Le sfide del Made in Italy a DNE 2025: il Nord Est tra innovazione, export e formazione - Affaritaliani.it

Milano

Ultimo aggiornamento: 13:13

Le sfide del Made in Italy a DNE 2025: il Nord Est tra innovazione, export e formazione

DNE 2025: Massimo Bitonci, Vincenzo Marinese, Alberto Baban, Carlo Bagnoli e Fabrizio Vigo protagonisti del panel dedicato all’export e alla competitività delle imprese del Nord Est

Giorgio d'Enrico

Le sfide del Made in Italy a DNE 2025: il Nordest tra innovazione, export e formazione 

Si è tenuta a Padova il 20 ottobre 2025 la prima edizione di Direzione Nordest, promossa dalla Fondazione Stelline insieme a SEC Newgate Italia, con oltre cinquanta relatori tra ministri, sottosegretari, europarlamentari, assessori regionali e comunali, rappresentanti di associazioni di categoria, sindacati, vertici aziendali e mondo accademico.

Tra i numerosi argomenti affrontati, spazio è stato dedicato anche al tema del Made in Italy, con un panel intitolato “Export e Made in Italy: quali sfide per le imprese del Nord Est”, che ha visto gli interventi di Massimo Bitonci (sottosegretario di Stato al Ministero delle Imprese e del Made in Italy), Vincenzo Marinese (vicepresidente per l’Organizzazione e i Rapporti con Territori e Categorie di Confindustria), Alberto Baban (presidente della Fondazione Nord Est), Carlo Bagnoli (professore ordinario di Innovazione Strategica presso la Venice School of Management dell’Università Ca’ Foscari di Venezia) e Fabrizio Vigo (amministratore delegato di Seven Data). Ecco le principali dichiarazioni dei relatori.

Bitonci (Ministero delle Imprese e del Made in Italy): “I dazi non sono mai positivi, servono equilibrio e incentivi mirati” 

Intervenendo sul tema dei dazi imposti dagli Stati Uniti, il sottosegretario Massimo Bitonci ha sottolineato come simili misure finiscano spesso per ritorcersi contro chi le adotta. «I dazi colpiscono direttamente il Paese che li impone: generano inflazione, tassi più alti e recessione. L’economia, alla fine, si autoregola», ha affermato. Per l’Italia, che esporta verso gli USA circa il 10% del totale – soprattutto nei settori dell’alimentare, della moda e del design – la priorità è mantenere l’equilibrio commerciale e proteggere la qualità del Made in Italy. Bitonci ha ricordato che «il Nordest è il motore pulsante dell’imprenditoria nazionale» e ha richiamato l’importanza di politiche economiche pragmatiche: «Gli incentivi devono essere strutturali e mirati, non bonus a pioggia. Vanno accompagnati credito, garanzie e formazione: sono questi gli strumenti che danno forza alle imprese».

Vigo (Seven Data): “Il Nord Est è resiliente, ma i margini restano bassi”

Dal punto di vista dei dati, Fabrizio Vigo, amministratore delegato di Seven Data, ha offerto una fotografia precisa della situazione. «Il Triveneto pesa per circa il 18% sull’export nazionale, con il Veneto terza regione per valore esportato», ha spiegato. «Gli Stati Uniti rappresentano il terzo mercato per il Veneto, il primo per il Friuli e il secondo per il Trentino». I settori più esposti restano macchine utensili, metallurgia e alimentare, ma la marginalità, attorno al 10-12%, non permette di assorbire eventuali dazi del 15% senza ridurre i margini. Tuttavia, la forza del Nordest sta nella diversificazione: «Questo territorio ha un portafoglio di esportazioni equilibrato e numerosi mercati alternativi – Francia, Germania, Svizzera, Austria – capaci di compensare le tensioni sui mercati extraeuropei».

Marinese (Confindustria): “Fare sistema e ridurre la burocrazia: ecco la vera sfida”

Il vicepresidente di Confindustria, Vincenzo Marinese, ha rivendicato la solidità del modello italiano: «Made in Italy significa fatto bene, e noi sappiamo fare bene le nostre cose». Ha ricordato come l’Italia sia cresciuta più di altri Paesi in mercati strategici come Corea del Sud, Giappone e Canada, a conferma della competitività del nostro sistema manifatturiero. Per Marinese, la chiave è la collaborazione: «Dobbiamo fare sistema, crescere dimensionalmente e incentivare le aggregazioni di PMI. Le piccole imprese sono il nostro valore, ma anche la nostra vulnerabilità». Accanto alla crescita serve però una vera semplificazione: «Non chiediamo incentivi, chiediamo tempi certi e norme chiare. Un’autorizzazione non può richiedere ventitré anni». Il dirigente di Confindustria ha poi rivolto un messaggio ai giovani: «Siate curiosi, non abbiate paura di sbagliare. L’errore fa crescere. L’impresa è valore civico: se viene meno l’impresa, viene meno la comunità».

Baban (Fondazione Nordest): “Innovare la filiera per restare competitivi nel mondo che cambia”

Alberto Baban, presidente della Fondazione Nordest, ha tracciato una riflessione di lungo periodo sul posizionamento del territorio. «Viviamo un cambiamento rapidissimo, accelerato dalla tecnologia. Il Nordest è un’anomalia positiva: in alcune province la manifattura rappresenta oltre il 40% del PIL, contro l’8% degli Stati Uniti», ha osservato. Ma la sfida non è solo industriale: «Il valore oggi è nella catena di valore, in ciò che il consumatore riconosce e paga. Nell’economia dei servizi i margini sono altissimi, ma la manifattura resta la nostra identità». Baban ha guardato con attenzione al modello cinese: «La Cina ha fuso tecnologia e manifattura, diventando un gigante dell’elettrico e del design. Anche noi dobbiamo integrare innovazione di prodotto e di sistema, sfruttando la forza della nostra filiera e l’intelligenza artificiale per costruire un nuovo modello d’impresa».

Bagnoli (Università Ca’ Foscari Venezia): “Dal saper fare al saper innovare: il Nord Est diventi un laboratorio globale”

Il professor Carlo Bagnoli, docente di Innovazione Strategica alla Ca’ Foscari di Venezia, ha evidenziato la necessità di cambiare mentalità. «Le imprese venete sono eccellenti nel saper fare, ma troppo spesso imprese di risposta e non di proposta», ha affermato. Per colmare questo gap, Bagnoli propone un approccio di open innovation: «Servono connessioni con startup e nuovi ecosistemi. Con il progetto ‘Venisia’ stiamo sperimentando il modello del ‘Production as a Service’, in cui le imprese locali producono per startup internazionali, portando innovazione dentro casa». Una formula che ha già suscitato interesse in California, dove le autorità statali guardano al Nordest come a un laboratorio ideale di collaborazione tra manifattura e innovazione. «Le nostre aziende possono diventare partner produttivi delle tecnologie più avanzate, mantenendo al tempo stesso il DNA del Made in Italy», ha concluso.

Formazione e credito: le basi del futuro

Nel dibattito finale, Bitonci è tornato sul tema della transizione verde e del credito come leve fondamentali per accompagnare il cambiamento. «Non esiste impresa senza garanzie e senza accesso al credito. Dobbiamo accompagnare startup e PMI con strumenti mirati e fondi di garanzia fino all’80% per innovazione e imprenditoria femminile». Ma il messaggio più forte resta uno: la fiducia nel tessuto produttivo. «Gli imprenditori veneti non chiedono incentivi: chiedono lavoro e formazione. E se arrivano anche gli incentivi giusti, meglio. Altrimenti andiamo avanti lo stesso», ha concluso Bitonci. 

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