Viaggio nell’inferno dell’ex Rizzoli.Lo scaricabarile sui disperati. Esclusiva - Affaritaliani.it

Milano

Viaggio nell’inferno dell’ex Rizzoli.Lo scaricabarile sui disperati. Esclusiva

ESCLUSIVA/ Viaggio di Affaritaliani.it nell’ex Rizzoli di via Cazzaniga a Crescenzago. REPORTAGE E FOTO

Di Pietro Vernizzi

Un’immensa baraccopoli abitata da un popolo di disperati a pochi metri dai palazzi direzionali di Rcs. L’ex Rizzoli di via Cazzaniga, in zona Crescenzago, è un’area con capannoni dismessi ed edifici in disfacimento che Comune e Polizia sgomberano periodicamente, ma che ogni volta tornano a essere abitati da rom e nordafricani. Entrare nell’ex Rizzoli è una vera e propria discesa all’inferno, e come tutti gli inferni la porta è spalancata. La recinzione lungo via Cazzaniga è completamente divelta e chiunque può varcarla a suo piacimento. La portineria all’ingresso si è trasformata in un immondezzaio dall’odore nauseabondo che ospita tonnellate di rifiuti, tra i quali affiora la testa mozzata di una bambola. Quindi in mezzo alla vegetazione selvaggia inizia il sentiero in pendio verso i capannoni in disfacimento.

Per uscire sani e salvi da qui è essenziale guardarsi sempre alle spalle: un incontro sbagliato in questa terra di nessuno potrebbe rappresentare un pericolo concreto. Dal tetto sono cadute delle coperture in amianto e nel terreno si aprono delle enormi voragini. Bisogna fare attenzione a dove si mettono i piedi o si rischia di sprofondare. Le scale buie portano al primo e al secondo piano dei capannoni. Nell’enorme spazio avvolto dalla penombra si trovano materassi, vestiti, giacigli di fortuna, una scarpa abbandonata, le bombolette dei writer e diverse bottiglie di birra. Sulla sinistra si apre uno stanzino con la porta socchiusa. All’interno, appoggiati sul tavolo, ci sono tre rossetti, un accendino, una cintura borchiata da donna e un cuscino fucsia.Foto Ex Rizzoli (1)


Mi inoltro in questo dedalo sconfinato di capannoni nei quali sono lasciati ad arrugginire macchinari che ricordano grandi dinosauri. Una scritta ammonisce: “Pericolo: toluolo”. L’unico vero rischio però è trovarsi faccia a faccia con uno dei disperati che hanno scelto l’ex Rizzoli come casa. Nella devastazione campeggia un murales sinistro: “Illegal=ill legal”. Il popolo della notte che vive qui non conosce legge.

“Questa gente non ci mette nulla a tirare fuori un coltello per 10 o 20 euro”, ammonisce un residente appena riesco a raggiungere l’uscita. “La polizia li sgombera e dopo due o tre ore sono di nuovo qui. Arrivano ogni sera alle sette e mezza e hanno le chiavi del lucchetto per aprire il cancello, li ho visti io”. Un altro signore aggiunge: “Rubano le bici, entrano nelle case, per chi vive qui è un disagio continuo. Una volta dal cancello della ex Rizzoli ho assistito ai rom che festeggiavano un compleanno con torta e candeline. E’ la scena più grottesca alla quale abbia mai assistito”. Fino al 2006 nei capannoni di via Rizzoli 2 si trovavano in affitto gli uffici corporate della Rcs, la Gazzetta dello Sport e alcuni periodici. Quindi è stato trasferito tutto negli edifici di via Solferino e via San Marco, di proprietà di Rcs. Cercare di ricostruire la proprietà del terreno è più difficile che aggirarsi nel labirinto degli edifici dismessi. Secondo il Corriere della Sera la proprietà è per il 20% di Rizzoli e per l’80% di Prelios, il cui capitale votante è costituito per il 42% da flottante, per il 23,2% dal patto parasociale di Prelios, per il 12,9% da Pirelli, per l’11,7% da Unicredit e per il 10,2% da Intesa Sanpaolo. Stando a Repubblica l’80% è di proprietà della Focus Investments, un fondo cui sono state trasferite tutte le attività relative agli investimenti immobiliari di Prelios. Quote di questo fondo sono detenute da Unicredit, Intesa Sanpaolo e Pirelli. Secondo l’ufficio stampa di Unicredit invece la proprietà è per il 20% di Rcs, per il 25% di Focus Investments e per il 55% di GWM, una società italiana di asset management. Quest’ultima è legata a sua volta a Pirelli Ambiente, che possiede il 16% di GWM Renewable Energy, e a Intesa Sanpaolo, al 12%.

Contattando le grandi società che hanno partecipazioni nel terreno della ex Rizzoli scatta subito lo scaricabarile. L’ufficio stampa di Prelios si giustifica con Affaritaliani.it Milano: “Mantenere la sicurezza e la pulizia in aree così ampie richiede uno sforzo economico. Se una società che è nata per valorizzare il patrimonio immobiliare deve spendere delle cifre pazzesche non riesce più a perseguire il suo obiettivo”. L’ufficio stampa di Intesa Sanpaolo invece si stupisce: “Non capisco proprio perché si rivolge a noi. Deve chiamare Prelios o guardare il loro sito Internet”. Mentre il capo della corporate communication di Rcs si difende: “Da anni non abbiamo più ruoli operativi e non sediamo più nel Cda della società che possiede gli immobili. Abbiamo quindi accesso zero a qualunque tipo di informazione”. Insomma, la colpa non si sa di chi sia. Nella città che vuole essere traino d’Italia ed esempio luminoso in Europa, è una voragine vergognosa della quale però qualcuno si dovrebbe anche occupare.








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