Milano
Regione, 50mila euro per un call-center "anti Gender"
Passa, con i voti favorevoli di tutto il centrodestra, l'emendamento della Lega Nord al bilancio di Regione Lombardia che prevede un investimento di 50mila euro per istituire anche un call center nell'ambito di una campagna di contrasto alla diffusione della teoria gender nelle scuole lombarde e di intervento sulle autorità scolastiche perché vengano ritirati dalle scuole libri e materiali che promuovono la cosiddetta teoria del gender.
Fioccano già le critiche. Così Chiara Cremonesi, coordinatrice Regionale di Sel: "L'emendamento della Lega Nord rappresenta non solo uno spreco di risorse pubbliche, ma l'ennesima dimostrazione dell'integralismo padano che governa la Regione. L'ossessione della Lega Nord per la fantomatica teoria gender ha già avuto modo di esplicarsi con l'organizzazione di convegni 'anti gender' presso la sede istituzionale di Regione Lombardia, oggi continua con fantasiose e inutili trovate. Ora si vorrebbe addirittura attivare un numero verde attivo h24 per 'segnalare episodi contrari ai valori della famiglia', valori evidentemente a discrezione di chi risponderà alle telefonate" continua Cremonesi "Visto che gli unici beneficiari di questa iniziativa sarebbero probabilmente i cittadini di Paternò, consigliamo alla Lega di occuparsi della drammatica crisi e della necessità di servizi di cui hanno bisogno molti lombardi. Non è certo questo il modo di creare nuovi lavori".
"Ma possibile che l’opinione pubblica non si ribelli a certe proposte di basso profilo e piene di falsità?" A chiederselo è il segretario generale della FLC Cgil Lombardia Tobia Sertori. "Dopo la grave decisione del Consiglio Regionale della Lombardia con il voto favorevole di tutto il centro destra, e con l’appoggio della giunta Maroni, di approvare la mozione presentata dalla Lega Nord e dopo la campagna terroristica fondata su falsità e ignoranza delle norme che regolano la scuola e il rapporto scuola-famiglia, continuano le azioni di 'bassa lega' contro una inesistente teoria gender e contro l’autonomia della scuola pubblica. Riteniamo vergognosa tale proposta e istigatrice di pensieri che di cristiano e di valori della famiglia hanno ben poco". "Invece di chiedere lo sperpero di soldi pubblici in iniziative di pura propaganda - conclude Sertori - provino a pensare di utilizzarli per finanziare progetti nelle scuole per contrastare il bullismo e la violenza, sempre più in aumento tra i minori, o per educare a contrastare i tanti eventi tragici di violenze in famiglia".