Milano
San Vittore, Sala rilancia l'ipotesi dello spostamento: "Condizioni non dignitose"
Il sindaco di Milano dopo l’incendio e i disordini degli scorsi giorni: “Non può essere il carcere del futuro”

San Vittore, Sala rilancia l'ipotesi dello spostamento: "Condizioni non dignitose"
«A San Vittore la situazione non è bella, neppure dopo quanto accaduto ieri». Lo ha dichiarato il sindaco di Milano Giuseppe Sala a margine del Consiglio di amministrazione del Teatro alla Scala, tornando sull’incendio che nei giorni scorsi ha interessato la casa circondariale. Parole nette, accompagnate da una valutazione altrettanto chiara sul futuro della struttura: «Non credo che San Vittore possa essere un carcere per il futuro: le condizioni di vita al suo interno non sono assolutamente dignitose».
Il primo cittadino ha così riaperto un tema che da anni attraversa il dibattito cittadino e istituzionale, condiviso da amministratori locali, operatori del settore e associazioni impegnate nella tutela dei diritti dei detenuti. Sala ha rilanciato una proposta già emersa in passato, quella della ricollocazione del carcere in un’altra area della città o dell’hinterland. «La soluzione ideale sarebbe spostare San Vittore e lasciare al suo posto un parco, uno spazio verde a disposizione dei cittadini», ha spiegato, sottolineando come la questione non possa più essere rinviata. «È necessario almeno affrontare seriamente la questione, perché non si può andare avanti così».
L’incendio dell’altra sera, pur circoscritto, ha riportato al centro dell’attenzione le fragilità strutturali di un edificio storico, segnato dal sovraffollamento e da impianti ormai obsoleti. Il trasferimento temporaneo dei detenuti, disposto per ragioni di sicurezza, è stato una misura straordinaria ma necessaria, che ha evidenziato ancora una volta l’urgenza di interventi strutturali o di una soluzione radicale.
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Sala: "Poteva esserci un esito drammatico"
«Quello che è successo l’altro giorno poteva davvero finire in modo drammatico», ha concluso Sala, ribadendo la necessità di ripensare il futuro del carcere non solo in termini di sicurezza, ma anche di dignità delle persone detenute e di chi vi lavora quotidianamente. La vicenda di San Vittore si inserisce così in una riflessione più ampia sul sistema carcerario e sul rapporto tra la città e le sue strutture penitenziarie, riaprendo un confronto che da anni attende risposte concrete.
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