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Fashion Week: Scervino, Armani e Gucci superstar. Oggi si chiude

Fashion Week: Scervino, Armani e Gucci superstar. Oggi si chiude

Weekend ricco di sfilate alla Milano Moda Donna primavera-estate 2020. Bellissime le collezioni presentate da Ermanno Scervino, Armani, Gucci e Ferragamo. Oggi giornata di chiusura.

ERMANNO SCERVINO

Da Scervino va in scena l’inno all’italianità. Un’orgogliosa affermazione di capacità artigianali e creative, voluta da due persone che nel Made in Italy hanno sempre creduto fortemente e che il prossimo anno festeggeranno il ventesimo anniversario del loro lavoro. Contrasti sartoriali creano un guardaroba moderno e femminile. Lo stile college è reinterpretato con esuberanza personale. Le fantasie sono protagoniste su camicie, top, pantaloni, gonne e abiti dai colori accesi, abbinati a maglie in cachemire o in impalpabile ciniglia a motivo argail, e declinate anche nelle giacche maschili e nel nuovo pizzo arricchito di strass.L’intimo come abito pubblico, tratto distintivo della Maison, passa dalle sottovesti alle vestaglie, preziose ed eleganti come abiti. La grande notte diventa la grande sera. In fantasia palma, maculata, rigata, check o a pois, riscrive il daywear in chiave glamour. Lo stesso pigiama, in materiali preziosi, sostituisce con nonchalance la formalità del tailleur.La sartorialità, mai fine a se stessa, diventa sport. La pelle, morbida come seta, è usata per abiti, tute e giacche dai colori brillanti. Il jeans diventa stampa, anch’essa morbidissima, percorsa da motivi floreali.Il know how italiano plasma materiali d’eccellenza in modi inediti. Piume realizzate con pizzi valencienne e pizzi ricamati impreziosiscono gli abiti. Per la sera, organze e pizzi plissettati esaltano la sensualità attraverso i giochi di trasparenza. L’inno all’italianità diventa celebrazione di bellezza femminile.

ARMANI

La sfilata di Giorgio Armani è un ritorno all'ordine borghese con una collezione “portabile ma con un colpo d’ala" che non passa inosservato. I colori per la prossima estate sono un inno al rosa e all’azzurro: acquarelli con scintillanti ricami e cristalli, abbinati al nero. Le forme rigorose,  ma fluide e femminili. Gli accessori sono i protagonisti della prossima estate: grandi, plastici, futuristici. Per Re Giorgio la moda "deve essere a uso della gente, e non dei giornali o dell'estro dei designer. Andare controcorrente è dei grandi. Quando vedi qualcosa che diventa di dominio pubblico, hai voglia di uscire fuori da questa cosa, di reagire, di dimostrare che puoi rimanere nell'accettabile pur proponendo delle idee".

GUCCI

Gucci apre la sfilata con modelli che sono come automi su un nastro trasportatore, i piedi nudi, lo sguardo assente e i corpi rinchiusi in tute e abiti bianchi che ricordano la camicia di forza. Alessandro Michele denuncia la divisa come forma di oppressione a cui il creativo ha staccato la corrente. Dopo i 60 look bianco e avorio con cinghie sulla schiena che ricordano un ospedale psichiatrico, le luci si spengono sulla sala, fredda come un ospedale per riaccendersi subito dopo con la sfilata vera e propria. "Divise, abiti da lavoro e indumenti di costrizione, inclusa la camicia di forza, sono stati inseriti in apertura della sfilata Gucci Spring Summer 2020 come la versione più estrema di un'uniforme imposta dalla società e da coloro che la controllano. Questi abiti hanno avuto unicamente la funzione di veicolare un preciso messaggio e non faranno parte della collezione in vendita".

La vera sfilata manda in passerella 89 look della collezione Spring Summer 2020, che trasmettono il concetto di moda come strumento di esplorazione e autoespressione, coltivando la bellezza e rendendo la diversità sacrosanta. Una sorta di rinascita. Ecco allora sfilare in passerella abiti con richiamo agli anni d’oro del passato di Gucci.  Un’eleganza sexy, linee semplici, corpi scoperti, di colori seducenti mixati ad arte. Ci sono i frustini che echeggiano al mondo dell’equitazione, la vernice nera di dettaglio. «Lo show è un’occasione dove si può fare sesso con una cosa che ti piace», a proposito degli accessori con la scritta Gucci orgasmique.

SALVATORE FERRAGAMO

Scavare nel passato guardando al futuro. E' un ritorno alla normalità, all’eleganza, allo stile puro quello di Paul Andrew per Salvatore Ferragamo. "Questa è la mia quarta sfilata e lavorando alla collezione mi sono reso conto che non avevo mai fatto qualcosa di davvero classico, di iconico e ho pensato che potesse essere una sfida". Il riferimento è alle calzature, come ‘The Viva Shoe’ ispirata a Vara, l’iconica décolleté presentata nel 1979 da Fiamma Ferragamo, figlia di Salvatore, dalla forma più armonica dalla costruzione arricciata.

E poi il calzino di nappa indossato con i sandali che riprende i Kyoto socks, un modello realizzato da Salvatore Ferragamo in persona dopo un viaggio nel Giappone delle geishe. Classico e contemporaneo che dialogano, dunque, nei tacchi scultura dei sandali e delle ballerine ispirate alle opere dell’architetto Richard Serra o ai colori dei verri di Murano, scoperti dallo stilista durante un viaggio a Venezia. E che oggi tornano nei tacchi in plexiglass, nei tessuti e nei gioielli. E che gioielli: i collari e i bracciali in resina, lavorata con la tecnica della stampa 3D, sono piccole sculture à porter, pennellate di corallo, arancio, deserto e rosa candy. E poi i tessuti: rafia, popeline, velluto leggero. La pelle, cifra stilistica di Andrew ma soprattutto della maison fiorentina, si fa super sottile, duttile, impalpabile. 

"Per le stampe sono partito da una fotografia trovata sul caminetto. Risale agli anni ‘80 e ritrae me e mio fratello da piccoli, con nostra madre, durante una vacanza in Sicilia. Indossavo dei pantaloncini con stampe improbabili ma volevo trasmettere questo senso di allegria, solarità, così ho riprodotto lo stesso motivo sugli abiti di questa collezione". Collezione che si apre con una palette neutra: i bianchi, gli écru, tanti monocolori, i rosa e gli arancioni pastello. Nuova forma viene ridata anche alla silhouette con la bubble skirt, la gonna a palloncino indossata da Binx Walton, o i top di maglia aperti sul retro, che lasciano la schiena nuda. E poi la jumpsuit, capo cult di Paul Andrew, i gilet sartoriali, i pantaloni con la coulisse in vita, allacciati alla caviglia. L’artigianalità si respira anche nell’abito in maglia Raschel o in quello smanicato lavorato a crochet. Capitolo borse, eleganza in libertà. E declinata in forme e dimensioni diverse. C’è l’iconica Studio bag, tra i bestseller della maison, in versione oversize blu cobalto.

LUNEDì 23 SETTEMBRE

H 9.30 Ultrachic, Piazza Duomo scalone Arengario

H 10.30 Alexandra Moura, Piazza Duomo scalone Arengario

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Tags:
milano fashion week





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