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Milano

Ultimo aggiornamento: 14:32

Ripartire da Carlo Acutis, il santo che parla al nostro tempo

Ieri in piazza San Pietro la canonizzazione del giovane milanese. La sua testimonianza semplice e universale diventa segno di speranza in un tempo di crisi di vocazioni e chiese vuote

di Alessandro Pedrini

Ripartire da Carlo Acutis, il santo che parla al nostro tempo

Ieri, 7 settembre 2025, piazza San Pietro ha vissuto un momento storico: la canonizzazione di Carlo Acutis. Un ragazzo nato nel 1991, cresciuto tra computer e partite di calcio, che con la sua vita semplice e luminosa è diventato un segno universale di santità. Non un santo lontano nei secoli, distante dalla realtà, ma un giovane dei nostri giorni. Con la sua felpa, il suo zaino, il suo cagnolino e il suo linguaggio diretto, da ieri è un punto di riferimento per milioni di fedeli in tutto il mondo. Ripartire da lui significa tornare all’essenziale. La santità non è privilegio di pochi né retaggio di un passato irraggiungibile, ma una possibilità concreta che abita la normalità. È questa la forza di Carlo, aver reso straordinario ciò che agli occhi del mondo appariva ordinario.

“Il popolo di Dio ha compreso subito che Carlo è un testimone autentico”, ha ricordato Nicola Gori, postulatore della causa. Lo dimostra la fama che ha oltrepassato i confini geografici e persino religiosi: dall’America all’Asia, fino a Paesi dove i cattolici sono minoranza. Famiglie, giovani, sacerdoti, anziani, tutti vedono in lui un amico a cui affidarsi.

E tutto questo accade in un tempo difficile per la Chiesa, segnato da una drammatica crisi di vocazioni, da chiese vuote la domenica, da una fede che spesso rischia di ridursi a rito formale. In questo scenario, Carlo appare come un segno di speranza. Un giovane che dimostra che il Vangelo può ancora parlare, che la santità non è parola consunta ma promessa reale, che la fede può tornare ad attrarre e a illuminare i passi delle nuove generazioni.

Carlo Acutis, il patrono di internet

Non è un caso che molti già lo invochino come patrono di internet. Carlo sapeva usare la tecnologia per annunciare il Vangelo, trasformando il web in uno spazio di testimonianza e non di dispersione. È forse questo il messaggio più urgente per la nostra epoca: non demonizzare gli strumenti del presente, ma abitarli con spirito nuovo.

La canonizzazione di ieri non è stata soltanto una celebrazione di fede. È stata la prova che la santità è vicina, possibile, contemporanea. E che da un giovane come Carlo – con i suoi jeans e il suo sorriso semplice – può partire una rinascita spirituale capace di attraversare culture, generazioni e frontiere. In un mondo segnato da nuovi conflitti, Carlo porta la Speranza. Ripartire da lui, oggi, significa scoprire che la santità non è memoria di un mondo perduto, ma il volto vivo del nostro tempo. Un invito a vivere la fede con autenticità, passione e verità.








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