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Milano
Storia di ordinaria ingiustizia: il caso di Giacomo, ragazzo per bene

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Massimo Garavaglia è stato assolto, nel merito e quindi con formula piena, nel processo davanti alla Corte d'Appello di Milano per turbativa d'asta. Massimo Garavaglia è stato un ottimo assessore al Bilancio di Regione Lombardia e attualmente è ministro del governo Draghi. Ma non è di Garavaglia che voglio parlare.

Nello stesso processo è stato assolto Mario Mantovani, ex vicepresidente regionale e assessore alla Sanità. Anche lui con formula piena. Contro Mantovani è stata scatenata una campagna di odio senza pari. E' finito in carcere, ha passato momenti bui. Ma neppure di lui voglio parlare oggi.

Oggi voglio parlare di uno di quelli il cui nome non è neppure comparso nelle cronache dell'assoluzione, che narrano semplicemente di Garavaglia, Mantovani, e altri dieci. Ecco, uno di questi dieci si chiama Giacomo Di Capua, e ha 40 anni. E' uno dei ragazzi più svegli che io abbia conosciuto nella mia carriera giornalistica. Per pura casualità abbiamo il secondo figlio che porta lo stesso nome, Federico. Il suo è più piccolo di un anno. Siamo amici, e lo siamo sempre stati. Non me ne sono mai vergognato. Neppure quando è stato arrestato, e tradotto in carcere. Le telecamere erano già appostate fuori dalla casa del suo capo, Mario Mantovani, del quale era factotum di rara intelligenza. Lui, invece, è stato arrestato nel silenzio, con il piccolo Federico di un mese. Si è fatto il carcere, con la barba lunga, e la depressione. Ha perso il suo lavoro, ovviamente. Mi ha raccontato che il primo processo, una volta uscito, l'ha dovuto subire da suo padre, rigido e orgoglioso militare, che lo ha assolto con formula piena. Ora anche il tribunale ha riconosciuto la sua innocenza. Pare che a far cambiare tutto sia stata una intercettazione che la procura aveva interpretato in un modo ma che riascoltata, giacché in primo grado non lo è stata, è finita per risultare una prova a discarico degli imputati. 

Potremmo parlare a lungo del peso politico che ebbe quella inchiesta. Del rumore sui giornali. Delle carriere finite, stroncate. E invece io penso che quel ragazzo di 40 anni si è perso i primi mesi di vita del figlio perché tradotto in carcere per un reato che non aveva commesso. La politica è un mestiere pericoloso, anche per i tecnici, come lui. Anche per chi sta accanto ai politici. E a forza di vivere in un Paese del genere, come già si sta vedendo da chi siede in Parlamento, saranno i peggiori a governare. Perché quelli intelligenti da un mestiere con rischi simili si tengono bene alla larga.

fabio.massa@affaritaliani.it

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