Milano
Sala-Pd, rapporto al capolinea? Sulle primarie l'ultima frattura: "La mia opinione non conta nulla"
Il sindaco di Milano esprime perplessità sulle primarie, ma il segretario milanese del Pd Alessandro Capelli rintuzza: "Strumento bello e utile". Divergenze anche sulle alleanze: Sala guarda all'ex Terzo polo, i dem ai Cinque Stelle

Sala-Pd, rapporto al capolinea? Sulle primarie l'ultima frattura: "La mia opinione non conta nulla"
"Ho espresso qualche perplessità sulle primarie, ma la mia opinione non conta nulla, io sono il sindaco uscente". Giuseppe Sala si schermisce ai microfoni di RTL 102.5, ma le parole risuonano come un ennesimo segnale di distanza con la segreteria milanese del Partito Democratico. Un rapporto sempre più logoro, fatto di distinguo pubblici, frecciate indirette e visioni divergenti sul futuro di Milano e della sinistra.
Centrosinistra a Milano: primarie sì o no?
Il nodo principale è la scelta del successore a Palazzo Marino per le comunali del 2027. Il sindaco uscente invita a non considerare le primarie come un dogma: "A Genova non ci sono state e la Salis ha vinto". La linea del Pd milanese, incarnata dal segretario cittadino Alessandro Capelli, è invece opposta: "Le primarie sono uno strumento bello e utile". Secondo quanto ricostruisce Il Giorno, non è la prima volta che Sala e Capelli si trovano su posizioni inconciliabili. Mesi fa, il segretario parlava di necessità di “discontinuità”, mentre il sindaco difendeva il “Modello Milano”, rilanciato come volano di crescita per la città.
La partita del successore di Sala
Dietro il confronto sulle primarie si cela una frattura più profonda: la diversa idea su chi debba incarnare il centrosinistra del futuro. Sala guarda ancora una volta alla società civile, come nel 2016 fu lui stesso. Lo dimostra il sostegno – mai smentito – al giornalista Mario Calabresi, definito "una figura autorevole" già nell’ottobre 2024. Un endorsement che provocò la dura replica di Pierfrancesco Majorino, oggi capogruppo Pd in Regione e mai davvero rassegnato a rinunciare alla corsa per Palazzo Marino. Calabresi e Majorino restano i nomi forti del totosindaco, ma nelle ultime settimane è cresciuto anche il profilo della rettrice Giovanna Iannantuoni, che potrebbe rappresentare un terzo polo di equilibrio.
Referendum flop e campo largo in frantumi
Non solo le comunali. Il sindaco ha espresso forti riserve anche sul fallimento dei cinque referendum promossi dal centrosinistra, dove non è stato raggiunto il quorum. Una débâcle che Sala ha commentato con amarezza e un’ulteriore stoccata al progetto del “Campo largo”: "È una definizione in costruzione. C’è chi sostiene, come me, che c’è più bisogno del centro". L’ex manager Expo rilancia così l’idea di un’alleanza più ampia, capace di includere l’area moderata oggi occupata da Renzi e Calenda. Ma ammette: "Non basta".
Sala: "Me ne sto nel mio guscio"
In attesa che i giochi per il 2027 si aprano ufficialmente, la distanza tra Sala e il Pd si fa sempre più evidente. Tra strategie elettorali divergenti, visioni contrapposte e leadership in competizione, il sindaco sembra aver scelto una nuova postura: quella dell’osservatore esterno. "Ogni volta che esprimo un’idea non va bene – ha detto – quindi me ne sto nel mio guscio".