Ragazzo aggredito e rapinato in corso Buenos Aires, arrestato il 20enne della baby gang. Il gip: “Capacità criminale elevatissima” - Affaritaliani.it

Milano

Ultimo aggiornamento: 14:24

Ragazzo aggredito e rapinato in corso Buenos Aires, arrestato il 20enne della baby gang. Il gip: “Capacità criminale elevatissima”

Il giudice parla di “capacità criminale elevatissima” per l’unico maggiorenne della baby gang, ma esclude il sequestro di persona

di Giorgio d'Enrico

Ragazzo aggredito e rapinato a Milano, arrestato il 20enne della baby gang. Il gip: “Capacità criminale elevatissima”

È stato convalidato l’arresto del ventenne, unico maggiorenne della baby gang che domenica 21 dicembre ha aggredito, rapinato e minacciato un ragazzo di 15 anni in zona corso Buenos Aires, a Milano. Il gip del tribunale, Tommaso Perna, ha disposto per lui la custodia cautelare in carcere, ritenendo sussistenti gravi indizi di colpevolezza e un elevato pericolo di reiterazione dei reati.

Il giovane è accusato di rapina aggravata in concorso e tentata estorsione. Nell’ordinanza, il giudice parla senza mezzi termini di una “capacità criminale elevatissima”.

La rapina e le minacce: “Chiama i tuoi genitori o ti uccidiamo”

Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, il 15enne è stato avvicinato dal gruppo mentre si trovava con alcuni amici. In pochi minuti è stato derubato di giubbotto, scarpe, portafoglio e cellulare, colpito con la propria cintura e costretto a camminare scalzo.

Non appagati dalla rapina, i membri della baby gang hanno costretto il giovane a chiamare i genitori per farsi accreditare denaro su una carta prepagata, arrivando a minacciarlo di morte in caso di rifiuto. Le pressioni e le intimidazioni sono proseguite anche nei confronti del padre, contattato direttamente al telefono dal gruppo.

Il ruolo centrale del maggiorenne, ma escluso il sequestro di persona

Il gip sottolinea come il ventenne abbia avuto un ruolo determinante nell’azione violenta, non solo per la maggiore forza fisica rispetto ai complici minorenni, ma anche per il sostegno morale fornito al gruppo. Una presenza che avrebbe rafforzato la sicurezza degli altri, spingendoli a continuare l’aggressione senza esitazioni. La violenza, evidenzia il giudice, si è protratta nel tempo e ha mostrato una chiara volontà di umiliare e annientare la vittima, riducendone progressivamente ogni possibilità di difesa.

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Pur riconoscendo la gravità estrema dei fatti, il gip non ha contestato il reato di sequestro di persona. Resta però, nero su bianco, il rischio concreto di reiterazione di reati simili o addirittura più gravi, motivo per cui è stata disposta la misura più severa.








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