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Milano
Torino vince la disfida del libro. Giochi, Stoccolma con Milano

di Fabio Massa

I rapporti tra Milano e Torino non sono mai stati così complicati. Mai. E dire che, anzi, tradizionalmente le due grandi città industriali del nord Italia hanno sempre avuto sinergie forti. Una fra tutte quella culturale, con il festival MiTo, ideato dal finanziere melomane Francesco Micheli, proprio sull'asse tra Milano e Torino. Vicinissime: ci si mette di più a uscire nella periferia che a raggiungere con l'alta velocità la Mole. Vicinissime tanto da far pensare, per lungo tempo, al sindaco Letizia Moratti, di poter unire le aziende dei trasporti, la Gtt e l'Atm. Non se ne fece nulla, ma si pensò a lungo.

Poi, in tempi più recenti, la grande polemica sul Salone del Libro. A Torino gli editori non si trovavano più bene, tra debiti e inefficienze malgrado l'enorme quantità di soldi pubblici stanziati ogni anno da Comune, Regione e soprattutto dalla fondazione bancaria CRT. Ora, come riferito dal sito Il Libraio, nessuno dei tre attori vuole ripianare il buco, e dunque ci penserà con tutta probabilità il Mibac, il Ministero dei Beni culturali, che potrà acquistarsi il marchio e pagare tutti i fornitori che attendono di vedere onorate le fatture. Intanto però la Fiera di Milano, con l'amministratore delegato Fabrizio Curci, ha dato il via a Tempo di Libri, che sia il primo anno che il secondo ha generato risultati non soddisfacenti per gli editori, che nell'ultima riunione dell'AIE hanno ventilato l'ipotesi di tornare a Torino - soprattutto se quest'ultima sarà "risanata".

Anche perché il timore dell'Aie è che finita la fase di "startup", saranno gli editori a doversi fare carico della maggior parte dei rischi, fino ad oggi in capo a Fiera Milano. A meno che - e questa è una delle condizioni che vengono messe sul piatto - gli enti pubblici non mostrino disponibilità a mettere risorse. Condizione difficile, questa, considerato che il Comune di Milano da sempre, esplicitamente come fece Filippo Del Corno (assessore alla Cultura) in una intervista ritiene solo e unicamente "Bookcity" la sua manifestazione in campo editoriale. E che prevedibilmente, secondo quanto può riferire Affaritaliani.it Milano, starà fuori dunque alla finestra senza programmare interventi diretti.

Lo stesso pare possa fare la Regione Lombardia, dalla quale Fiera - per il tramite della Fondazione che nomina i vertici della Spa - "dipende" in linea gerarchica. Seppur non dal punto di vista normativo (la Fiera è una quotata di Borsa), Fondazione Fiera e dunque Fiera Spa sono nell'orbita delle società regionali, visto che Regione nomina il presidente di Fondazione Fiera (attualmente Giovanni Gorno Tempini, in scadenza la prossima primavera) e il presidente di Fondazione Fiera nomina i vertici di Fiera Spa. E quindi? Quindi la Regione pare che potrebbe rimanere in attesa degli eventi.

Ad oggi l'assessorato di Stefano Bruno Galli ha ridotte dotazioni a Bilancio (tanto che il Corriere lo definì l'assessore 007, dalla percentuale del bilancio regionale che aveva sui suoi capitoli). Tuttavia il presidente Fontana ha promesso che nel prossimo bilancio ci saranno più fondi, che però hanno una molteplicità di destinazioni. Non è chiaro se la presidenza vorrà destinare risorse in misura rilevante a Tempo di Libri. Comunque, la decisione dovrà essere presa entro fine ottobre, quando probabilmente si terrà un cda di Fiera nel quale verrà esaminata la questione.

Non è finita qui, sull'asse Milano-Torino. Perché ovviamente ci sono le Olimpiadi. Chiara Appendino ha spiegato che rispetto ai giochi 2026 si devono poter valutare e votare i vari dossier. "Per quanto mi riguarda non è finita. Se esiste Milano-Cortina, cosa che non c'è perché non esiste un dossier, esiste anche Torino. E io credo che per correttezza e trasparenza nei confronti dei cittadini bisognerebbe mettere a confronto e ai voti le due candidature", ha detto l'esponente pentastellata. Ma il gioco è duro perché pare che Milano possa stringere a breve, secondo fonti di Affaritaliani.it Milano, una alleanza con Stoccolma per non farsi competizione sulle due edizioni. Se così fosse, come pare auspichi il CIO, la partita sarebbe chiusa con un successo per la Penisola. E per Milano, che tra l'altro avrebbe una sfida meno complicata nello spiegare ai cittadini l'importanza dei giochi olimpici rispetto a quello che fu ai tempi di Expo, un brand indubbiamente storico ma anche meno conosciuto.fabio.massa@affaritaliani.it

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