Milano
San Raffaele, notte di caos in terapia intensiva. La mail del medico: "Dosi decuplicate e terapie scadute"
Si dimette l'amministratore unico Francesco Galli. Infermieri di una cooperativa mandati allo sbaraglio. Bertolaso dispone un’indagine di Ats, l'opposizione incalza

Terremoto al San Raffaele, si dimette l’amministratore unico Galli dopo il caos nel reparto di cure intensive
La notte tra il 6 e il 7 dicembre il padiglione Iceberg del San Raffaele, che ospita l’admission room e i reparti di medicina ad alta intensità e di cure intensive, è finito in tilt a causa di una serie di criticità segnalate dal personale. Secondo quanto riportato, la situazione sarebbe stata innescata dalla presunta inesperienza degli infermieri provenienti da una cooperativa esterna, a cui era stato affidato il servizio di assistenza dei pazienti.
Gli errori che hanno mandato in tilt il padiglione Iceberg del San Raffaele
Nel corso della serata si sarebbero verificati errori tali da costringere la direzione sanitaria e i primari a bloccare gli accessi dal pronto soccorso e a dirottare i pazienti in altri dipartimenti dell’ospedale. Una decisione estrema, maturata dopo che medici e dirigenti avevano già espresso contrarietà alla scelta di esternalizzare il personale infermieristico nel reparto più delicato della struttura.
La decisione del cda e le dimissioni di Galli
Di fronte ai “gravi fatti verificatisi”, il consiglio di amministrazione del Gruppo San Donato si è riunito d’urgenza e ha votato all’unanimità la procedura di revoca dell’amministratore unico del San Raffaele, Francesco Galli. Galli ha anticipato la mossa del Cda rassegnando immediatamente le dimissioni. Nella stessa seduta è stato nominato come nuovo amministratore unico l’ingegner Marco Centenari, già amministratore delegato del Gruppo San Donato.
Centenari ha confermato la piena disponibilità della struttura e dei professionisti coinvolti affinché sia assicurata “la assoluta trasparenza” e siano tutelate “prima di tutto la salute e la sicurezza dei cittadini”, come riportato nella nota ufficiale.
La mail del medico sulla notte shock al San Raffaele: "Dosi decuplicate e terapie scadute"
Infermieri che non sanno dove si trovino i farmaci, che commettono errori di somministrazione delle terapie, che sono del tutto disorientati perche' non hanno le competenze necessarie a districarsi nei reparti piu' delicati dell'ospedale, carrelli coi farmaci 'disastrati' nei corridoi. E' quanto emerge in una mail, visionata dall'AGI, scritta da un medico il 6 dicembre scorso a una collega con oggetto 'Segnalazione criticita' personale infermieristico notte 5-6 dicembre reparto Iceberg'.
"Come da oggetto e accordi intercorsi a seguito della telefonata di oggi, le invio l'elenco di alcune delle principali e piu' gravi criticita' da me riscontrate nella notte tra il 5 e il 6 dicembre, nei reparti Admission room 3I, Medicina Generale intensiva. e Medicina Generale. C.A. 3I in qualita' di medico di guardia di turno. Un infermiere del primo gruppo (letti 301.1-306) riferisce di non aver mai fatto affiancamento in reparto e di essere al suo primo turno presso l'Ospedale San Raffaele. Non sapeva dove fossero i farmaci, non risultava in grado di caricare gli esami ematici su SAP (piattaforma informatica, ndr), non in grado di gestire NIV, (ventilazione meccanica non invasiva, ndr) ne' terapia insulinica in continuo. Carrelli infermieristici disordinati e non rinnovati".
"L'infermiera destinata ai letti di Admission Room non sapeva i nomi dei farmaci prescritti, non comprende bene l'italiano (Amiodarone 150mg, diventa modarone 500mg). La medesima infermiera commetteva errore di somministrazione di amiodarone somministrandola a 200ml/h anziche' a 20ml/h (1h anziche' 12 ore) per paziente (omissis) di admission room (indicazioni di somministrazione correttamente riportate nel programma di prescrizione e riportate anche su carta da parte mia per agevolare la prescrizione da parte dell'infermiera che colta in flagranza riferiva di aver gettato il mio scritto) La stessa infermiera attorno alle ore 5 si allontanava definitivamente dal reparto, senza piu' ripresentarsi. Si rendeva necessario richiedere al personale infermieristico rimanente di coprire anche i letti non piu' presidiati".
"Quasi tutte le terapie della notte risultavano scadute, rendendo impossibile capire se fossero state effettivamente somministrate o meno. Si consigliava agli infermieri di riportare in diario di cartella cartacea infermieristica, confermando le prescrizioni effettivamente somministrate". Secondo questo resoconto, "la maggior parte degli infermieri non era ancora dotata di credenziali personali, per cui venivano usate da quasi tutti le credenziali di una collega, per vedere e somministrare la terapia".
Bertolaso ha ordinato un’indagine immediata di Ats
Sulla vicenda è intervenuto anche l’assessore regionale al Welfare, Guido Bertolaso, che ha annunciato l’avvio di un’indagine da parte di Ats per ricostruire con precisione quanto accaduto. L’istruttoria dovrà verificare eventuali criticità organizzative o procedurali attraverso l’ascolto di tutto il personale coinvolto e l’acquisizione della documentazione necessaria. Al termine, ha spiegato Bertolaso, saranno adottate “tutte le misure ritenute opportune per garantire che situazioni analoghe non possano ripetersi”. "Vediamo, dopo l'esame dei risultati delle ispezioni potremo avere idee piu' chiare". Lo ha detto il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana oggi.
Majorino (Pd): "La sanità lombarda va ribaltata"
"Non esiste un caso San Raffaele, esiste un caso Lombardia. Quello che è avvenuto nei giorni scorsi in quell'ospedale è il frutto di anni di subalternità nel rapporto tra pubblico e privato in sanità. Ora, dopo le ovvie dimissioni di Galli, va ribaltata la gestione della sanità lombarda. Per questo crediamo, con le altre opposizioni, che ci voglia una seduta straordinaria del Consiglio regionale per mettere mano a un modello tanto sbilanciato, che lede gli interessi dei lombardi ad essere curati in modo dignitoso e in tempi accettabili, a prescindere da quanti soldi hanno in tasca". Lo dichiara n una nota Pierfrancesco Majorino, capogruppo Pd in Regione Lombardia.











