Arte, tecnologia e parità: la visione di Deodato per un futuro inclusivo e internazionale - Affaritaliani.it

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Arte, tecnologia e parità: la visione di Deodato per un futuro inclusivo e internazionale

Deodato Salafia racconta come inclusione, tecnologia e passione guidano il successo internazionale del Gruppo Deodato

di Krystel Lowell

Arte, tecnologia e parità: la visione di Deodato per un futuro inclusivo e internazionale

Deodato Salafia racconta come inclusione, tecnologia e passione guidano il successo internazionale del Gruppo Deodato. L'intervista.

 

La certificazione UNI/PdR 125 è stata riconfermata anche quest'anno: quali sono stati gli interventi più significativi che hanno permesso a Deodato Gallery di mantenere questo standard?
Prima di tutto ci tengo a evidenziare un approccio di base fondato sulla promozione di un dialogo costante che permetta alle persone del nostro team di segnalare qualunque stato d'animo o esigenza, in modo chiaro o anonimo. Tra gli interventi più significativi posso sicuramente menzionare la presenza nel CDA di una figura storica dell'azienda, una donna che ha iniziato come stagista, e in meno di 10 anni è diventata consigliere di una società quotata. Infine, continuiamo a supportare le diverse esigenze personali, a cominciare dal sostegno alle mamme del team.

Nel comunicato si parla di un “percorso di cambiamento culturale interno”: quali sono stati gli ostacoli principali affrontati e come li avete superati? 
A dire il vero, più che introdurre una nuova cultura, abbiamo formalizzato pratiche e valori che erano già parte del nostro DNA. Abbiamo infatti compreso che ciò che per alcuni può sembrare naturale deve diventare parte di un processo strutturato. E tradurre i valori in procedure richiede consapevolezza e dedizione costante.

L'esempio di Marzia Pasqualone è emblematico: come viene strutturato in concreto il percorso di crescita e valorizzazione del talento femminile all’interno dell’azienda?
La maggior parte delle persone entrano nel team per uno stage in cui da subito svolgono attività di grande responsabilità con l’obiettivo di passare poi all’assunzione e all’avanzamento di carriera. In questo non c’è assolutamente differenza tra i sessi. E così facendo Marzia Pasqualone è arrivata al CDA. Facile come bere un bicchiere d'acqua.

Oltre alla conformità normativa, in che modo la promozione della parità di genere ha impattato positivamente sulla competitività e sui risultati aziendali nel mercato dell’arte contemporanea?
È un riconoscimento pubblico, nulla di più ma è tanto già così. Come quando ti sposi, non cambia nulla, ma tutti lo sanno e sanno che lì c'è un legame che ti impegna. Per ora il mercato dell'arte contemporanea vede pochi operatori ben strutturati, speriamo di essere un esempio.

Deodato Arte è riconosciuto come leader italiano e punto di riferimento globale per la Pop e Street Art. Qual è stata la visione iniziale che l'ha portata a credere in questo segmento artistico e a renderlo così centrale nella sua proposta?
Da una parte la passione personale, dall'altra la considerazione del fatto che la street art fosse bistrattata in Italia, poco considerata, era una non-arte. E questo mi ha spinto a capirla, fino ad amarla. Devo anche ammettere che tante cose sono avvenute senza una strategia, io amo tutta l'arte, e dico sempre: "non ci sono opere che non mi piacciono, ci sono semmai opere che non conosco".

Avete investito fin da subito nel digitale e nelle nuove tecnologie, arrivando anche a creare un metaverso per l’arte. In che modo crede che la fruizione artistica stia cambiando grazie a queste innovazioni?
L'arte è informazione, con questo abbiamo detto tutto. C'è molta voglia di capire l'arte e di fruirla, oggi un quadro a olio ha sempre il suo fascino, ma l'utente ha bisogno di arrivare preparato dinnanzi ad esso. Le tecnologie sono utili prima e dopo l'incontro con l'opera, e a volte anche durante la fruizione. Certo l'arte si sta anche digitalizzando, ma è un processo lento.

Con gallerie in Italia, Europa e presto anche negli Stati Uniti, Deodato Arte è ormai un marchio internazionale. Come gestisce l’equilibrio tra espansione globale e l’identità italiana del brand?
Siamo italiani, abbiamo artisti anche internazionali e l’equilibrio è dato, semplicemente, dall’energia che gli artisti mi trasmettono. Devo ammettere però che se è stato molto facile portare in Italia artisti di fama internazionale, non è così altrettanto facile aprire sedi all'estero e sdoganare artisti italiani, richiede tanto, tanto lavoro.