Parigi ospita la più importante mostra dedicata a David Hockney - Affaritaliani.it

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Parigi ospita la più importante mostra dedicata a David Hockney

L'ottantottenne maestro britannico è protagonista alla Fondation Louis Vuitton con “David Hockney 25”, esibizione da lui stesso supervisionata e dedicata in particolare alle opere più recenti. Un’esplosione di colori, tecniche e visioni

di Gian Piero Rabuffi

Parigi ospita la più importante mostra dedicata a David Hockney

"Ricordatevi: non possono cancellare la Primavera". Questo il messaggio di speranza che David Hockney volle diffondere nel 2021, in un mondo stravolto dalla pandemia Covid-19. Parole che sono più di una generica manifestazione di ottimismo, espressione di un approccio gioioso alla vita. Sono uno statement che ben si presta a sintetizzare l'intero percorso artistico del maestro britannico. La cui vivacità e fertilità, la capacità di rinnovarsi (la primavera è rigenerazione) non paiono risentire del tempo che passa. A ottantotto anni Hockney è ora protagonista alla Fondation Louis Vuitton di Parigi di una mostra che lui stesso ha definito "la più grande che abbia mai avuto". Oltre quattrocento opere per una retrospettiva atipica: gran parte delle opere si concentra infatti sulla produzione degli ultimi venticinque anni. E proprio "David Hockney 25" è il nome dell'esibizione visitabile sino al 31 agosto.

Curata da  Suzanne Pagé, direttrice artistica della Fondation Louis Vuitton, con François Michaud e Magdalena Gemra. Ma con il contributo di Sir Norman Rosenthal, ex direttore della Royal Academy di Londra. E con la significativa collaborazione di Jonathan Wilkinson e Jean-Pierre Gonçalves de Lima. Ovvero l'assistente e il partner di Hockney, che ha di fatto supervisionato la selezione delle opere ed il loro allestimento. E se qualcuno, come non ha mancato di notare Le Monde, ha manifestato riserve su alcune scelte effettuate, è Suzanne Pagé a tagliare corto: "È stato lo stesso David Hockney a decidere le scelte per la mostra. Anche se Norman Rosenthal è il curatore, è David a essere responsabile dell’allestimento. Punto. Dopo tutto, è lui il padrone di casa. Se c’è un responsabile per questa mostra, è l’artista e nessun altro".

27th March 2020, No. 1, 2020
Il cuore della mostra è un’esplosione di colori, tecniche e visioni. Si va dagli oli su tela ai disegni a carboncino, dall’arte digitale realizzata su iPad alle installazioni video immersive. L’artista britannico, che fin dagli anni Sessanta ha saputo rinnovarsi con sorprendente coerenza, rivendica un’idea di continuità e stupore. "Sono sempre stato felice quando lavoravo, quando dipingevo. E anche quando ero un po’ triste, per varie ragioni, non appena cominciavo a dipingere, non lo ero più davvero..." 

A Parigi l'alfa e l'omega del percorso artistico di Hockney

L’esposizione si apre al livello dello “stagno” con una selezione di lavori giovanili tra i quali "Portrait of My Father" (1955), realizzato a Bradford. E si conclude con opere realizzate a Londra nel 2023-2024. Tra queste, due lavori enigmatici: "After Munch: Less is Known than People Think" (2023) e "After Blake: Less is Known than People Think" (2024). “Sono opere spirituali - ha detto Hockney -, una meditazione sulla morte e oltre". In esse si intrecciano astronomia, storia e geografia, in un’ultima, poetica visione del mondo. L'alfa e l'omega dell'esposizione parigina sono dunque anche idealmente l'alfa e l'omega del percorso umano e artistico di Hockney, attraverso oltre settanta anni di gioiosa creatività. Dall'omaggio alle radici, rappresentate dal genitore, alla riflessione – inevitabile per un uomo ormai ottantottenne – sulla finitudine dell'esistenza. Nel mezzo, una vita intera. Quella vita che Hockney ha sempre ardentemente celebrato. 

May blossom on the roman road, 2009
 

Da una prospettiva squisitamente privata, molto spesso autobiografica. Ma parlando di se stesso ed a se stesso, delle proprie passioni e curiosità, dei propri entusiasmi, è riuscito a parlare a tutti. Semplice e diretto nelle sue rappresentazioni, che hanno finito per divenire universali. Si pensi a  celebri tele californiane come "A Bigger Splash" (1967) e "Portrait of an Artist (Pool with Two Figures)" (1972), in cui il tema dell’acqua diventa metafora di libertà e introspezione. Soggetti che impongono l'artista all'attenzione internazionale come una delle voci contemporanee più fresche e singolari. Ma anche immediatamente “classiche”.

Christopher Isherwood and Don Bachardy, 1968
 

Con il suo figurativismo atemporale, ostentatamente semplificato (che non significa semplice) Hockney ha saputo trovare una vita inedita per rinnovare i canoni del ritratto e del paesaggio. Per il primo genere menzioniamo, tra gli esempi parigini, "Mr. and Mrs. Clark and Percy" (1970-71) e "Christopher Isherwood and Don Bachardy" (1968).  E c'è una intera sezione dedicata ai ritratti digitali, circa sessanta opere realizzate in tempi recenti con iPad e iPhone che ritraggono amici, familiari, collaboratori, ma anche figure di tutti i giorni come governanti e dentisti.

 

I ritratti floreali e le opere realizzate con l'iPad

Non meno corpose le testimonianze dell'intenso rapporto dell'artista con la natura. E con i luoghi che nel tempo ha vissuto, amato, osservato con occhi voraci. Come la Normandia, dove  si è ritirato dopo la Brexit, trovando nei paesaggi rurali una nuova linfa creativa. "Bigger Trees near Warter" (2007), opera prestata dalla Tate Modern, occupa un posto centrale nel percorso. Ma qui è stata anche realizzata la vibrante serie “220 for 2020”, realizzata interamente su iPad, e proposta a Parigi per la prima volta in modo immersivo. Un diario pittorico stagionale in cui le variazioni di luce, foglia dopo foglia, diventano il racconto silenzioso di un mondo in trasformazione. 

Bigger trees near Warter, 2007
 

Ma ci sono anche i  “ritratti floreali”: bouquet realizzati con l'uso del tablet ma incorniciati in legno intagliato a mano, come "25th June 2022, Looking at the Flowers (Framed)". In questa sintesi tra antico e moderno, Hockney ha dimostrato la sua capacità di trasformare la tecnologia in poesia visiva. Oltre ad una non comune volontà di fare propri ed adottare i più recenti strumenti espressivi. Ed in questo il maestro britannico offre una straordinaria lezione sul medium. Che Hockney piega alla propria visione. Ogni sua opera, indipendentemente dal supporto sul quale è stata realizzata, reca  immediatamente riconoscibile la sua impronta, che resta inconfondibile. 

L'omaggio di Hockney ai maestri che lo hanno maggiormente ispirato

Il tutto, e questo costituisce un sottile paradosso, pur nell'esibito e dichiarato debito che Hockney manifesta nei confronti degli artisti da lui più amati. Una intera sala dell'esposizione alla  Fondation Louis Vuitton è un esplicito omaggio a Van Gogh. Colui che ha avuto probabilmente l'influenza più duratura e profonda sull'inglese. Proseguendo il percorso della mostra, si incontra  "The Great Wall" (2000), una collezione di riproduzioni storiche che documenta ed esplicita le fonti d’ispirazione dell’artista: Fra Angelico, Cézanne, il già menzionato Van Gogh, Picasso, Munch. Hockney ha una conoscenza profonda della storia dell’arte e del Rinascimento in particolare. La pittura, per Hockney, è un dialogo ininterrotto con questa grande tradizione. Un rapporto dinamico, dialettico, a volte anche conflittuale e sfidante. I grandi del passato sono materia viva per Hockney, come materia viva sono le opere della sua estrema maturità.  Tutt'altro che un crepuscolo, gli ultimi anni di Hockney si fanno essi stessi celebrazione di una primavera che non può essere cancellata.

 








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