Milano
Truffa dei lingotti d'oro, l'avvocato delle vittime: “Uno schema Ponzi travestito da investimento sicuro”
L’avvocato Cristiano Cominotto rappresenta centinaia di risparmatori al processo milanese sulla truffa da 90 milioni: un investimento d'oro si è trasformato in un incubo

Truffa dei lingotti d'oro, l'avvocato delle vittime: “Uno schema Ponzi travestito da investimento sicuro”
Un investimento “d’oro” che si è rivelato un incubo per migliaia di italiani. È la maxi-truffa dei lingotti d’oro, finita davanti ai giudici di Milano e costata quasi 60 milioni di euro a migliaia di risparmiatori in tutta Italia. Al centro del processo c’è la Global Group Consulting Sas, con sede a Parigi, e altre società a questa riconducibili, con sedi all'estero ed in Italia. Secondo l’accusa, prometteva rendimenti mirabolanti — fino al 4 per cento al mese, cioè quasi il 48 per cento all’anno — su presunti investimenti in oro fisico. Un guadagno che, per chi conosce la finanza, suona come una sirena d’allarme: troppo alto per essere reale.
Le indagini della Procura di Milano e della Guardia di Finanza parlano chiaro: dietro il business dei lingotti ci sarebbe uno schema Ponzi, il meccanismo in cui i soldi dei nuovi investitori vengono usati per pagare i rendimenti promessi ai vecchi. Una catena che dura finché arrivano nuovi clienti, e che poi inevitabilmente crolla. Gli inquirenti hanno già disposto il sequestro preventivo di 23 milioni di euro, a garanzia dei risarcimenti. Ma le vittime sono moltissime e bisognerà verificare quanti soldi in effetti verranno trovati.
La voce delle vittime: “Traditi da chi ci ispirava fiducia”
A rappresentare centinaia di truffati c’è l’avvocato Cristiano Cominotto, managing partner e co-founder di A.L. Assistenza Legale, che difende molte delle parti civili costituite nel processo. Cominotto spiega come il sistema fosse costruito per apparire credibile: «Il meccanismo fraudolento, secondo l’accusa, era mascherato da un sofisticato sistema societario e si avvaleva di una capillare rete promozionale, che utilizzava i canali social ed anche, e forse soprattutto, il passaparola, facendo leva sulla fiducia tra amici e parenti che, avendo già effettuato i primi investimenti, venivano inizialmente rassicurati da apparenti rendimenti.»
Un inganno, sottolinea il legale, che ha colpito proprio per la sua apparente solidità: «La gran parte dei fondi, secondo l’accusa, sarebbe stata utilizzata per remunerare i primi investitori secondo la logica dello “schema Ponzi” e per altre finalità — inclusi i compensi per gli ideatori della presunta frode. Il meccanismo, che prevedeva anche l’uso di una valuta convenzionale interna per acquisti di lusso, appare congegnato per attrarre capitali e disincentivarne la restituzione.»
Indagati, latitanti e patteggiamenti
Nel processo sono attualmente cinque gli imputati in aula: gli altri, tra cui i presunti “registi” Samuel Gatto e Stefania Conti Gallenti, risultano latitanti da mesi, forse all’estero. Tutti gli imputati hanno fatto istanza di patteggiamento, su cui il Giudice si pronuncerà a breve. La truffa ha riguardato tutto il territorio nazionale, tra le zone più colpite vi è il Trentino, dove i promotori locali raccoglievano adesioni a ritmo sostenuto. Le querele sono partite datutta Italia, tanto che sono oltre 150 gli avvocati che si sono presentati all'ultima udienza per la costituzione di parte civile.
Una lezione amara per i piccoli risparmiatori
Il caso della Global Group Consulting ricorda una verità elementare, ma spesso dimenticata: nessun investimento “sicuro” può promettere guadagni da sogno. Dietro i tassi da favola, si nascondono quasi sempre meccanismi opachi, piramidali o truffaldini. Il processo milanese, che entrerà nel vivo nei prossimi mesi, servirà non solo a individuare i responsabili, ma anche a capire se i sequestri disposti basteranno a risarcire — almeno in parte — chi ha perso tutto. Come ricorda l’avvocato Cominotto, che segue centinaia di truffati in tutta Italia, “questo caso deve essere un campanello d’allarme per tutti: quando i rendimenti sembrano troppo belli per essere veri, spesso non lo sono".