Milano
M5S, dopo il flop la mission difficile di Bedori. Inside di Affaritaliani.it

di Fabio Massa
Il silenzio per quei pochi voti e per “evitare che si accendessero i riflettori sui numeri e non sulla candidata”, Patrizia Bedori. La vittoria dei milanesi “contro” gli esponenti della provincia. Il ruolo dei romani. Il Movimento 5 Stelle, secondo quanto può riferire Affaritaliani.it, esternamente si sta mostrando compatto dopo la figuraccia rimediata con i poco più di 300 votanti alle “primarie” per la scelta del candidato sindaco, che poi è risultato essere Patrizia Bedori, 52 anni, disoccupata, rappresentante in zona 3 dopo essere subentrata “spinta”, appunto, dal gruppo dei “milanesi” pentastellati.
E’ un Movimento ed è la novità della seconda repubblica. Ma certe dinamiche sono endemiche alla politica, evidentemente. La vulgata racconta che Patrizia Bedori sia molto vicina al gruppo che vede in Regione tra gli esponenti di spicco Eugenio Casalino, in Comune Mattia Calise e a Roma Manlio Di Stefano, Vito Crimi e Paola Carinelli. Un gruppo che si è scontrato, nella partita di Milano, con quelli che alla fine hanno perso, gli esponenti della provincia, l’attuale capogruppo in Regione Stefano Buffagni e l’ex candidata presidente in Regione Silvana Carcano. La vittoria della Bedori è anche una sconfitta per chi avrebbe voluto il metodo online e una vittoria del metodo Condorcet.
Certo, a posteriori qualcuno riflette che forse una consultazione online avrebbe potuto “frenare” o comunque mascherare quello che è un fenomeno ormai consolidato: l’aumento dei voti a fronte della diminuzione degli iscritti “partecipanti” alle iniziative. Insomma, mutatis mutandis, esattamente quello che è successo a Matteo Renzi: meno iscritti, meno attivisti, più voti. Chissà che non sia di buon auspicio, ma di certo oggi il voto di Milano pone più di una riflessione. Riflessioni che se non arrivano allo scontro, poco ci manca. Di certo il “silenzio stampa” sui numeri ha convinto poco i giornalisti, anche se ha arginato le uscite negative. Ma ha fatto saltare sulla sedia anche i vertici del Movimento che da Milano, forse si aspettavano molto di più. Adesso la “pasionaria” Bedori ha una missione difficile da portare a termine: se chi ben comincia è a metà dell’opera, la sua campagna elettorale è tutta in salita.