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Milano
Salute, 10 anni di prevenzione per le comunità straniere

10 anni di attività, 6 progetti realizzati nell'ambito della diagnosi precoce e della sensibilizzazione, 3335 partecipanti, 4903 visite ed esami, 25 Paesi, 37 tra medici e operatori sanitari, 844 partner sul territorio tra consolati, chiese e comunità di culto, istituzioni, enti, associazioni, fondazioni, scuole.Sono questi i numeri dell’impegno della Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori - LILT Milano a favore della cultura della prevenzione oncologica multiculturale. I dati sono stati presentati oggi a Palazzo Marino durante un incontro organizzato da LILT, con il patrocinio del Comune di Milano, al quale hanno partecipato tutte le realtà che in questi anni hanno collaborato con l'Associazione nella realizzazione dei progetti.

“Superare le barriere culturali per dare a tutti, non solo agli italiani, la possibilità di avere più informazioni e consapevolezza nel campo della salute è stato l’obiettivo che ci ha mosso dieci anni fa – sottolinea il presidente di LILT Milano Marco Alloisio –. Abbiamo adottato metodologie attente alle caratteristiche culturali, linguistiche e sociali delle comunità straniere per promuovere gli stili di vita salutari. Siamo partiti dalla diagnosi precoce e abbiamo proseguito con la prevenzione primaria per offrire anche agli stranieri gli strumenti per prendersi cura di se stessi e instaurare un rapporto di fiducia e comprensione con il medico”. 

La prima iniziativa rivolta alle comunità migranti è stata nel 2010 il progetto Donna dovunque per dare alle donne straniere l’opportunità di sottoporsi a visite gratuite di diagnosi precoce: per favorire questo processo i medici che eseguono i controlli parlano la stessa lingua delle pazienti. In dieci anni sono state quasi 5mila le donne che hanno effettuato, presso gli ambulatori LILT, una visita senologica, ginecologica e Pap test.

Dal 2015 ad oggi sono stati poi proposti seminari informativi in lingua e workshop sui temi della prevenzione attraverso cinque altri progetti che hanno visto la partecipazione di oltre 3.300 persone: Prevenire per nutrire il cambiamento, LILT parla la tua lingua, La salute si fa in rete, Salute senza frontiere e Qubì. Ad oggi sono stati distribuiti oltre 100.000 materiali di comunicazione con un’erogazione complessiva di oltre 1.500 ore di servizi, il coinvolgimento di 8.300 famiglie su un bacino di oltre 35.000 persone. 

“Siamo molto grati a LILT – dichiara l’assessore alle Politiche sociali e abitative Gabriele Rabaiotti – per le tante iniziative di promozione che realizzano anche nella nostra città e, in particolare, per l’impegno a sensibilizzare ed educare all’importanza della prevenzione che porta avanti ormai da diversi anni a fianco delle istituzioni, cercando di intercettare anche le fasce di popolazione meno propense a riflettere su queste tematiche. Il loro è un aiuto fondamentale per far sì che il diritto alla salute sia veramente alla portata di tutti”.  

Gli innovativi progetti sono realizzati a Milano, Monza e relative province e coinvolgono in particolare le donne straniere perché più capaci di diffondere un messaggio di salute in famiglia e all’interno della propria comunità di appartenenza. A partire da Expo 2015 l’attenzione di LILT Milano è stata inoltre rivolta alla costruzione di un percorso di diffusione della prevenzione oncologica dal basso attraverso l’individuazione di ambasciatrici all’interno delle varie comunità straniere, secondo il modello anglosassone “Community Health Educator” (CHE).

Con il progetto biennale Salute senza Frontiere, realizzato nel 2017-18 a Milano, Monza, Pavia e Lodi,  l’efficacia delle azioni di prevenzione, di formazione e del modello dell’ambasciatrice è stata valutata tramite una ricerca-azione in collaborazione con Fondazione Ismu (Iniziative e Studi sulla Multietnicità).  

“Fondazione ISMU da anni è impegnata nello studio delle condizioni di salute dei migranti – spiega il responsabile del settore Salute e Welfare di Fondazione ISMU Nicola Pasini – con una particolare attenzione al target delle donne. Per questo ISMU ha aderito a questo importante progetto 'Salute senza Frontiere', per la promozione della prevenzione oncologica, della diagnosi precoce e degli stili di vita delle donne immigrate in Lombardia, mettendo a disposizione l'èxpertise del Settore Salute e Welfare per la valutazione dei percorsi formativi e di sensibilizzazione attivati nel progetto, applicando alla ricerca-valutazione una metodologia della ricerca sociale di tipo 'integrato', che unisce gli aspetti oggettivi del dato numerico con quelli soggettivi correlati alle percezioni, alle emozioni, ai saperi interni”.

Agli incontri formativi e ai laboratori hanno partecipato 200 cittadine straniere provenienti da quattro continenti (Nord Africa, Africa Sub Sahariana, Sud America, Est Europa, Asia), mentre per quanto riguarda il modello dell’ambasciatrice sono state individuate e coinvolte circa 40 donne. I risultati della ricerca evidenziano che in quasi la metà dei casi (45%) le donne sono state convinte a partecipare proprio da un’amica ambasciatrice. Il 76% delle intervistate ha valutato positivamente la presenza di un referente di comunità e il 72% ha ritenuto fondamentale lo svolgimento degli incontri in luoghi di appartenenza religiosa e culturale già conosciuti. Dopo gli incontri è aumentata la percentuale di chi farebbe ricorso al medico di base (dal 15,5% al 19,8%%) e a LILT (dal 9,6% al 24,8%) per raccogliere informazioni sulla prevenzione. Proprio riguardo alla prevenzione è aumentata la percentuale di chi associa uno stile di vita sano all’attività fisica (dal 25,7% al 28,3%), rimangono pressoché invariati il non fumare (da 22,4% a 22,2%) e andare dal medico per controlli (da 20,0% a 20,2%). Diminuiscono significativamente le risposte che legano la malattia a fattori esterni o fatalistici (dal 14,0% al 9,%). 

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    salute10 anni di prevenzione







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