Protagonisti
Langosteria, da via Savona a brand globale: “Siamo italiani atipici, cresciuti senza inseguire le mode”
Intervista a Enrico Buonocore, titolare del ristorante di pesce partito nel 2007 da via Savona a Milano e oggi riconosciuto a livello internazionale

Imprenditori, leader del terzo settore, grandi interpreti dell'associazionismo e del civismo. Persone impegnate a costruire qualcosa di significativo. Protagonisti. A Milano, in Lombardia, in Italia. Su Affaritaliani.it Milano una nuova rubrica dedicata al racconto di donne e uomini che con le loro iniziative, le imprese, la loro visione, forgiano quotidianamente la nostra realtà. A curare questo spazio, Mario Furlan: fondatore dei City Angels, ma anche attivista, giornalista, scrittore, coach motivazionale. Insomma, uno che di protagonisti se ne intende eccome.
Langosteria, da via Savona a brand globale: “Siamo italiani atipici, cresciuti senza inseguire le mode”
Da via Savona a Parigi, tornando a Milano in Montenapoleone ma con il pensiero già rivolto alle prossime aperture a Londra, Porto Cervo, Miami. La Langosteria, il cui primo ristorante aprì nel 2007, è ormai una istituzione a livello internazionale. Con una identità unica che si è costruita nel corso del tempo. "Mi piace definirci come italiani “atipici”: siamo concentrati, organizzati, e strutturati come un’azienda. Questo ci ha permesso di crescere bene, con i nostri tempi, senza snaturare la nostra essenza per inseguire le mode del momento", commenta il titolare Enrico Buonocore. L'INTERVISTA
Quando hai iniziato ad operare nel mondo del food? Com’è nata l’idea della Langosteria? A chi ti sei ispirato? Quali difficoltà hai trovato?
La storia di Langosteria comincia nel 2007 con l’apertura del primo ristorante in via Savona. All’epoca avevo già un bar ma sognavo di aprire un ristorante vero e proprio, anche se non avevo un’idea precisa su cosa sarebbe potuta diventare Langosteria. A Milano il pesce si mangiava già bene in tanti altri posti, io però sentivo che volevo creare qualcosa di diverso, in cui l’atmosfera fosse importante quanto il piatto. Mi è sempre piaciuto viaggiare e una delle città che mi ha sempre fornito più ispirazione è Parigi, con i suoi locali pieni di energia, una vibe unica che non può non catturarti. Mi piace sempre ribadire che Langosteria non è stata un copia-e-incolla di nessun locale: la sua identità è unica e si è costruita nel corso del tempo, adattandosi alle varie location e rinforzandosi anche grazie al talento del mio team. Io ho sempre ascoltato i clienti, seguendo quello che a loro piaceva, quello che mi chiedevano. Tuttora penso che il ristorante di via Savona 10 debba essere visitato: è la nostra ammiraglia, un posto da vedere per capire cos’è Langosteria, com’è nata e cosa la rende diversa dagli altri ristoranti.
Quali sono i prossimi passi?
Siamo reduci dalla nostra apertura più recente: Langosteria Montenapoleone è una vera e propria destinazione gastronomica su più livelli, nel cuore del quartiere della moda più importante al mondo, in cui volevamo diventare un punto di riferimento della ristorazione. Dopo la nostra espansione internazionale tornare a Milano, dove tutto è cominciato, mi riempie di orgoglio e di soddisfazione: il mio obiettivo era creare un luogo dove i milanesi si potessero sentire a casa. Oltre a Langosteria, al quinto piano, ha appena aperto il nostro primo cocktail bar, Langosteria Ally’s Bar, al sesto, e all’inizio del prossimo anno apriremo il nostro nuovo progetto Pepe - barra italiana. Nel 2026 apriremo a Londra e Porto Cervo.
Cosa ti dà maggiore soddisfazione?
Sono fiero di avere costruito un vero e proprio brand. Quest’anno siamo entrati in Fondazione Altagamma, il primo brand della ristorazione a unirsi ad altre imprese del lusso. Mi piace definirci come italiani “atipici”: siamo concentrati, organizzati, e strutturati come un’azienda. Questo ci ha permesso di crescere bene, con i nostri tempi, senza snaturare la nostra essenza per inseguire le mode del momento. Tutto quello che facciamo ci rappresenta.



