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Milano
Tra gig economy e innovazione: le priorità di Stanzione per Milano
Luca Stanzione

IMPRESE-LAVORO.COM - Luca Stanzione, segretario milanese della Filt Cgil, ripropone i tanti problemi della gig economy che incrociano l’innovazione e il lavoro. “Nel 2030 Milano assomiglierà ad una megalopoli europea – scrive Stanzione su Facebook - un’opportunità che rischia di aprire contraddizioni inedite e chiama le istituzioni e il sindacato ad un’azione comune: 1) per mettere a disposizione delle istituzioni i dati e gli algoritmi; 2) per chiamare a responsabilità sociale e territoriale le aziende; 3) per proteggere i lavoratori attraverso contrattazione e mutualità. Si può incominciare da subito ad iniziare dal ripensare come si fa contrattazione in un territorio profondamente diverso da quello di oggi. Affinché fra dieci anni Milano possa essere una megalopoli più eguale e più giusta”. “Quasi un migliaio di driver di Amazon si sono fermati in tutta la Lombardia - ricorda il segretario della Filt Cgil al quotidiano la Repubblica - rivendicano la necessità di distribuire equamente il lavoro. Denunciano ritmi pari al doppio dei loro colleghi di altre aziende. Nulla di nuovo sul fronte delle rivendicazioni sindacali, se non fosse che questi lavoratori non solo consegnano pacchi ma si spostano nella grande “mega-city-Region” producendo una mole di dati che disegnano una nuova mappa dei consumi di una delle aree più sviluppate di Europa. Lo stesso vale per i rider delle piattaforme di food delivery che oltre a consegnare, attraverso la loro geolocalizzazione, tracciano le nuove reti dei consumi. A questi si aggiungano i lavoratori che trasportano persone. I dati hanno un valore, spesso scambiati, venduti,analizzati. Questo valore è prodotto da chi consuma e da chi lavora per garantire gli spostamenti. Eppure questa nuova ricchezza è appannaggio solamente delle aziende che hanno la strumentazione tecnologica necessaria a registrare e conservare i dati. Le istituzioni pubbliche non ne sono in possesso, ai lavoratori e ai consumatori nulla è riconosciuto in cambio della loro produzione. Una condizione che il nuovo sviluppo tecnologico ha reso possibile e che alimenta un’ulteriore straordinaria disuguaglianza e Ingiustizia tra chi produce dati — i “driver funzionali” — e le aziende che li detengono. Ci vuole un’azione comune per mettere a disposizione delle istituzioni i dati e gli algoritmi, per chiamare a responsabilità sociale e territoriale le aziende, per proteggere i lavoratori. Un passo necessario per la Milano del 2030, digitale, connessa, progettata in anticipo, rispettosa di chi produce”, conclude Stanzione. 

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