Pamela: il referto medico della precedente aggressione: le violenze, la presenza dei carabinieri e la mancata denuncia - Affaritaliani.it

Milano

Ultimo aggiornamento: 11:03

Pamela: il referto medico della precedente aggressione: le violenze, la presenza dei carabinieri e la mancata denuncia

Un anno prima di essere uccisa, Pamela Genini era finita al pronto soccorso dopo una violenta aggressione di Soncin. Nel referto le botte e la paura della donna, che tuttavia non denunciò nonostante l'intervento dei carabinieri

di Giorgio d'Enrico

Nel settembre 2024, un anno prima del femminicidio di Milano, Pamela Genini era già stata picchiata dal compagno Gianluca Soncin. Il referto del pronto soccorso di Seriate parla di fratture, traumi e violenze reiterate, oltre alla paura esplicita che lui potesse ucciderla. Nonostante l’intervento dei Carabinieri, nessuna segnalazione arrivò alle Procure di Bergamo o Ravenna e non fu attivato il codice rosso. Il 14 ottobre 2025 Soncin l’ha uccisa con oltre trenta coltellate in via Iglesias.

Pamela: il referto medico della precedente aggressione, la presenza dei carabinieri e la mancata denuncia

Pamela Genini aveva già denunciato con il corpo quello che la voce non riusciva più a dire. Era il 3 settembre 2024 quando la giovane, allora 28enne, venne picchiata dal compagno Gianluca Soncin nella casa di lui a Cervia. Il giorno successivo, ancora sotto shock, si presentò al pronto soccorso di Seriate, nel Bergamasco. Il referto dell’ospedale, pubblicato dal Corriere della Sera, riporta una frattura a un dito della mano destra e una prognosi di venti giorni: segni evidenti di un’aggressione violenta.

Il racconto di Pamela: “Mi ha colpita alla testa e trascinata per i capelli”

Davanti ai medici, Pamela racconta tutto. “Riferisce ieri sera aggressione fisica da parte del compagno non convivente Gianluca Soncin (paziente psichiatrico in terapia) buttata a terra e colpita alla testa con pugni, trascinata poi per i capelli per diversi metri. Inoltre ha lanciato oggetti addosso provocandole un trauma al IV dito mano dx. Plurimi graffi agli arti inferiori. Le strappava una ciocca di capelli. Nega violenza sessuale in questa occasione, avvenuta però in passato”.

L’intervento dei Carabinieri e l’assenza di segnalazioni: la mancata attivazione del Codice rosso

Il documento annota: “Intervenute le forze dell’ordine ma non effettuata denuncia. Il tutto è avvenuto presso la casa dell’accusato in altra regione a Cervia, dove la paziente si è recata autonomamente. Non primo episodio. Numerose minacce verbali e via sms. Mai effettuati precedenti accessi. Negli ultimi mesi frequenti episodi di violenza reiterata”. Nonostante l’intervento dei Carabinieri sia a Cervia, per la lite domestica, sia a Seriate, allertati dall’ospedale, nessuna segnalazione raggiunse le Procure di Bergamo e Ravenna. Di conseguenza non venne mai attivato il “codice rosso” che avrebbe potuto fermare Soncin.

Durante la visita, i medici sottoposero a Pamela le cinque domande del protocollo per la valutazione del rischio di violenza. Le sue risposte furono tutte positive: confermò la gelosia ossessiva del compagno, l’aumento della gravità delle aggressioni, le minacce con un’arma e, soprattutto, la paura concreta che lui potesse ucciderla.

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Dall’allarme ignorato al delitto a Milano

Quattordici mesi dopo, la paura divenne realtà. È martedì 14 ottobre 2025 quando i vicini del civico 33 di via Iglesias, nel quartiere Gorla di Milano, chiamano il 112: da un appartamento arrivano urla disperate. Dentro, Pamela chiede aiuto mentre Soncin, 52 anni, la aggredisce con ferocia. Secondo l’autopsia, la uccide con oltre trenta coltellate.

Soncin era entrato di soppiatto nell’appartamento della compagna usando un doppione delle chiavi che aveva fatto di nascosto. Pamela, in casa con la sua cagnolina, era al telefono con il suo ex, divenuto nel tempo un amico. È lui a sentire le sue ultime parole di terrore e a dare l’allarme. Quando i soccorsi arrivano, per Pamela non c’è più nulla da fare. Un anno prima lo aveva detto chiaramente: aveva paura che l’uomo che diceva di amarla potesse ucciderla. Nessuno l’ha salvata.

 








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