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Milano
Reinventare lo Stato, Sala: Manovra sbagliata. PA, Parisi: è palla al piede

di Eleonora Aragona

Il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, e il suo ex contendente, Stefano Parisi, oggi segretario nazionale di Energie PER l’Italia, si incontrano pubblicamente per la prima volta dopo le elezioni del 2016. I due politici si trovano a confrontarsi sull’idea di Stato su cui costruire il futuro della pubblica amministrazione italiana.

Tra i due ex avversari ci sono stati diversi punti di convergenza nella visione di una nuova pubblica amministrazione. I due punti su cui c’è stata un accordo è stata la necessità di una digitalizzazione reale e in una modifica del meccanismo di controllo che non crei più un clima di terrore nei dirigenti.

Ad ospitare l’appuntamento la Sala Alessi di Palazzo Marino. L’associazione Amici di Marco Biagi ha infatti scelto questa location per presentare il Rapporto sulle pubbliche amministrazioni in Italia, Reinventare lo Stato. Nella premessa del rapporto si legge: “le diffuse percezioni di insicurezza nella comunità nazionale ripropongono la domanda di uno Stato garante della certezza delle regole e della qualità delle prestazioni pubbliche sulla base di una pressione fiscale contenuta. Ciò significa discontinuità rispetto ai vizi cronici della oppressione burocratica e tributaria, della imponderabilità regolatoria, della insufficienza dei servizi. Lo Stato nuovo deve favorire la crescita competitiva dell’economia e della occupazione, proteggere le persone fisiche e giuridiche anche da se stesso, promuovere l’autosufficienza e il benessere di tutti dalla culla alla tomba”.

A moderare l’incontro Carlo Mochi Sismondi (presidente FORUM PA). Tra gli ospiti che hanno commentato il documento ci sono stati Maurizio Sacconi (presidente dell’Associazione Amici di Marco Biagi), Mariano Corso (professore ordinario del Politecnico di Milano), Francesco Verbaro (presidente FormaTemp).

Nelle prime file ha seguito l’incontro anche Gabriele Albertini, ex sindaco di Milano ed europarlamentare.  

Mariano Corso ha introdotto la serata sottolineando come il dibattito della serata pur mettendo a confronto visioni diverse dovesse portare ad un dialogo costruttivo per far nascere nuove idee: “Importante farlo a Milano un pezzo vitale del nostro paese e della nostra pubblica amministrazione”.

Nel rapporto riassunto dal professore si puntano i riflettori sulle nuove tecnologie. “Nuova amministrazione che possa rispondere alle esigenze dei cittadini o è digitale o non esiste”. Un dato per tutti è stato citato a dimostrazione di come l’Italia si trovi ancora indietro nella trasformazione digitale delle PA. La dimensione del mercato digitale italiano è di 68.721 milioni di euro, di cui solo l’8% viene destinato alla digitalizzazione del Paese (5.500 milioni di euro). Questo significa che la spesa è di circa 85 euro l’anno a cittadino, nel Regno Unito si aggira intorno a 323 euro per ciascun inglese. 

C’è un indice specifico che mostra il ritardo italiano in Europa in termini di digitalizzazione dell’economia e della società, il DESI. L’Italia nella classifica DESI europea risulta essere quart’ultima, peggio di noi solo Bulgaria, Grecia e Romania.

Per Sacconi è necessario che il Paese riscopra “un pensiero riformista. Bisogna innovare con gradualità ma con determinazione. È necessario portare nelle Pa un approccio da scienza aziendale”. In questo senso l’interoperabilità per Sacconi è una chiave di volta per la trasformazione necessaria a livello burocratico e organizzativo.

È stata poi la volta del sindaco di Milano che ha strappato una risata alla sala riconoscendo come il suo ex avversario sia più ferrato sul tema della digitalizzazione. Per l’attuale primo cittadino c’è stato un peggioramento negli ultimi anni nel mondo della PA: “C’è maggior paura da parte dei dirigenti pubblici nel firmare le carte. I sistemi di controllo sono tanti (Anac, enti di controllo interni, magistratura,ecc) e i tempi sono lunghi)”. Questi due elementi sono quindi un freno ulteriore di una burocrazia già lenta e complessa.

“È importante slegare la dirigenza dalla politica, ma al contempo è importante che ognuno svolga il suo ruolo” e con questa frase Sala ha aperto una parentesi sull’attuale azione di governo. “C’è una continua invasione di campo, basta sentire le dichiarazioni dei ministri”. E ha continuato criticando la mancanza di prospettiva che i governi italiani, non solo l’attuale, hanno dimostrato: “La manovra di bilancio deve coincidere con la stagione. Il governo sta trovando coerenza con il momento? Il rischio è di spostare lo sguardo troppo sul breve termine. Siamo in un paese che ha avuto 71 governi e la cui politica è portata a pensare al suo successo in 12 mesi. Non si possono ottenere risultati sul breve periodo. Bisogna investire in infrastrutture e innovazione”.

Per quanto riguarda lo spoil system il sindaco lo ritiene un sistema sbagliato e per dimostrarlo richiama la sua esperienza nella gestione di partecipate e aziende di servizi. “Sembra che il cv sia diventata carta straccia, non deve  essere così. Si devono scegliere persone con esperienza e storia alle spalle. E si devono lasciare lavorare dopo avergli dato poche, ma chiare, direttive. È ciò che abbiamo fatto noi con ATM”.

È stata poi la volta di Parisi. Che ha iniziato con una stoccata sui partiti alla guida del Paese e sulla necessità di invertire la rotta. “La situazione attuale è frutto di riforme mai fatte e che si sono perse nel tempo in questa visione del breve periodo. Per risolvere e affrontare i problemi bisogna cambiare prospettiva. La burocrazia è la palla al piede del nostro Paese”.

Uno dei punti cruciali per Parisi sta nel modo in cui l’Italia ha affrontato il problema della corruzione: “Problema voluto e generato dal sistema normativo demenziale”. La seconda frecciata è stata diretta quindi a Cantone all’Anac, che andrebbe abolita secondo il segretario di Energie PER l’Italia. “Nel sistema privato il controllore affianca il decisore e non lo aspetta al varco, come invece avviene nella pubblica amministrazione”.

Altro snodo fondamentale nel discorso di Parisi è stata la necessità di snellire la folla di dipendenti pubblici: “La spending review di una volta non basta più. Le amministrazioni pubbliche si risanano ripensando il modello organizzativo, formando le persone che lavorano nelle PA. Ci vorrebbero 500 mila dipendenti pubblici in meno e più tecnologie e formazione”.

La risorsa che però il politico ha indicato come reale tesoro sono i dati e lo scambio di dati tra le amministrazioni. “Ancora prima del tema di governance e di risorse economiche si pone la strategia. È la chiave deve essere l’interoperabilità. Perché la stessa Agenzia dell’entrate in Italia non riesce ad avere informazioni affidabili e chiare su di me? Eppure le informazioni incrociate che sarebbero la vera risorsa per combattere l’evasione”.

È rispondendo a quesiti come questi che secondo gli organizzatori e gli speaker della serata che la PA e quindi lo Stato potrebbero ripartire e diventare motore e non freno per il nostro Paese. Il rapporto presentato e il dibattito hanno messo quindi in evidenza 5 macro problemi che bloccano l’efficienza della PA (tecnologie frammentate e obsolete; governance poco chiara e frammentata; sistema di procurement inadeguato e ipertrofia dei controlli; mancanza di profili professionali specifici; carenza di leadership) e hanno provato a suggerire 3 punti chiave da cui ripartire: ricomporre la governance e semplificarla; superare la cultura del sospetto; creare nuova organizzazione del lavoro (slegare la dirigenza dalla politica).

 

 

 

 

  

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