Le mani degli ultrà della Lazio sulle Olimpiadi: “A Cortina comandiamo noi”: tre arresti - Affaritaliani.it

Milano

Ultimo aggiornamento: 12:02

Le mani degli ultrà della Lazio sulle Olimpiadi: “A Cortina comandiamo noi”: tre arresti

Arrestati due fratelli romani degli “Irriducibili” e un complice: volevano infiltrarsi negli appalti di Milano-Cortina 2026. Minacce, pestaggi e controllo della movida ampezzana

di Giorgio d'Enrico

L’inchiesta “Reset” della Dda di Venezia ha svelato un piano criminale che partiva dagli ambienti ultras della Lazio per arrivare fino agli appalti delle Olimpiadi invernali di Milano-Cortina 2026. Due fratelli romani, legati agli “Irriducibili” e vicini a Fabrizio Piscitelli detto “Diabolik”, avevano conquistato locali e spaccio a Cortina, imponendo con la violenza eventi e personale compiacente. “Questa è Cortina, qui comandiamo noi”, dicevano alle loro vittime.

Le mani degli ultrà della Lazio sulle Olimpiadi: “Qui comandiamo noi”: tre arresti

“Questa è Cortina, qui comandiamo noi”. Con questa frase, due fratelli romani legati agli ambienti ultras della Lazio si presentavano nei locali della movida ampezzana. I due, Leopoldo e Alvise Cobianchi, insieme a un complice, sono stati arrestati nell’ambito dell’operazione “Reset” condotta dai carabinieri di Cortina, Belluno e Roma su disposizione della Dda di Venezia. L’accusa è di estorsione aggravata dal metodo mafioso, con l’obiettivo di infiltrarsi negli appalti per le Olimpiadi invernali Milano-Cortina 2026.

Gli "Irriducibili" della curva laziale il legame con la criminalità romana

I fratelli Cobianchi, noti tra gli “Irriducibili” della curva laziale, erano già emersi in altre inchieste su traffici di droga a Roma. Entrambi vantavano legami con Fabrizio Piscitelli, alias “Diabolik”, storico capo ultras assassinato nel 2019. Quel “lignaggio” criminale veniva ostentato come segno di potere e intimidazione. “Essere degli Irriducibili” era, per loro, una garanzia di rispetto. A Cortina arrivavano come “boss della malavita romana”, pronti a espandere i propri affari con metodi mafiosi.

Il piano per conquistare Cortina: droga, locali, appalti

L’inchiesta ha ricostruito un disegno in tre fasi: prima il controllo dello spaccio di droga, poi la conquista della movida, infine l’infiltrazione negli appalti olimpici. Dopo aver costruito una rete di pusher e minacciato gli spacciatori “indipendenti”, i Cobianchi avevano preso il controllo diretto e indiretto di alcuni locali pubblici ampezzani. Attraverso una società con sede a Roma, imponevano con la violenza dj, buttafuori e pr “autorizzati”, controllando così anche lo spaccio all’interno dei locali.

Minacce, pestaggi e un tentativo di estorsione politica

Le indagini hanno documentato episodi di estrema violenza: un acquirente di droga moroso chiuso nel bagagliaio di un’auto e minacciato di morte; dipendenti di un ristorante e di un albergo pestati perché spacciavano “fuori circuito”; un organizzatore di eventi portato di notte in un bosco, picchiato e minacciato con una pistola per costringerlo a smettere di lavorare. In un altro caso, i fratelli avevano tentato di estorcere un componente della giunta comunale di Cortina, presentandosi come “imprenditori influenti” e chiedendo in cambio dell’appoggio elettorale l’assegnazione di lavori pre-olimpici.

L’operazione “Reset” e gli arresti

L’operazione, avviata nel giugno 2024 dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Venezia, è nata da un’inchiesta precedente della Procura di Belluno su un traffico di droga risalente al 2022. Oltre ai due fratelli, è stato arrestato un terzo uomo – amministratore della società di copertura – sottoposto all’obbligo di dimora a Roma. Altre quattro persone risultano indagate per concorso negli stessi reati. Gli inquirenti parlano di “metodi mafiosi” e di un vero e proprio tentativo di “sacco di Cortina”, un sistema criminale capace di unire lo spaccio, la violenza e l’ombra degli appalti olimpici.

Cortina nel mirino del “Diavolo biancoceleste”

Per la Procura, l’obiettivo era chiaro: controllare il business della località più glamour delle Alpi proprio mentre la macchina olimpica 2026 si mette in moto. “Metodi da clan, ma linguaggio da curva”, scrivono gli investigatori. Un sodalizio che usava la fama da ultras come strumento di terrore e intimidazione.








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