Milano
Milano, Generali e l’afa del potere
Milano ha la memoria corta, ma i simboli sanno farsi sentire. L’insegna che crolla è un’epifania. È la materializzazione di un sistema che si regge su un equilibrio instabile. Il commento

L'insegna Generali sulla Torre Hadid a CityLife Milano
Milano, Generali e l’afa del potere
Erano quasi le sette del mattino e il sole si annunciava appena dietro le vetrate lucide di CityLife, quando l’insegna delle Assicurazioni Generali — rossa, impettita, sovrana — si è schiantata giù dai 192 metri della Torre Hadid come un imperatore ubriaco che cade dal trono. Nessun ferito, per fortuna. Ma l’eco del crollo ha tremato fino al cuore della finanza italiana.
Milano, città che crede negli skyline come un tempo credeva nei santi, ha visto la sua nuova cattedrale perdere la croce. E qualcuno parla di caldo. Caldo? Come se il caldo bastasse a spiegare perché una delle torri simbolo del capitalismo tricolore perda il suo vessillo nel bel mezzo di un'estate finanziaria più incandescente di tutte le altre.
Sotto quella caduta ci sta il peso di una storia troppo grossa per stare sulle spalle dell’acciaio. Generali, Mediobanca, MPS: i tre nomi che si rincorrono da settimane sui tavoli ovattati delle stanze dove si disegna il futuro — o quel che ne resta — del capitalismo italiano.
Ora, chi conosce Milano sa leggere anche i suoi silenzi. CityLife non è solo un quartiere; è una metafora ambulante. Torre Hadid, detta “lo Storto”, non poteva avere soprannome più profetico. Un monumento alla finanza postmoderna, eretto su curve ardite e promesse di stabilità. Ma la finanza, oggi, curva per davvero — sotto il peso delle strategie, dei fondi, delle partecipazioni incrociate e delle manovre che ricordano più i manuali di guerra che i bilanci.
Generali non è un nome qualunque. È l’ultima compagnia a ricordare, almeno nel nome e nell’orgoglio, l’Italia dei tempi in cui Trieste era un avamposto d’Europa e le assicurazioni erano faccenda da galantuomini. Ora, si gioca a Risiko: Delfin, Caltagirone, Mediobanca, i francesi di AXA che bussano alla porta con l’educazione dei conquistatori.
CityLife, l'insegna che crolla è un'epifania
L’insegna che crolla è un’epifania. È la materializzazione di un sistema che si regge su un equilibrio instabile, dove l’afa del potere — più ancora del caldo d’estate — toglie il fiato a una finanza che non sa più respirare libera, ma solo per procura.
A CityLife si evacua la piazza. Ma quella che va evacuata, forse, è un’intera stagione della finanza italiana: quella fatta di salotti che non sanno più che libri leggere, di manager cresciuti nei consigli d’amministrazione come bonsai, potati per non disturbare.
E Milano? Milano osserva, come sempre. La città che digerisce tutto: la moda, le torri, le rivoluzioni di carta. Ma ogni tanto, anche lei si ferma a guardare in alto, dove il cielo si spezza. E capisce che forse non era solo un’insegna.
Era un avvertimento.
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