Milano
Ancora su San Vittore, dove la politica deve solo vergognarsi
Anche Beppe Sala torna a parlare dell'opportunità di spostare San Vittore. C'è un progetto vecchio 15 anni. Nel mezzo tante parole ma nulla di concreto. Mentre le condizioni nel carcere sono diventate insostenibili. Il commento

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Ancora su San Vittore, dove la politica deve solo vergognarsi
Questa volta mi esce proprio dal cuore. Bravo Beppe Sala. Sul carcere ha detto parole sante. Ieri ho parlato giusto di questo, nella rubrica che scrivo tutte le mattine: lo spostamento del carcere di San Vittore. Neanche a farlo apposta, lui ha detto parole chiare qualche ora dopo. Quello di spostare San Vittore è un vecchio progetto, purtroppo rimasto nel cassetto per troppi anni. Ora dovrebbe essere affrontato nuovamente, quel tema. Un tema di civiltà, e pure di urbanistica. In una zona molto urbanizzata "liberare" spazio potrebbe non essere una cattiva idea. Diritti e verde, una ottima accoppiata. Quindi, bravo sindaco, stavolta l'applauso se lo merita tutto.
Però. Però c'è da dire una cosa: tra quel vecchio progetto della Moratti e oggi sono passati circa 15 anni. Quindici anni di moniti, sollecitazioni, lettere, testimonianze, incendi, pestaggi, violenze. Non si è fatto niente: la politica è andata avanti a parlare di tutto. Anche delle idiozie, soprattutto delle idiozie. E quel tema è stato letteralmente sotterrato. Una vergogna senza fine. La verità è che certi temi, difficili, possono essere portati avanti solo lontano dai riflettori.
L'esempio dell'Ortomercato di Milano
Come la ristrutturazione dell'Ortomercato. Era un luogo di illegalità, ma grazie a uno come Cesare Ferrero, il presidente testardissimo e volitivo, sta pian piano cambiando. La ristrutturazione è in corso, e in parte già conclusa, sempre con il suo motto: meglio chiedere scusa che per favore. Prima si fanno le cose, e poi si affrontano le conseguenze delle nostre azioni. Ecco, ci sono certe cose, come San Vittore e altre grandi battaglie, per le quali si può fare solo così. Sennò vivremo di moniti e moriremo di noia e vergogna.
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