La strada obbligata di San Siro e del sindaco - Affaritaliani.it

Milano

Ultimo aggiornamento: 10:55

La strada obbligata di San Siro e del sindaco

Una trattativa è tale quando si cede una parte e si ottiene l'altra. E certe strade non sono una scelta, ma sono obbligate

di Fabio Massa

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La strada obbligata di San Siro e del sindaco

E quindi, San Siro. Prima o poi doveva arrivare il momento. Ho scritto più volte che la cosa più conveniente era lasciar perdere. Lasciare al prossimo sindaco la patata bollente. Sala ha preferito diversamente, in modo politicamente intelligente: prima di tutto ha spersonalizzato la cosa, dando ad Anna Scavuzzo la funzione di manovratore e sherpa con il consiglio. Poi ha derubricato il voto in consiglio, levando le proprie dimissioni dal tavolo. Ha fatto un'operazione anche psicologicamente difficile, per lui: ha messo l'orgoglio in cantina e tirato fuori l'elaborazione politica. Che però non toglie una problematicità che comunque sta esplodendo. Un tema che non riguarda solo San Siro, ma la complicata gestione dei rapporti tra amministrazioni pubbliche e proprietà straniere che hanno regole e posture molto lontane da quelle italiane. 

Tutti sono infatti concentrati su quello che succederà al Meazza, e alle richieste che vogliono avanzare. Vogliamo più residenziale pubblico, più verde, vogliamo il Meazza ristrutturato e in piedi, vogliamo le squadre di nuovo ricche e che vincano, vogliamo che non ci sia consumo di suolo, niente traffico, niente polveri quando dovremo demolire qualcosa. Vogliamo tutto. Ma una trattativa è tale quando si cede una parte e si ottiene l'altra: e così le squadre chiedono tutto. Più cubature, più tutto. Ora lo scandalo è che in consiglio il testo non sarebbe emendabile. Facciamo però un'ipotesi: diamo al consiglio la possibilità di fare emendamenti. Di fatto, è una ulteriore trattativa. Il testo dovrebbe tornare dalle squadre. Che accetterebbero alcuni emendamenti e altri no. E dovrebbe poi tornare in consiglio, che accetterebbe il diniego di alcuni emendamenti ma su altri ribadirebbe la propria volontà. E allora tornerebbe alle squadre. 


In Italia tutto questo si risolve sempre con la vittoria della pubblica amministrazione, perché il privato si piega. Oppure con la fuga del privato, che dice: andate a quel paese. E le conseguenze della prima opzione, il privato che si piega, non è che ha vinto l'amministrazione, ma che il privato si piega, ma poi non ci sta dentro, e allora cerca in tutte le maniere di recuperare parte delle proprie posizioni, con cause infinite, varianti, avvocati eccetera. E la conseguenza della seconda opzione è che non si fa mai nulla. Questo lungo discorso per dire che su San Siro bisogna votare sì? Certo, io sono di questo parere, ma i consiglieri sono liberi. Purché sappiano che certe strade non sono una scelta, ma sono obbligate. Anche per chi pensano che tutto possa e voglia, come il sindaco.

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