Milano
Overshoot Day, Maddalena (Safe): “Europa in ritardo, serve più circolarità e meno consumo”
Il 6 maggio l’Italia ha esaurito le risorse naturali per il 2025. SAFE: “Necessario un cambio di passo, la sostenibilità non può più attendere”

Giuliano Maddalena
Overshoot Day, Maddalena (Safe): “Europa in ritardo, serve più circolarità e meno consumo”
Nella giornata di oggi, 6 maggio 2025, l’Italia raggiunge il proprio Overshoot Day: il giorno in cui il nostro Paese ha esaurito la quota annuale di risorse naturali che la Terra è in grado di rigenerare in dodici mesi. Da domani, vivremo “in debito” ecologico, consumando risorse che spetterebbero alle generazioni future. “Un segnale preoccupante, che conferma la necessità di accelerare la transizione verso modelli di sviluppo più sostenibile”, commenta Giuliano Maddalena, Direttore di SAFE, hub italiano delle economie circolari.
Secondo gli ultimi dati del Global Footprint Network, l’Overshoot Day dell’Italia è il 6 maggio, mentre la maggior parte dei Paesi europei ha già superato questa soglia: la Germania il 3 maggio, la Francia il 19 aprile, la Norvegia il 16 aprile, l’Austria il 29 marzo. Solo l’Albania, tra i Paesi europei, raggiungerà il proprio Overshoot Day più avanti, il 13 settembre. Nel resto del mondo, i Paesi con i consumi più alti, come il Lussemburgo (17 febbraio) e gli Stati Uniti (13 marzo), esauriscono le risorse ancora prima; al contrario, nazioni come l’Indonesia (18 novembre) o l’Uruguay (17 dicembre) mantengono una maggiore sostenibilità.
Europa ancora indietro nella transizione circolare
In questa occasione, SAFE richiama l’attenzione sul ruolo storico che l’Europa è chiamata a svolgere nella transizione verso un modello realmente circolare e sostenibile: “La riforma europea per l’Economia Circolare è in atto, è ambiziosa, ma i risultati ecologici ancora non si vedono. Le direttive e i regolamenti entrati in vigore o in procinto di esserlo prevedono passi graduali, perché il sistema produttivo abbia il tempo di trasformarsi, e a volte la complessità delle concertazioni ritarda, fisiologicamente, l’applicazione dei provvedimenti. Bisogna infatti conciliare l’ecologia con la prosperità”, prosegue Maddalena.
Consumo e ricchezza: l’impatto ambientale resta alto nei Paesi sviluppati
I dati del Global Footprint Network evidenziano inoltre che i Paesi europei a reddito medio e medio-alto, incluso il nostro, continuano a impattare più della Cina e di molti Paesi in via di sviluppo. “Molto meglio degli europei, in generale, vanno la gran maggioranza dei Paesi asiatici, africani e latinoamericani, dove la legislazione ambientale tende a essere molto più indietro della nostra. Ciò mette in evidenza una cruda realtà: l’impatto ambientale continua a essere agganciato soprattutto ai livelli di ricchezza e di consumo, e non alla qualità delle politiche ambientali”, sottolinea Maddalena.
Una responsabilità storica: esportare il modello circolare, non solo quello industriale
Analizzando i livelli di consumo effettivi, Paesi come Italia, Francia e Germania rimangono sostanzialmente stabili rispetto al 2024, mentre i Paesi in via di sviluppo, pur mantenendo un impatto minore, vedono anticipare sempre più la data del proprio Overshoot Day man mano che crescono in termini di benessere. “D’altronde, come impedire loro di aspirare a standard di benessere simili al nostro? L’Europa, che nei secoli passati ha esportato il proprio modello di sviluppo al mondo intero, ora deve affrettarsi ad esportare la propria visione di circolarità. Sperando che la velocità dello sviluppo selvaggio non superi quella delle riforme ambientali”, conclude Maddalena.