Milano
Milano, i carabinieri si costituiscono parte civile nel processo all'amico di Ramy
Fares Bouzidi, il 22enne alla guida dello scooter su cui viaggiava anche Ramy Elgaml, a giudizio il 26 giugno per resistenza a pubblico ufficiale

Milano, i carabinieri si costituiscono parte civile nel processo all'amico di Ramy
Saranno probabilmente i carabinieri, coinvolti nell’inseguimento notturno del 24 novembre scorso, a costituirsi parte civile nel processo per resistenza a pubblico ufficiale contro Fares Bouzidi, il 22enne alla guida dello scooter su cui viaggiava anche Ramy Elgaml, il 19enne morto nello schianto finale. I sei militari, a bordo di tre pattuglie diverse, risultano ufficialmente come persone offese nel procedimento e, secondo quanto trapela, i loro legali presenteranno le istanze di costituzione all’udienza di mercoledì 26 giugno, davanti al gup di Milano Fabrizio Filice. Alcune valutazioni sono ancora in corso.
Quel giorno si aprirà il giudizio abbreviato per Bouzidi, inizialmente finito agli arresti domiciliari e poi sottoposto all’obbligo di firma. L’accusa è di resistenza a pubblico ufficiale, legata all’inseguimento di circa otto chilometri che si concluse in via Ripamonti, dove il mezzo con i due ragazzi finì contro un palo: Ramy morì sul colpo, Bouzidi rimase gravemente ferito.
Le indagini per omicidio stradale prossime alla chiusura
Intanto, la Procura di Milano – con i pm Giancarla Serafini e Marco Cirigliano – è vicina alla chiusura delle indagini per omicidio stradale. Al centro dell’approfondimento, il ruolo del carabiniere alla guida della terza ‘gazzella’ dell’Arma. Secondo la relazione tecnica dell’ingegnere Domenico Romaniello, consulente della Procura, il comportamento del militare sarebbe stato corretto. A suo dire, la responsabilità dell’incidente ricadrebbe interamente su Bouzidi.
La consulenza, lunga 164 pagine, descrive la dinamica del sinistro: il T Max avrebbe tentato di svoltare a sinistra, sbandando e deviando bruscamente verso destra. A quel punto, il carabiniere che lo seguiva avrebbe avuto di fronte il mezzo, senza possibilità di sterzare né da un lato né dall’altro. Avrebbe cercato di frenare, ma l’impatto sarebbe stato inevitabile, causando lo schianto contro un semaforo. Alla luce di questa ricostruzione, non è escluso che i magistrati chiedano l’archiviazione per il militare e procedano con una richiesta di rinvio a giudizio solo per Bouzidi, accusato di concorso in omicidio stradale.
Restano invece in fase istruttoria gli accertamenti su altri due carabinieri, indagati per depistaggio, frode processuale e favoreggiamento: avrebbero chiesto a un testimone di cancellare un video girato con il cellulare subito dopo l’incidente.
Secondo la ricostruzione dei pm, quella notte Bouzidi era alla guida del mezzo senza patente e sotto effetto di sostanze stupefacenti. Non si sarebbe fermato all’alt dei carabinieri e avrebbe dato il via a una fuga a velocità elevata, con manovre pericolose e sorpassi a destra, attraversando strade in contromano. Un comportamento che il consulente definisce “spregiudicato ed estremamente pericoloso”, con cui il giovane si sarebbe “assunto il rischio delle conseguenze”.