali.

La strategia si inserisce in un contesto internazionale complesso. La guerra in Ucraina prosegue senza prospettive di soluzione, mentre nel Caucaso e in Medio Oriente permangono fronti attivi con uso di armamenti avanzati e continui riferimenti — anche propagandistici — a tecnologie nucleari tattiche. Il Doomsday Clock, l’orologio simbolico dell’Apocalisse ideato dagli scienziati del Bulletin of the Atomic Scientists, nel 2024 è stato fissato a 90 secondi dalla mezzanotte, il livello più vicino al punto di non ritorno dalla sua creazione nel 1947. E secondo alcune stime, nel 2025 la situazione non sarebbe migliorata.

Nucleare, l'Italia vuole giocare d'anticipo

In questo clima, l’Italia sembrerebbe voler giocare d’anticipo. A fine maggio, Regione Lombardia ha firmato un protocollo d’intesa con l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA), aprendo alla possibilità di ospitare una nuova centrale nucleare per scopi civili e scientifici. Il potenziamento delle scorte sanitarie — che comprenderebbero anche 25 molecole antidoto per emergenze chimiche e belliche — si muoverebbe in parallelo a questa evoluzione.

Va chiarito, tuttavia, che nessuna fonte ufficiale ha finora fatto riferimento a minacce imminenti. Le misure intraprese, secondo le autorità, risponderebbero a una logica di pianificazione e aggiornamento dei protocolli sanitari e di protezione civile. L’Italia, del resto, sarebbe già dotata di un sistema di rilevamento nazionale di radionuclidi, in grado di attivarsi automaticamente in caso di rilascio di sostanze radioattive da centrali o da altri eventi critici.

Nel frattempo, la Commissione Europea ha ribadito nei mesi scorsi la necessità per le famiglie di dotarsi di scorte minime per 72 ore: torce, acqua potabile, radio a manovella, cibo non deperibile. Una raccomandazione che, in combinazione con quanto sta accadendo in Italia, ha fatto nascere interrogativi — non confermati ma diffusi — su un possibile cambio di paradigma nella gestione del rischio in Europa.

In conclusione, non vi sono segnali ufficiali che indichino un pericolo concreto o imminente, ma l’incremento delle attività di prevenzione e le tensioni internazionali renderebbero plausibile l’ipotesi che l’Italia, così come altri Paesi UE, stia semplicemente rafforzando i propri strumenti di resilienza in uno scenario globale meno stabile. Prepararsi, in questo caso, non significherebbe necessariamente attendere il peggio. Ma voler essere pronti ad affrontarlo.

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