Milano torna senza limiti: cittadini e commercianti divisi sulla fine delle regole anti-movida - Affaritaliani.it

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Ultimo aggiornamento: 12:09

Milano torna senza limiti: cittadini e commercianti divisi sulla fine delle regole anti-movida

Dal 4 novembre cesseranno le restrizioni introdotte a maggio dal Comune per limitare disordini e schiamazzi. Il timore di un'ondata di ricorsi.

di Giorgio d'Enrico

Milano torna senza limiti: cittadini e commercianti divisi sulla fine delle regole anti-movida 

Il 4 novembre scadrà l’ordinanza comunale che da fine maggio ha regolato la movida in quattordici quartieri di Milano, tra cui Navigli, Lazzaretto, Arco della Pace, Isola, Porta Venezia e Nolo. Dal giorno successivo, le misure adottate per contenere rumori, schiamazzi e affollamento notturno cesseranno di essere valide: stop ai limiti orari dei dehors e via libera alla vendita di bevande alcoliche anche per l’asporto nelle ore serali. In pratica, la città tornerà alle regole precedenti, senza restrizioni specifiche sulla vita notturna.

L’ipotesi di rendere le regole strutturali dal 2026

Da Palazzo Marino confermano che le misure non verranno rinnovate nell’immediato. L’obiettivo della Giunta, infatti, è inserire la regolamentazione della movida nel Regolamento di Polizia Urbana, trasformando l’ordinanza — finora rinnovata anno per anno — in una norma stabile e non più emergenziale. «Vogliamo valutare fino in fondo gli effetti di questi due anni di ordinanze, prima di rendere le regole definitive», spiega a "Repubblica" Marco Granelli, assessore ai Lavori pubblici, alla Cura del territorio e alla Protezione civile. Il nuovo quadro normativo, però, non arriverà prima di maggio 2026, cioè dopo la prossima estate.

I comitati dei residenti: «Ordinanza inutile, rumore insopportabile»

Per molti cittadini, comunque, i risultati sono già chiari: le misure imposte finora dal Comune non sono state sufficienti. «L’ordinanza è stata completamente inutile: le misure non hanno funzionato», replica sempre a "Repubblica" Elena Montafia, portavoce del Comitato MilaNo Degrado e Malamovida e presidente del Comitato Lazzaretto. Secondo i residenti, i divieti di vendita di alcolici dopo le 22 e di asporto dopo mezzanotte sono stati facilmente aggirati, mentre l’obbligo di chiusura anticipata dei dehors «non cambia nulla, perché le persone non se ne vanno davvero allo scoccare dell’orario». Il tema centrale resta il rumore notturno: secondo le rilevazioni Arpa effettuate da maggio in poi, in alcune strade la notte si registrano 70-80 decibel, contro i 55 massimi consentiti dalla normativa. 

Cinque cause civili: presto la sentenza del Lazzaretto

Negli ultimi mesi, i comitati cittadini di Cinque Vie, Navigli e Garibaldi hanno avviato ricorsi civili contro il Comune; e il comitato Garibaldi ha già ottenuto una prima vittoria al Tar. Il caso più avanzato, però, è quello del Lazzaretto, in Tribunale dal 2023 e con la sentenza attesa nelle prossime settimane. Se i cittadini dovessero vincere, infatti, Palazzo Marino potrebbe essere obbligato non solo a risarcire i residenti, ma anche a regolamentare in modo più rigido la movida nella zona. I precedenti sorridono ai comitati: negli ultimi anni decisioni simili hanno dato ragione ai residenti nei tribunali di Torino, Como, Napoli e Brescia.

I commercianti: «Misure dannose per il lavoro, servono tavoli non divieti»

Come se non bastasse la spada di Damocle delle richieste in tribunale portate avanti dai comitati cittadini, il Comune deve affrontare anche la posizione dei commercianti, nettamente opposta a quella dei residenti. I gestori di bar e locali lamentano, infatti, perdite economiche e calo della clientela serale: «L’ordinanza ha avuto un impatto negativo sulle attività commerciali» - afferma, raggiunto da "Repubblica,  Carlo Squeri, segretario di Epam - Associazione Esercizi Pubblici Milano (affiliata a Confcommercio) - «La sera a Milano si esce più tardi: vietare l’asporto dopo mezzanotte non ha senso». Secondo Squeri, i dehors non andrebbero limitati: «Avere i clienti seduti ai tavolini all’esterno è un modo per tenerli sotto controllo. Chiudere i dehors significa spingere la gente per strada, aumentando confusione e rumore». La richiesta degli esercenti è chiara: aprire un nuovo tavolo con Comune e comitati cittadini per «trovare una soluzione condivisa».

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