Milano
Piscine a Milano, il crollo degli accessi: “Sistema da ripensare guardando al sociale”
Per Maria Aldera, attivista di “Sai che puoi?”, il modello di balneazione pubblica milanese ha abbandonato il suo ruolo sociale: “In tre anni gli accessi sono calati del 60%. Delle quattro piscine pubbliche, resta solo la Romano”. L’intervista

Piscina Argelati - Facebook
Piscine a Milano, il crollo degli accessi: “Sistema da ripensare guardando al sociale”
“Sarà un’estate calda e con pochissimi spazi di refrigerio per i milanesi”. Maria Aldera, dottoranda in Urbanistica al Politecnico e attivista dell’associazione “Sai che puoi?”, lo dice con chiarezza. Il 5 giugno scorso il gruppo ha organizzato un “pool party” alternativo davanti ai cancelli chiusi della piscina Argelati, lanciando un appello alla giunta Sala per una “Milano Balneare”, che ha già raccolto oltre 10.000 firme. “In tre anni siamo passati da 160.000 a meno di 70.000 utenze. Un vuoto che non può essere colmato solo dal partenariato. Serve un cambio di paradigma: investire sul sociale, non solo sull’economico”.
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Dottoressa Aldera, che estate sarà per Milano sul fronte balneare?
Sarà un’estate molto calda, con pochissime possibilità di refrigerio. L’offerta di spazi pubblici balneabili in città non è mai stata così bassa. Lo dimostra la concentrazione pressoché esclusiva nella piscina Romano, l’unica di grandi dimensioni ancora aperta al pubblico.
Cosa non funziona nel sistema della balneazione pubblica di Milano?
Fino a poco tempo fa, Milano contava quattro grandi piscine pubbliche. Oltre alla Romano, c’erano la Scarioni, che nel 2018 registrava oltre 17.000 accessi stagionali, il Lido, con 54.000 presenze nel 2019, e l’Argelati, chiusa nel 2022, che garantiva più di 22.000 ingressi. Negli ultimi tre anni si è passati da 160.000 utenze a 70.000: un crollo del 60%.
Cosa ha determinato questo crollo?
Innanzitutto, le strutture sono vecchie: costruite tra gli anni Trenta e Sessanta, richiedono molta manutenzione, sia ordinaria sia straordinaria. Ma questa è venuta meno.
Perché?
Si è dimenticata la missione sociale di questi impianti. In una città senza mare né fiumi, le piscine svolgono un ruolo fondamentale come luoghi di refrigerio, tempo libero e integrazione. Si è perso di vista questo valore, generando un vuoto.
Alla diminuzione dell’offerta ha fatto seguito anche un aumento dei prezzi nelle piscine di Milanosport. Come si spiega?
Questo è un nodo centrale. Milano è molto indietro rispetto ad altre città europee: le strutture sono costose, quasi inaccessibili. Milanosport ha alzato i prezzi per esigenze di bilancio, dovute all’impoverimento delle casse pubbliche. Il Comune ha deciso di colmare i buchi con il partenariato pubblico-privato: un modello tutto da ripensare.
Cosa non vi convince di questo modello?
Il partenariato, in sé, è uno strumento utile. Ma nel caso delle piscine milanesi comporta due rischi: l’aumento delle tariffe, che svilisce il valore pubblico del servizio, e la riduzione o trasformazione dell’offerta. La balneazione non è solo sport: è un servizio pubblico che non può essere smantellato. Avere un solo impianto pubblico in funzione è una sconfitta per Milano.
Quale potrebbe essere la soluzione?
Occorre riaprire gli spazi sotto gestione pubblica, con una manutenzione sostenibile e una visione chiara della loro funzione sociale. Il pubblico non deve agire come un privato, cercando solo ritorni economici. Ogni anno Milanosport riceve una quota della spesa corrente per coprire i costi: non si autosostiene. Ma questa voce di bilancio viene vista come un costo, non come un investimento nella cura del patrimonio comune.
La riapertura di Argelati può rappresentare un segnale positivo?
Sì, qualcosa si muove. In un incontro pubblico da noi fortemente voluto, l’assessora allo Sport Riva e l’assessore al Bilancio Conte hanno dichiarato che la piscina resterà pubblica. La nostra campagna punta a riportare in funzione almeno quattro grandi piscine pubbliche, come qualche anno fa. Su Argelati abbiamo ottenuto una promessa, ora speriamo anche in un progetto a guida pubblica per Scarioni. Nel lungo periodo, l’obiettivo è aprire alla balneazione gratuita il lago del Parco Nord, progettato ma mai reso accessibile, e la Darsena.