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Tangenziale di Novara, dissequestrata parte del cantiere
Cantiere

Tangenziale di Novara, dissequestrata parte del cantiere

Si torna a lavorare dopo oltre un mese in alcune aree del cantiere della Tangenziale di Novara sottoposte a sequestro probatorio da parte della Procura di Milano lo scorso 8 marzo, nell'ambito di un'inchiesta della pm Silvia Bonardi per traffico illecito e gestione non autorizzata di rifiuti, truffa aggravata ai danni di ente pubblico e frode nelle pubbliche forniture. Anas oggi ha notificato all'impresa l'ordine di servizio per il riavvio dei lavori "limitatamente alle aree di cantiere oggetto di dissequestro da parte della Procura della Repubblica di Milano", ha fatto sapere a LaPresse la società che gestisce la rete stradale italiana e che nell'indagine della Direzione distrettuale antimafia di Milano è parte offesa, non indagata, e custode giudiziario del cantiere.

Il dissequestro parziale in accoglimento dell'istanza presentata da Anas

"Il provvedimento di dissequestro parziale - prosegue la società - è stato emesso in accoglimento dell'istanza presentata da Anas".L'indagine condotta dai carabinieri forestali del Nipaaf di Milano e Lodi e del Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Milano, aveva portato al sequestro probatorio del cantiere, a quello preventivo di oltre 8 milioni di euro di profitti presunti illeciti realizzati dalle società Immobiliare Cave Sabbia di Trezzano (Icst srl) - specializzata in movimento terra, produzione di sabbia da costruzione e recupero inerti - e la Novara Società Consortile, quest'ultima appaltatrice di Anas per il completamento e l'ottimizzazione della Torino-Milano, e infine di impianto di trattamento dei rifiuti a Milano in via Martirano dove, secondo gli inquirenti, si operava da anni senza garanzia finanziaria e in cui sarebbero state stoccate 250mila tonnellate di rifiuti speciali in violazione delle norme ambientali all'interno di un'area del Parco Agricolo Sud sottoposta a tutela paesaggistico-ambientale.

Sette le persone indagate a cominciare dal titolare della Icst, Marco Lavatelli, che non hanno presentato istanza di Riesame per quanto riguarda il denaro sequestrato.

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