L'ebike rivoluzionerà la mobilità urbana. E la politica farà bene a capirlo presto - Affaritaliani.it

Milano

Ultimo aggiornamento: 15:04

L'ebike rivoluzionerà la mobilità urbana. E la politica farà bene a capirlo presto

Truccare il motore delle bici elettriche è facilissimo. E infatti molti lo fanno. Solo uno dei tanti temi sui quali la politica (non solo milanese) dovrebbe interrogarsi

di Fabio Massa

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L'ebike rivoluzionerà la mobilità urbana. E la politica farà bene a capirlo presto

C’è una rivoluzione della mobilità in corso in Italia, eppure non ce ne stiamo accorgendo affatto. E’ quella delle bici elettriche. Torniamo ad occuparcene. A Milano  la bici elettrica è generalmente associata al rider, e dunque concepita come un “mezzo di lavoro”. Anche se non è proprio così. E' notizia di qualche giorno fa: in tutta Italia le forze dell’ordine hanno fatto dei controlli. Risultato? Una ondata di sequestri perché di quelle bici con la pedalata assistita in effetti non ce ne è mezza regolare. Vanno tutte troppo forte, e non assistono nulla: semplicemente sono delle specie di motorini elettrici. Già a luglio Il Giorno scriveva che su 71 modelli controllati ben 54 erano irregolari. Non sono state sequestrate solo bici, ma anche monopattini e minicar. Non è un fenomeno solo milanese, ma italiano. E non è un fenomeno solo da rider.

Sotto la Madonnina, ad esempio, ci sono circa 10mila mezzi attivi di bike sharing elettrico. Tutto perfettamente legale e non truccato. Poi, però, si stimano alcune altre decine di migliaia di mezzi “privati” a due ruote elettrici. Questo è il risultato di un calcolo interpolato tra il numero di vendite a livello italiano e la realtà meneghina. Primo problema: quante siano le ebike in un determinato territorio non lo sa nessuno. Per il semplice motivo che non sono targate. Secondo problema: chi guidi le ebike non lo sa nessuno, per il semplice motivo che non ci vuole la patente. Eppure questa è stata la rivoluzione della mobilità dei nostri centri storici, delle nostre città, in tutta Italia. E questo fenomeno andrebbe studiato profondamente. Proviamo a dire due cose in più.

I dati: vendite delle ebike in ascesa verticale, a discapito delle moto elettriche

Se guardiamo ai dati di vendita delle e-bike in Italia, elaborati da Confindustria vediamo che da due anni, 2023 e 2024, le vendite sono state stabili a circa 273mila unità l’anno, dopo il picco del 2022 a 337mila. Di fatto stiamo parlando di una quota del 20 per cento nell’intera composizione del venduto in Italia. A impressionare è che paragonando il dato 2024 con il dato 2019 stiamo parlando di una crescita del 40 per cento. Se facciamo il confronto con le auto, le vendite sono calate del 18,7 per cento nello stesso lasso di tempo. E le moto elettriche? La vendita degli scooter elettrici è calata del 16.08 per cento. 

Insomma, se uno vuole comprarsi qualcosa di elettrico si prende la bici. Per varie ragioni. La prima: il costo. Costa circa 1500 euro uno scooter tra i più economici. Poi bisogna metterci assicurazione, casco e tutto il resto. La ebike più economica? Circa 800 euro. E niente assicurazione, casco e tutto il resto. La seconda: i limiti. Dove può andare la ebike? Dappertutto. Letteralmente. Non ci sono ztl e non ci sono divieti. Mai. Per lo scooter sì.

La terza: la velocità. Per legge le ebike non potrebbero andare oltre i 25 all’ora. Fine. Però truccare il motore è facilissimo. Basta digitare "Speedbox" su Google per rendersene conto. Il servizio promette:  "Ottimizzato per le prestazioni e il massimo piacere di guida, rimuove il limite di velocità della tua e-bike e ti offre libertà illimitata”. Capito? Niente limite di velocità vuol dire libertà. Di schiantarsi contro altri, forse.

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L'ebike non è una patologia ma una rivoluzione

L’obiezione che uno potrebbe fare, a questo punto, è che si tratti di patologia. Cioè, di fenomeni che sono limitati a chi “vuole barare”. Ma non è così. Non è di questo che stiamo parlando. Stiamo parlando del fatto che la ebike c’è, ed è qui per restare. Perché ha tutte le carte in regola per diventare forse uno dei principali player della nostra mobilità, anche a Milano. Appena si leverà la “patina” di mezzo da rider e verrà sdoganato, si imporrà. La politica dovrebbe iniziare a prenderne atto. Punire chi sgarra ma anche interrogarsi sul fatto o meno che la pedalata assistita non è solo una bicicletta. A meno che non ci piaccia l’andazzo...








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