Milano
La difesa della presunta vittima di violenza sessuale chiede l'imputazione coatta per La Russa jr
Depositata la richiesta di imputazione coatta nei confronti del figlio del presidente del Senato, contro la richiesta di archiviazione presentata dai magistrati

L’opposizione alla richiesta di archiviazione per La Russa jr
Secondo il legale della giovane che ha denunciato Leonardo Apache La Russa e l’amico Tommaso Gilardoni per violenza sessuale, la ragazza quella notte non era in grado di decidere né di prestare alcun consenso. È quanto scrive l’avvocato Stefano Benvenuto nell’opposizione presentata al gip Rossana Monguardo, chiedendo di respingere la richiesta di archiviazione avanzata dalla procura di Milano e di disporre l’imputazione coatta per i due indagati.
Il contesto: alcol, cannabis e psicofarmaci
La ragazza, che ha denunciato di essersi svegliata nel letto del figlio del Presidente del Senato dopo una serata in un locale milanese, avrebbe assunto un mix di alcol, cannabis e benzodiazepine tale da provocarle uno stato di “incapacità totale”, con sintomi compatibili con una “amnesia globale transitoria”. Secondo la documentazione medica allegata, si trovava in condizioni “prossime al coma etilico” e non era in grado di “acconsentire all’attività sessuale né di ricordare correttamente quanto accaduto”.
Le intercettazioni e i precedenti
Nel documento si citano frasi intercettate sui telefoni di alcune testimoni presenti quella sera, che descrivono la ragazza come “fatta”, “palesemente fuori” e “incapace di decidere cosa volesse fare”. Una di loro afferma: “Lui chiaramente ha approfittato di ciò”.
Il legale evidenzia inoltre alcuni comportamenti precedenti attribuiti ad Apache La Russa, come un bacio “a stampo” dato a una diciassettenne senza consenso e una mano “sui glutei” a un’amica che lo aveva respinto con un “No Leonardo, basta”.
Contatti sospetti e video allegati
Benvenuto segnala anche che, appena scoppiato il caso sui media, La Russa si sarebbe “immediatamente attivato”, contattando alcuni testimoni prima che venissero ascoltati dalla polizia. Inoltre, è stato allegato un estratto video che testimonierebbe “capacità verbali palesemente deficitarie” da parte della ragazza nel momento in cui si trovava con gli indagati.
La decisione del gip
La procura, con la pm Rosaria Stagnaro e l’aggiunta Letizia Mannella, ha ritenuto che non vi siano elementi per sostenere l’accusa di violenza sessuale, pur restando in piedi l’ipotesi di revenge porn. Secondo i magistrati, non è provato che gli indagati “abbiano percepito, in modalità esplicita o implicita, la mancanza di una valida volontà”. Ora la parola passa al giudice per decidere se archiviare, ordinare nuove indagini o procedere con l’imputazione coatta come richiesto dalla parte offesa.