Milano
Prima della Scala, la contestazione di ProPal e centri sociali con Lady Mac Melon: "Silenzio su due anni di genocidio"
La performance satirica del Cantiere contro il governo Meloni ma anche contro i costi dell'abitare a Milano. In piazza anche i ProPal e i lavoratori dello spettacolo

Contestazione ProPal alla Prima della Scala (MiaNews)
Prima della Scala, le proteste dei pro Pal e dei lavoratori dello spettacolo
La Prima della Scala si apre nel segno delle contestazioni politiche come da tradizione. In piazza, davanti al Teatro alla Scala dove va in scena “Una Lady Macbeth del distretto di Mcensk” di Dmitrij Šostakovič, le proteste pro-Palestina animano il pomeriggio con slogan e interventi rivolti contro il governo e contro le politiche internazionali dell’Italia. Una manifestazione organizzata da Cub e Associazione palestinesi in Italia rilancia cori come “Chi non salta un fascista è”. “Noi lo sappiamo Giorgia Meloni da che parte sta: sta dalla parte sbagliata della storia”, è stato affermato dal palco. “A chi ci accusa di antisemitismo rispondiamo che stavamo prima con gli ebrei della Shoah, siamo con i palestinesi, e siamo contro il sionismo, il fascismo e il nazismo, perché è la stessa feccia”.
La protesta contro Lady Mac Melon: "Silenzio su due anni di genocidio"
Su un palco improvvisato, gli attivisti del Cantiere hanno inscenato una performance satirica che ha messo in scena la premier Giorgia Meloni - ribattezzata per l'occasione 'Lady Mac Melon' - insieme ai ministri Giuseppe Valditara e Alessandro Giuli e al sindaco Giuseppe Sala. "Al Teatro alla Scala va in scena il primo spettacolo della stagione teatrale, un tripudio di lusso, di sfarzo, di cultura che può far calare il silenzio su due anni di genocidio, 77 anni di occupazione, su una città che cade a pezzi. Mentre il sindaco si presenta alla prima della Scala pagando un biglietto che costa più di mesi di affitto in questa città", è stato detto al microfono.
Gli attivisti hanno spiegato: "Oggi va qui in scena uno dei tanti appuntamenti della prima diffusa, la prima popolare che porta in atto il teatro delle complicità. Ci scusiamo se non abbiamo gli stessi allestimenti del Teatro alla Scala, se non abbiamo quinte mobili, orchestre, corpi di ballo o famosi tenori. Purtroppo il ministro Giuli ha detto che non c'era abbastanza pensiero solare nel nostro copione, quindi i fondi non ci sono".
"Lady Mac Melon del distretto è venuta qui a ricordarci come la cultura non serve a niente, o meglio, non tutte le culture servono. Quelli come lei dicevano, Libro e Moschetto, fascista perfetto". Sul palco anche caricature di Valditara, Giuli, Sala e Catella.
Durante gli interventi del pomeriggio, alcuni manifestanti si sono disposti davanti alle transenne che separano la piazza dalle forze dell’ordine, mostrando lettere che compongono la scritta “Free Mohamed Shahin”, l’imam di Torino detenuto nel Cpr di Caltanissetta dopo alcune dichiarazioni sul 7 ottobre.
Le proteste contro l'assegnazione dell'Ambrogino ai carabinieri
Le tensioni della giornata includono inoltre la contestazione all’Ambrogino d’oro conferito al Nucleo Radiomobile dei Carabinieri: un gruppo di giovani accusa i militari di essere “pirati assassini”, collegando la protesta alla morte di Ramy Elgaml, il ragazzo del Corvetto deceduto nel 2024 durante un inseguimento.
I lavoratori dello spettacolo chiedono tutele e maggiore attenzione
Accanto alle mobilitazioni politiche, si radunano anche i lavoratori dello spettacolo, che scelgono la Prima della Scala per chiedere tutele e maggiore attenzione al settore. “Siamo qui oggi per dire che i lavoratori della cultura devono tornare al centro della visione di un Paese”, afferma il segretario generale della Cgil di Milano Luca Stanzione. “Il governo ha in testa solamente quello di occupare le istituzioni culturali senza dare dignità a un lavoro che è un lavoro intermittente. Un lavoratore oggi non ha ancora la certezza del suo periodo contributivo”.
Il presidio dei lavoratori assume un forte valore simbolico quando professori d’orchestra e coristi della Scala, attesi poco dopo sul palco, scendono in piazza per eseguire il “Va’, pensiero”. Un gesto di dissenso contro “le ingerenze politiche”, spiegano, e per chiedere maggiori investimenti nella cultura. “Questo presidio parla a tutto il Paese – dichiara ancora Stanzione – e dice al governo che non ci arrendiamo all’idea che occupino posizioni nella cultura senza occuparsi delle lavoratrici e dei lavoratori e della loro libertà artistica”.
Dal presidio arrivano messaggi di sostegno da teatri e orchestre di tutta Italia, mentre due lavoratori della Fenice manifestano preoccupazione per la nomina di Beatrice Venezi a direttrice musicale del teatro. “È l’inizio della fine e la cultura non si può piegare a questo”, affermano. “Chiediamo il supporto dell’opinione pubblica in questa battaglia: stateci vicini”.











