Milano
La sicurezza a Milano: come gli influencer hanno ribaltato la narrazione della città
Reati in calo da anni ma la percezione della sicurezza a Milano è radicalmente cambiata nel tempo. Soprattutto grazie al racconto degli influencer. Una riflessione per i media tradizionali. Anche in vista delle prossime elezioni

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La sicurezza a Milano: come gli influencer hanno ribaltato la narrazione della città
Le cifre sono note e non serve ripeterle. La sicurezza a Milano vede numeri in calo per quanto riguarda tutti i reati, specialmente gli omicidi. Certo, i numeri sono parziali perché riguardano solo le denunce mentre bisognerebbe incrociare le cifre con quelle delle segnalazioni degli ospedali (c’è gente che si fa soccorrere per una coltellata ma poi non denuncia nessuno: questo avviene dopo le risse, generalmente). Ma che il tema della sicurezza sia “percepito” più che reale è cosa certa. Eppure, da un certo momento in poi la percezione di insicurezza ha iniziato a funestare Milano.
Lo ha fatto senza che i media avessero un ruolo in questo. A dire “Milano come Gotham City” non sono stati i media locali. Che hanno sempre e solo pubblicato la cronaca come sempre. E allora, chi è stato? Per esempio, ben prima della sua caduta, Chiara Ferragni nel luglio 2022 (supportata da Fedez). Oppure l’ex Velina Ludovica Frasca (2023), e poi Massimo Boldi, Elenoire Casalegno, Giulia Salemi, Nicola Bartolini, Michelle Comi, Max Felicitas, Lorenzo Ruzza.
Tutti questi, con milioni e milioni di follower, hanno “invertito” la narrazione di Milano città splendente. E lo hanno fatto senza aver bisogno dei “media ufficiali”. Lo hanno fatto da soli, e senza contraddittorio né quelle regole minime di deontologia che invece i giornali - tutti i giornali, anche quelli che non ci piacciono (e ognuno ha i suoi) - applicano. Qui si pone un tema gigantesco, anche in vista delle prossime elezioni. Da dove passerà la comunicazione? Chi leggerà cosa?
Milano, i sondaggi elettorali ed il ruolo dei quotidiani
I sondaggi che danno la città già confermata per il centrosinistra, o che parlano di questo o quel tema da campagna elettorale potrebbero essere completamente sbagliati. Perché il “campione” non è mai abbastanza ampio (quando un sondaggio “testa” 5000 persone è già un sondaggio ultra attendibile, generalmente si ferma a 1000-1200), e perché gli elettori sono completamente imprevedibili. Una cosa è certa: i quotidiani devono ripensare fortemente al proprio ruolo. Potrebbero anche decidere di essere strumento per la politica che parla alla politica. E abdicare così ad avere una performance in termini numerici. E forse sarebbe anche più onesto.
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