Terrorismo, confermata la condanna per Waqas e Briki - Affaritaliani.it

Milano

Terrorismo, confermata la condanna per Waqas e Briki

La Corte d'Assise d'Appello di Milano conferma in appello la condanna a sei anni di carcere per il tunisino Lassad Briki e il pakistano Muhammad Waqas

Terrorismo: appello conferma condanna a 6 anni Waqas e Briki

La Corte d'Assise d'Appello di Milano conferma in appello la condanna a sei anni di carcere per il tunisino Lassad Briki e il pakistano Muhammad Waqas, accusati di terrorismo internazionale. I due imputati hanno assistito in videoconferenza dal carcere alla lettura del dispositivo. Le motivazioni saranno depositate entro il 30 giugno. 

Lassaad Briki e Muhammad Waqas, presunti jihadisti legati all'Isis arrestati nel luglio 2015, parlavano nelle intercettazioni di compiere attentati in Italia e in particolare alla base Nato di Ghedi, nel bresciano. Il tunisino e il pakistano, che vivevano nel bresciano e avevano i documenti in regola e un lavoro, stando alle indagini sarebbero stati anche gli autori dei selfie di propaganda e minacce davanti al Duomo di Milano e al Colosseo di Roma. Nelle fotografie, comparivano cartelli con su scritto 'Siamo nelle vostre strade' e con minacce da parte del sedicente stato islamico. Dagli accertamenti della Digos e della polizia postale era emerso anche che i due avevano effettuato sopralluoghi attorno alla base militare di Ghedi e parlavano nelle intercettazioni anche di altri obiettivi in Italia.

Terrorismo, imputati Milano: non c'entriamo nulla con l'Isis

"Non siamo terroristi, siamo estranei all'Isis". Nelle dichiarazioni spontanee prima che i giudici della Corte d'Assise d'Appello di Milano si ritirassero in camera di consiglio, il tunisino Lassad Briki e il pakistano Muhammad Waqas hanno chiesto di essere assolti dall'accusa di terrorismo internazionale (articolo 270 bis) che li ha portati a una condanna a 6 anni di carcere nel maggio dell'anno scorso.

Il pg Carla Vulpio ha chiesto per entrambi la conferma della condanna sostenendo che gli imputati, in carcere da quasi due anni, "vivevano acquattati in Italia con un lavoro, un permesso di soggiorno e una vita regolare per non generare sospetti" ma in realta' preparavano attentati. Nelle intercettazioni, in particolare, sembravano avere individuato come obiettivo sensibile la base Nato dell'aeroporto di Ghedi, nel Bresciano. 








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