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L'inutile dibattito sul Nord. A sinistra nessuna idea (e confusa)

L'inutile dibattito sul Nord. A sinistra nessuna idea (e confusa)

Ci sono delle volte in cui, malgrado si sia apparecchiata la tavola alle perfezione, il pasto risulta indigesto. Volte in cui ci si siede sui seggiolini di San Siro per vedere una bella partita e invece si ammira (si fa per dire) l'abilità dei giocatori della propria squadra a buttarla in tribuna. Pare proprio che, malgrado la lodevole voglia di imbandire una tavola e far scendere in campo buoni giocatori, per la sinistra riesca ancora difficile affrontare il tema del "Nord" senza ricadere in discorsi senza costrutto alcuno. L'occasione è ghiotta: Pietro Bussolati e Jacopo Scandella organizzano alla Feltrinelli un dibattito con Massimo Cacciari, Patrizia Toia e Leo Miglio, che è professore universitario, presidente di Polis e soprattutto figlio di Gianfranco. Occasione ghiotta quindi, titolo impegnativo ma stimolante: "La questione Nord: Miglio, Cattaneo e il pensiero federalista, visto da sinistra". Modera Sara Monaci del Sole 24 Ore che per tutto il tempo avrà un unico, disperato obiettivo, che purtroppo - non per colpa sua - non riuscirà a raggiungere. Ovvero capire dai suoi ospiti se esiste un federalismo di sinistra, se è attuale e nel caso come fare ad applicarlo. Il discorso invece si avvita. Inizia Massimo Cacciari: "Il federalismo è la moltiplicazione dei centri di potere. Non è mai esistito un federalismo di sinistra. Per questo aspettiamo un congresso del Pd nel quale ci sia una proposta di riforma. Il punto è che bisogna ridurre il numero di regioni e dare loro la capacità di imporre tasse. Ma ribadisco: bisogna ridurre il numero delle regioni". Poi interviene Patrizia Toia, che è d'accordo sulla riduzione delle regioni, ma purché abbiano una interlocuzione europea. Torna Cacciari che spiega che il punto è cercare di "far atterrare nei territori quella grande massa di soldi e talenti che stanno per aria, e che hanno oggi come punti di caduta Londra o Singapore. Il federalismo alla fine lo fanno le città". Leo Miglio recupera dall'archivio del padre una lettera di Fanti, governatore ne 1975, che chiede a cinque regioni del Nord di mettersi d'accordo per gestire unitariamente alcune competenze. E' il momento più gustoso dell'appuntamento in Feltrinelli, ma lo spunto non viene sviluppato: invece di ragionare su come le regioni possano insieme sviluppare progetti di competenze condivise, Cacciari continua a proporre che vengano ridotte come numero e che venga armonizzata la legge elettorale fiscale etc etc (asticella troppo alta e di fatto inutile da piazzare perché ostativa a qualunque progetto di innovazione), Patrizia Toia continua a sollecitare che abbiano una politica "estera" europeista (le future e futuribili macroregioni), e i lombardi continuano ad aspettare che invece di fare grandi elucubrazioni si proponga una via percorribile che migliori la vita delle regioni del Nord. Per le quali, è evidente, a sinistra non c'è ancora uno straccio di proposta. Si attenderà il prossimo match, sperando di non essere investiti dai palloni sulle tribune semivuote di questo dibattito politico di - peraltro - fondamentale importanza.

fabio.massa@affaritaliani.it

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